Tutti contenti di aver fatto “centro” con l’ex banchiere Emmanuel Macron che con il 23,8% si è classificato primo nella prima manche delle elezioni presidenziali francesi. Anche i “mercati” hanno esultato a modo loro.
Ora la Francia è “En Marche!” , dal nome del personalissimo movimento fondato da Macron un’anno fa (imitando le gesta dell’ex Cavaliere di Arcore) e sotto il cui simbolo ha vinto. Un centrismo incolore, né di destra né di sinistra, quello di Macron che, dovendo vincere le presidenziali al secondo turno, sta per imbarcare il sostegno di tutti quelli che nel sistema di governo e di potere fin qui ci sono stati.
Esultano i centristi d’Europa e nostrani, con Renzi che non ha mai smesso di esternare la sua preferenza per Macron. E stupisce lo stupore incredibile di chi ancora nel PD -con le fette di prosciutto sopra gli occhi- continua a ritenere “di sinistra” il proprio vecchio segretario politico che si appresta a tornare in sella.
Entusiasmi che si aggiungono al significativo endorsement venuto dal ministro tedesco delle finanze, l’ordoliberista Wolfgang Schauble… che è tutto dire.
Gli entusiasti di Macron obiettano: ma non è meglio lui della Le Pen? Certo…. è il meno peggio! Non è il meglio, una merce non disponibile al momento.
Per la semplice banale ragione che ci pare alquanto improbabile che chi si richiama e proviene dalla cultura politico economica che è alla base della profonda crisi che attraversiamo possa essere una soluzione alla stessa. Elementare Watson! verrebbe da dire, ma così proprio sembra non essere.
Siamo di fronte, come è stato nel caso recente italiano che si vorrebbe reiterare at libitum, alla finzione di un cambiamento che non può esservi realmente se non si ha cultura ed autonomia alternativa al sistema attuale. Siamo di fronte alla mera “vendita” di una promessa che “tutto deve cambiare, ma perché nulla cambi“. Che è poi il carburante maggiore alla deriva populista che si ingrossa sempre più, di anno in anno, in Europa e prima o poi la spunterà un pò ovunque. Forse la Le Pen non vincerà questa volta….ma la prossima chissà!
Che è quanto inevitabilmente accadrà se in tutto il vecchio continente andrà in scena “a volte ritornano” con Matteo Renzi nel Bel Paese, le riesumazioni blairiane in GB, la grande coalizione in Germania, tutti appassionatamente uniti dietro il “marciatore al centro” Emmanuel Macron.
Senza che si metta fine all’assordante silenzio-assenza di una proposta radicale efficacemente convincente “da sinistra” ad una crisi che ha tutte le caratteristiche per essere presa di petto dalle sue tradizionali corde culturali. Corde che, però, sembrano non trovare più bravi accordatori capaci di far loro suonare quella musica popolare che pure è stata la colonna sonora di generazioni di diseredati per tantissimi decenni.
Eppure, piaccia o non piaccia, è solo da questo versante che potrebbe venire una risposta altrettanto forte e antisistemica che batta quella proveniente da una destra nazionalista e razzista. L’unica che potrebbe -riuscendo a parlare agli esclusi dal sistema- porsi quale argine al piano inclinato che ci fa scivolare tutti sempre più verso il baratro ….di un ritorno indietro culturale, sociale e politico.
Il risultato di Mélenchon, con la sua proposta di sinistra radicale, che ha conseguito il 19,6% (e che solo per poco oggi non gli ha consentito di concorrere alla corsa finale) stà lì a dimostrarlo. E se una sinistra vera e radicale, magari con un progetto su scala europea come propone Diem25, continuasse nel suo radicamento sociale non è detto che non possa in futuro riuscire nell’impresa.
Perchè ad essere stata battuta è stata quella sinistra socialdemocratica che ha finito con il fare scelte politiche economiche del campo avverso con un Hollande che aveva suscitato tante speranze per poi deludere al punto da non potersi più ripresentare (caso unico nella storia della Francia). Una sinistra che non ha fatto la sinistra. Come il PD in Italia che cancella l’art.18 che avrebbe voluto (senza riuscirci all’epoca) fare Berlusconi.
Un ragionamento che riguarda, per l’appunto, tutti i paesi della vecchia Europa, per recuperare -ammesso che si faccia ancora in tempo- lo spirito vero per cui la dimensione europeista è stata sognata e perseguita : un’Europa dei popoli e non contro di essi, che solo da sinistra può venire.
Ci sembra anche un po falsata la vulgata che vorrebbe in queste elezioni francesi battuti e cancellati tutti i partiti tradizionali: scusate ma il FN dei Le Pen cos’è, una novità? Così…. giusto per dire!
C’è tanta confusione sotto il cielo….avrebbe detto il vecchio timoniere.
E non vorremmo essere – atal proposito- nei panni di quel sostenitore di Emiliano nella corsa alla segreteria PD che da Matera postava oggi su facebook: “Vedere persone del #PD che esultano per #Macron mi conferma che le #idee sono poche e molto #confuse“, quando avrà letto che proprio Miche Emiliano ha twittato : “Elezioni Francia: ora #Macron dovrà costruire coalizione che tenga, senza fare stessi errori del PD targato Renzi “.

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