“Negli ultimi quattro anni il Governo centrale ha stanziato più di due miliardi di euro per abbattere le liste d’attesa, ma queste risorse sono state utilizzate solo in parte delle regioni italiane, col rischio ulteriore che siano servite a far quadrare i bilanci sanitari precari di molte regioni piuttosto che a ridurre, a favore dei cittadini, i tempi di erogazione di esami e visite mediche di laboratorio da parte degli ospedali”. E’ quanto afferma, in una nota, il capogruppo di Basilicata Casa Comune Giovanni Vizziello sulla base di quanto emerso dall’indagine della Corte dei Conti-Sezione Centrale di Controllo sulle Amministrazioni- che spiega: “La Corte dei Conti afferma testualmente che appare residuo l’utilizzo dell’ammontare non indifferente delle risorse messe a disposizione delle regioni per contenere quella che è la criticità per eccellenza di tutti i sistemi sanitari dal momento che i tempi biblici richiesti ai cittadini per accedere ai servizi sanitari mandano letteralmente a farsi benedire il sistema universalistico delle cure previsto dal legislatore e di fatto consentono di curarsi solo a chi può permettersi di pagare, di tasca propria, una visita o un accertamento diagnostico nel privato o in intramoenia”.
“Il sospetto che la Basilicata possa rientrare tra le regioni per cosi’ dire infedeli, nel senso che hanno utilizzato i soldi provenienti dal Governo per ripianare i deficit di bilancio piuttosto che per snellite le liste d’attesa è molto forte” -sottolinea Vizziello-“ anche perchè il monitoraggio del Ministero della Salute sulle regioni non è stato semplice, con la trasmissione da parte di alcune regioni, come la nostra, di dati parziali e poco tempestivi, con riferimento ad esempio al Piano di recupero delle prestazioni inevase e al CUP unico regionale.”
“Le risultanze della delibera della Corte dei Conti” -conclude Vizziello-“ confermano quanto da noi sempre sostenuto, vale a dire la propensione dell’attuale governo regionale a cercare di contenere il deficit sanitario, senza peraltro riuscirci, piuttosto che a consentire ai lucani di curarsi”.
Iscritto all’albo dei giornalisti della Basilicata.