Sui giornali di questi giorni si leggono titoli di questo genere:
Dopo la serrata di capodanno dei dipendenti comunali di Roma Colosseo e Fori chiusi per 3 ore per assemblea sindacale. Franceschini: “Ora basta, la misura è colma”
Questi abusi del diritto contribuiscono ad alimentare il clima favorevole allo smantellamento delle garanzie per i lavoratori.
Un clima sbagliato, antistorico ma che rischia di riuscire a togliere i diritti a tutti i lavoratori corretti, riportando alla barbarie dello sfruttamento selvaggio sui posti di lavoro.
Anche il sindacato su questi temi deve fare una riflessione.
La primaria, urgente riflessione è che la estrema sindacalizzazione di alcune categorie di dipendenti pubblici pare sproporzionata nella bellicosità rivendicativa e ostruzionistica a fronte della remissività di un datore di lavoro (lo Stato) che certo non si distingue per la proclività allo sfruttamento.
Cotanta vis sindacale sarebbe comprensibile in un campo di pomodori dove lo schiavo lavora sotto il sole 16 ore al giorno a due euro l’ora, nella distrazione generale di sindacati, ispettorati del lavoro, patronati, garanti e via stipendiando, ma non certo nel pubblico servizio i cui lavoratori sono fra i più garantiti del mondo. Il sindacato che nacque con Di Vittorio a combattere i padroni e il caporalato, ora di fronte allo sfruttamento vero si gira dall’altra parte e, come una loggia massonica, dichiara di aver da tutelare “gli iscritti” e non chiunque, mentre i caporali agiscono alla luce del sole, e nessuno (ma guarda un po’), nessuno più li vede. La controparte “sfruttatrice” da combattere non è più il padrone, che sfrutta ogni giorno come meglio gli garba indisturbato, ma è divenuto lo Stato e la pubblica utenza, cioè i cittadini contro cui, infine si riverberano le azioni “sindacali” del momento.
I diritti sindacali di oggi sono stati conquistati con lotte durissime che hanno visto i lavoratori schedati, arrestati, picchiati. La polizia sparava ad altezza d’uomo contro i cortei dei lavoratori che manifestavano per migliori condizioni di lavoro. A Reggio Emilia nel 1960, per esempio, la polizia sparò a mitraglia e uccise cinque operai fra dozzine di feriti; seguirono anni di forti tensioni che sfociarono nell’autunno caldo del ’69, la Strage di Piazza Fontana ecc.
Nelle fabbriche degli anni ’60 veniva cronometrato il tempo che il lavoratore passava al cesso e non era ammessa la minima distrazione dalla produzione, altrimenti con le “multe” venivano scalati soldi dallo stipendio proporzionali ai minuti perduti, altro che pause o uscite a far la spesa.
Gli orari di lavoro erano infiniti, il licenziamento di assoluta discrezionalità personale del padrone o del capo-reparto, chi si ammalava perdeva quasi sempre il lavoro, le donne che aspettavano un figlio venivano licenziate perché non producevano abbastanza oppure andavano a lavorare sino all’ultimo giorno prima della nascita e tornavano a lavorare subito dopo.
Su questi temi si sono raggiunti risultati di grande civiltà con lo Statuto dei lavoratori del ’70 che assicura buone garanzie ai lavoratori.
Ma lo spirito illuminato di una buona legge si basa sulla presunzione di correttezza delle parti in causa.
E inaccettabile osservare che dalla legge in poi, il 90% delle donne che aspettano un figlio, guarda caso, denuncia minacce di aborto e non va a lavorare sin dal terzo mese. Un dato innaturale, un abuso che offende le lavoratrici oneste e chi quei diritti li ha conquistati col sangue.
Peggior uso vien fatto dei permessi parentali della legge 104, troppo spesso buoni per ponti e passeggiate e peggio ancora del diritto all’assenza per malattia e per fare donazioni di sangue.
I sindacati dovrebbero denunciare gli abusi, prendere le distanze da lavativi e furbetti per meglio tutelare i diritti dei lavoratori per bene, cessando di essere, come a volte accade, l’usbergo garantista di fannulloni e furbastri che rendono “impopolari” i diritti e fanno esattamente il gioco di chi quei diritti li vuole eliminare.

(w/cody)*
Usi e abusi…si combattono con senso di responsabilità autoregolamentazione, decreti governativi come è accaduto o con le salutari purghe staliniane. O è meglio l’italico olio di ricino?
L’effetto lassativo in entrambi i casi è assicurato
Franco