martedì, 29 Aprile , 2025
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Un 2025 per esercitare la memoria…..prima che sia tardi!

Ci siamo lasciati alle spalle un anno che peggiore non poteva essere per l’umanità intera, per singole aree geografiche devastate da guerre e con riverberi pesanti, nella quotidianità di ognuno. Anche di quelli che preferiscono chiudere gli occhi, girarsi dall’altra parte, rispetto a quanto sta accadendo. Con una indifferenza generalizzata che rischia di portare le lancette del tempo indietro ad un tempo che si pensava non dovesse “Mai più” tornare. Con parole come “apocalisse atomica” o “genocidio” che tornano ad essere di tragica attualità. Eppure sono passati solo ottanta anni da quel 1945, l’ultimo anno della seconda guerra mondiale, quando emerse una generale volontà di votarsi alla pace e di fuoriuscire dagli incubi vissuti. Oggi sembra essere tutto dimenticato. La memoria gioca brutti scherzi, quando si da per scontato che la pace, la libertà e la democrazia siano cose acquisite una volta per tutte. Ed è proprio la scarsa memoria che rischia di vanificare lo sforzo (dopo solo tre generazioni) delle nostre madri, padri, nonni, bisnonni che si erano impegnati ad aprire la strada verso un futuro migliore. Oggi, invece, con una dilagante tacita accettazione di una nuova corsa alle armi, prospettateci come unico rimedio ai problemi del mondo e alla crisi industriale prodotta dalle stesse guerre. Con il diritto internazionale faticosamente messo su con la costituzione dell’ONU, calpestato e deriso da grandi nazioni e governi che pur si proclamano democratici ma ben avvezzi ad investire solo nella legge del più forte. La pace? Roba per ingenui idealisti. Ed ecco che in questa perdita di memoria collettiva, s’avanza in mezza Europa la estrema destra, con un modello di neofascismo vincente anche negli USA (i famosi esportatori di democrazia a botta di bombe). Con l’Italia che non è da meno, e che vede nelle più alte cariche del potere ben collocati gli eredi culturali del fascismo, a cui ovviamente risulta particolarmente urticante ogni sollecitazione a riconoscere il valore della Liberazione, la Costituzione della Repubblica, la divisione dei poteri: vissuta come una insolente limitazione al proprio diritto a “comandare”. Tant’è che ci si appresta a varare leggi che vanno in questa direzione. Ma non accade tutto per caso, bensì è il risultato di un modello economico atto a produrre fame e guerre come propri elementi regolatori e che se non modificato rischia di portare alla distruzione della vita stessa sul pianeta. Fermare tutto ciò sembra una mission impossible! Eppure bisogna provarci. Il 2025 offrirà diverse occasioni per risvegliare ed allenare la nostra memoria con diversi “ottantesimi” anniversari che ci si proporranno.  Ne ricordiamo alcuni:

  • il 27 gennaio ad Auschwitz l’Armata Rossa sfonda i cancelli di quel campo di sterminio;
  • il 4 febbraio a Yalta inizia la Conferenza dei vincitori: Stalin, Roosvelt e Churchill;
  • il 25 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale, a Milano, ordina l’insurrezione per la Liberazione dell’Italia;
  • l’8 maggio la Germania nazista firma la resa incondizionata;
  • il 21 giugno a Roma giura il primo governo della Resistenza guidato da Ferruccio Parri;
  • il 6 agosto in cui gli USA sganciano le prime bombe atomiche su Hiroschima
  • il 24 ottobre data in cui entra in vigore lo Statuto dell’ONU;
  • il 20 novembre in cui iniziò a Norimberga il processo ai gerarchi nazisti;
  • il 10 dicembre in cui giura il primo governo a guida di Alcide De Gasperi.

1945-2025: un lasso di tempo così breve, solo ottant’anni, che però sembra essere trascorso come un’eternità. Con l’umanità che sembra essere incapace di evitare di tornare indietro, a commettere gli stessi tragici errori. Ce la faremo ad evitarlo? Proviamoci almeno. Ricordando, ripensandoci su. Chissà, forse così il 2025 potrà essere per davvero un anno migliore di quello appena trascorso. Auguri a tutti noi!

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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