lunedì, 9 Settembre , 2024
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Spot elettorale del governo sulle liste di attesa

Dalla presidente del consiglio ai vari ministri sono tutti, pancia a terra, a provare a raccattare voti con un uso del ruolo istituzionale di dubbio gusto. Ma tant’è! Ultimo in ordine di tempo è lo spot elettorale sulla sanità approvato dal Consiglio dei Ministri e illustrato questa mattina dal ministro Schillaci: un decreto sulle liste d’attesa, contenente pochissimi soldi e qualche mera misura organizzativa sulle visite e gli esami in orario serale, al sabato e alla domenica; un disegno di legge che promette di riordinare la materia con risorse indefinite e tempi incerti. Il primo, immediatamente operativo e supportato da  circa 300 milioni, ha già sollevato dubbi da parte delle Regioni circa modi e tempi di attuazione. Il secondo, che dovrebbe servire a riordinare la materia, è il sostanziale rinvio a tempi di approvazione decisamente incerti e con risorse (sembra tra 600 milioni e 1,3 miliardi) altrettanto indefinite. Comunque vediamo cosa prevede nel dettaglio il decreto.  All’articolo 1 c’è l’istituzione presso Agenas di una piattaforma nazionale (che dovrà dialogare con quelle regionali, oggi spesso ancora incompatibili tra loro) per le liste d’attesa con l’obiettivo di un monitoraggio dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie.  E se Agenas riscontrasse inefficienze o anomalie può procedere ad audit con le aziende sanitarie al fine di superare insieme le eventuali difficoltà riscontrate. All’articolo 3 si definisce invece “l’obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato” e si prevede la “nullità” del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici (deve essere collegato e interoperabile); per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell’accreditamento istituzionale. Inoltre se “le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. Le modalità sono definite con decreto del ministro delle Salute da adottarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.” Viene poi indicato il “divieto per le aziende sanitarie e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione.” Il Cup deve attivare “un sistema di recall” per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate che, nelle stime del governo, arriva al 20 per cento dei casi. Per chi non effettua la visita o l’esame prenotato senza preavviso, è previsto che dovrà pagare ugualmente il ticket. L’articolo 4 è dedicato alle visite e agli esami diagnostici da effettuarsi anche il sabato e la domenica, con prolungamento della fascia oraria: “Per evitare abusi dell’attività in intramoenia, a scapito dell’attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa,-è scritto-  si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria“. L’articolo 5 eleva il tetto della: “spesa per il personale di un importo complessivo pari al 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Dal 2025 viene abolito e sostituito da un altro meccanismo che non è di tipo vincolante ma legato alla programmazione delle aziende sulla base di un fabbisogno standard di personale sanitario”. L’articolo 6 dispone che “Aumenta per gli anni 2025 e 2026 la quota del fondo sanitario nazionale che le Regioni possono usare per l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato rispetto a quanto già previsto dalla legge di bilancio 2024”. Infine, con l’articolo 7si istituisce una infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale per la telemedicina”. Alè!

Per quanto riguarda, invece, il Disegno di legge che accompagna il predetto decreto, avrebbe l’obiettivo di introdurre quelle misure che richiedono un maggior impegno economico, misure di garanzia sui tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie che toccano vari aspetti: il governo generale delle liste d’attesa (un Registro nazionale per le segnalazioni dei cittadini), esami per la diagnostica di primo livello disponibili negli studi dei medici di famiglia (per esempio ecografia, elettrocardiogramma) e alcune prestazioni anche in farmacia (prelievo, esami del sangue, tamponi) e nei laboratori convenzionati, il capitolo delle misure di incentivi al personale e meccanismi di premialità, nonchè sanzioni legati al raggiungimento degli obiettivi prefissati su questo fronte. Riferimenti anche al nodo dell’appropriatezza prescrittiva che verrà definito con un successivo decreto ministeriale, ed altre misure sul rafforzamento dei dipartimenti regionali di salute mentale (con qualificazione dei percorsi per la presa in carico e reinserimento di pazienti psichici autori di reati; dei piani regionali per la presa in carico di chi soffre di disturbi della nutrizione e alimentazione; dell’attuazione degli obiettivi di prevenzione, presa in carico e di lavoro in rete per i disturbi dell’adulto, dell’infanzia e dell’adolescenza). Nel Ddl dovrebbe trovare posto anche l’istituzione di una Scuola nazionale dell’alta amministrazione sanitaria dedicata ai vertici dirigenziali del Servizio sanitario nazionale. Tanta carne a cuocere….ma dopo il voto. Per ora c’è solo tanto fumo…… Non a caso è proprio dagli enti titolati a gestire la sanità che arrivano le parole più dure: “Le Regioni hanno avuto il testo del decreto a poche ore dal consiglio dei ministri e quindi significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Quindi ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le regioni. Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime”. Parole di Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità in Emilia-Romagna.

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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