Fra i 5 e gli 8 anni di età, si fa: si sale in bici con gli amichetti e si grida “facciamo a chi arriva prima?”
Dopo gli 8 anni ce n’è ancora qualcuno, anche sino ai 10 anni, che continua a voler fare lo stesso gioco, ma spesso si tratta dei men svegli, così che gli amichetti, costoro, li sogguardano con un po’ di commiserazione, quando ricevono la proposta di fare a chi arriva prima, intenti come sono ad altre attività diciamo meno… amene.
È imbarazzante, peraltro, incontrare persone con più di 10 anni che, gli occhi sgranati e il riso che abbonda, ancora gridino, stralunati: “facciam a chi arriva prima?
Capita. Esistono. Però, mica si può far nulla. Un po’ li si tollera, un po’ li si compatisce.
Però.
Però, non si può capire
- perché questi perdigiorno che ancora fanno a chi arriva prima debbano passare per la nostra città;
- e perchè mai – per farli passare – si debbano bloccare le strade incasinando la vita dei cittadini che hanno cose ben più serie di cui occuparsi (penso) (spero);
- perché si debbano chiudere le scuole frequentate da quelli che (si spera) hanno dismesso o si avviano a farlo, questi fanciulleschi trastulli;
- perché per farli passare si debba rifare l’asfalto di quei percorsi, come se per far passare noi, intenti ad attività più serie del “chi arriva prima”, lo Stato ritenesse non valer la pena;
- perché per far passare in sicurezza i “corridori” (così si chiamavano un tempo) si trovano quei soldi che, per la sicurezza di noi che abbiam da correre per ragioni meno puerili, invece non ci son mai;
- perché di queste assurdità e sperperi non si chiede mai ragione a chi governa.
Domande che non trovano risposta.
Come non trova mai risposta la domanda: ma che diavolo di gusto ci può mai essere a guardare, dal bordo strada, magari colla bandierina in mano, alcuni giovanotti in maschera che uno doping l’altro passano a capo chino sbuffando sui pedali?
Boh…

(w/cody)*