lunedì, 9 Settembre , 2024
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Cagliostro e San Leone. Fra tortura e armi a San Leo

SAN LEO – Questi santi che fondarono le città sapevano cosa avrebbero lasciato? La storia, il mito e la leggenda vogliono che i cristiani Santo Marino e San Leone approdassero fra il Montefeltro e la Valmarecchia per evangelizzare ed edificare. Leone, che divenne vescovo, come si può capire dal sacello sempre aperto nelle viscere della Pieve di Santa Maria Assunta, pare si riunisse con i suoi primi proseliti in questa grotta – era il IV secolo – sopra la quale soltanto alcuni secoli dopo verrà edificato l’edificio di culto. San Leo, ovvero l’antica Mons Feretrius romana, fino all’arrivo del futuro santo dalla Dalmazia conosceva soltanto il culto di Giove Feretrio. Poi fu il tempo dei Goti, poi dei Bizantini, fino all’avvento dei Longobardi sconfitti soltanto dai francesi che donarono il borgo alla Chiesa; dall’anno Mille in poi, in omaggio al suo protettore e fondatore, la città fu denominata San Leo. La cittadina è stata cantata e visitata da Dante. Oltrepassata da san Francesco. Per diventare cella-tomba del conte di Gagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo. Ma la visita delle stanze della Rocca dimostrano quanto il passato e anche il presente siano dedite alla guerra. Più di una stanza del Castello sono destinate a mantenere in vita la memoria degli strumenti di tortura lungamenti utilizzati. Quando nell’antico bastione e sotto l’egida del signore di turno a San Leo si sottoponevano i meno fortunati, vedi le tanto vituperate streghe come i poveri ubriaconi, a soprusi, maltrattamenti e abusi estremi prima di arrivare alla soglia estrema della morte. In fondo la cella di Cagliostro, che dalle segrete romane fu mandato a marcire in una stanzetta di 3 metri per 3 metri dalla quale era stato gettato da una botola (ché fino all’Ottocento la cella era priva della porta varcabile adesso) è l’esempio di dove si può arrivare nei confronti di una persona che si vuole prendere occasionalmente di mira. Cagliostro fu sbattuto in prigione dopo che era stato accolto, liberatosi dalle umili origini siciliane, nella corti d’Europa quale affiliato fra i più fascinosi alla tanto vigilata massoneria – l’ufficio turistico della Rocca propone decine di testi, al limite dell’apologismo, sulla massoneria: che in questa terra sembra essere tanto presente quanto discreta. Il salone delle armi moderne è gigante, invece.

NUNZIO FESTA

Nunzio Festa
Nunzio Festa

BREVE NOTA BIOGRAFICA

Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.

Giornalista, poeta, scrittore.

Collabora con LiguriaDay, L'Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d'altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.

Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d'Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D'inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.

Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d'Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).

Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l'antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.

Per Arduino Sacco Editore “L'amore ai tempi dell'alta velocità”.

Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.

Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.

Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.

Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.

Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L'impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.

Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.

Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.

Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.

nunziofesta81@gmail.com.

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