mercoledì, 26 Marzo , 2025
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Decreti sulle liste d’attesa? Chi li ha visti?

La verità ti fa male lo so” cantava una giovane Caterina Caselli, che calza a fagiolo al governo oggi in carica che infatti risponde “nessuno mi può giudicare, nemmeno tu“. Accade oramai ogni qualvolta viene scoperta una magagna che infrange la cupola di cristallo della narrazione fantasmagorica che fa la grancassa della propaganda di una compagine di governo che starebbe scrivendo addirittura la storia. La verità in questione che fa male e di cui parliamo oggi riguarda la norma presentata con carattere d’urgenza dal governo Meloni lo scorso giugno – prima delle elezioni Europee – per ridurre le famigerate liste d’attesa per visite ed esami diagnostici pubblici. Trattasi del Decreto-legge sulle liste di attesa del 7 giugno 2024 n. 73, convertito nella legge 107 del 29 luglio 2024, che prevede misure concrete per aumentare l’efficienza del servizio sanitario nazionale in particolar modo nell’ambito delle questioni che riguardano le liste d’attesa. Ma a che punto è la sua realizzazione pratica? Ad un punto morto. Il punto è stato fatto dalla Fondazione GIMBE da cui è emerso che “Al 29 gennaio 2025, secondo il Dipartimento per il programma di governo, solo uno dei sei decreti è stato approvato. Tre sono già scaduti (due da quasi quattro mesi, uno da cinque), mentre per gli ultimi due non è stata fissata alcuna scadenza.”  In questo modo, spiega Gimbe: “non è possibile prevedere con certezza i tempi. In particolare, suscita forti dubbi il decreto sul superamento del tetto di spesa per il personale sanitario: oltre all’assenza di una scadenza definita, la nuova metodologia Agenas per stimare il fabbisogno di personale non è ancora stata approvata.”Questo è uno step cruciale – sottolinea il presidente Nino Cartabellotta – perché condiziona l’intero articolo 5 del DL, il più rilevante in quanto vincola le assunzioni di personale sanitario”. Insomma,  tutti i potenziali benefici del provvedimento “rimangono un lontano miraggio“. Tra questi: l’obbligo per le Regioni di istituire un centro unico di prenotazione integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate; l’introduzione di un sistema per disdire le prenotazioni; il divieto di chiudere le agende; l’attivazione dei percorsi di garanzia, che assicurano l’erogazione della prestazione nel privato convenzionato o in intramoenia se i tempi nel pubblico non vengono rispettati. E restano sulla carta anche tutte quelle misure pensate per migliorare la governance delle liste d’attesa. Dalla piattaforma nazionale per uniformare la lettura dei dati sui tempi di attesa tra le Regioni, fino all’istituzione di un organismo di verifica e controllo con poteri sostitutivi nelle Regioni inadempienti. Per Cartabellotta, dunque, le riforme annunciate restano così “un esercizio retorico” se non tradotte in azioni concrete e il raggiungimento di risultati parziali è solo “una magra consolazione politica”, senza alcun beneficio reale per la comunità.  Ma quanto denunciato dalla Fondazione Gimbe ha provocato, come è oramai consuetudine, una violentissima reazione dei Fratelli e sorelle d’Italia, nella fattispecie del senatore Franco Zaffini, presidente della commissione Sanità e Lavoro di palazzo Madama che ha accusato direttamente Nino Cartabellotta di: “mentire sul nostro Sistema sanitario nazionale” con una nota che si chiude con: “La salute è un bene assoluto e il primo dei diritti inalienabili, basta con le fake news e le strumentalizzazioni dei comunisti e dei loro cavalier serventi”. Insomma, tutti coloro che osano contraddire (magistrati, giornalisti e quant’altro) sono tutti comunisti.  Ma come ha replicato Cartabellotta: “La verità è incontrovertibile. La malizia la può attaccare, l’ignoranza la può deridere, ma alla fine la verità è ancora lì” (W. Churchill). A 6 mesi dalla conversione in legge del Dl liste di attesa questa è la verità. Il resto sono chiacchiere.” Purtroppo per gli italiani!

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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