Salvini ha dato ancora dimostrazione della sua superficialità rimediando un’altra figuraccia nella corsa a parlarsi addosso in rete. Agitando, infatti, un numero di Topolino del 1982 (esattamente il 1401, uscito il 3 ottobre del 1982) che riportava in copertina proprio un’immagine del Ponte di Messina tenuta in mano da Paperon de’ Paperoni, il ministro in una diretta facebook chiosava: “Celebrava i cantieri, i lavori per il Ponte sullo stretto. Sono passati 41 anni, non c’è traccia del Ponte, anche se i progetti agli italiani sono già costati dei quattrini. Però è un diritto alla continuità territoriale per milioni di siciliani, senza dover aspettare i traghetti. Vogliamo dare una risposta, dopo 50 anni di chiacchiere“. E in effetti, proprio l’anno prima dell’uscita di quel numero di Topolino era nata la società Ponte sullo stretto, e si era svolto il primo sopralluogo. E la prima storia – che occupa 36 pagine – si intitolava proprio “Zio Paperone e il Ponte di Messina“. Un colpaccio avrà pensato di aver fatto il prode Salvini! E senza perdere tempo a leggerla, zac è partito con la diretta per dire che bisogna fare in fretta. Quella fretta che gli ha fatto fare i classici gattini ciechi….perchè se avesse avuto la bontà di sfogliare le pagine di quel fumetto avrebbe visto che nel finale il Ponte risulta completamente inutilizzabile e il progetto fallisce. AMEN!
L’episodio parte, infatti, dalla volontà di Paperone di costruire un ponte per collegare Sicilia e Calabria. E, con l’aiuto di scienziati e modellini, testa il progetto di un ponte a campata unica (che guarda caso coincide anche con il progetto scelto da questo governo). Ma il modello non sembra tecnicamente realizzabile e Paperone, scoraggiato, decide di costruirlo realizzando “una barriera corallina solida, ecologica e soprattutto economica“. Ma il rivale Rockerduck si si intromette e si intesta il progetto, riuscendolo a costruire e prendendosene il merito. Ma quel ponte costruito con il corallo attira molti turisti che vogliono portarsene a casa ciascuno un pezzo. Sino a renderlo inutilizzabile e lentamente distruggerlo. Con Paperone che chiosa la storia dicendo ai lettori: “Al prossimo appalto“. Insomma, non certo una esaltazione della mega opera, piuttosto l’evidenziare, sebbene in modo leggero, i molti rischi dalla fattibilità tecnica della stessa. Un’altra occasione persa per Salvini di stare zitto!

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