La prendiamo da dietro…dall’ultimo capoverso della nota di Antonio Serravezza che qualche lustro fa, quando Matera faceva 20 20, ha provato l’ebbrezza della scampagnata elettorale come tanti, con i potenziali candidati sindaci, consiglieri , assessori pronti a salutarti o offrirti caffè al santino…per addolcire la richiesta di voto. Tra strette di mano, ”poi ci vediamo”, ”mi raccomando” e ” sai, la penso come te…vogliamo bene a Matera”. Non generalizziamo. Ci sono persone che ci mettono testa e cuore, magari restano al palo, per le tante promesse che il consenso arriverà nel segreto dell’urna, e vanno rispettate. Magari condivideranno con te che se le cose stanno andando male qualcuno ha pur votato, di pancia o il ”meno peggio”, e che c’è da pigliarsi con il popolo bue…Ma senza offesa per il Bos Lassus, emblema della città dei Sassi. Ma siamo a Carnevale, che ha i connotati della Quaresima anticipata, e le trattative ribollono all’insegno delle ”i” : ipocrisia e impegno come abbiamo riportato nel servizio https://giornalemio.it/politica/comunali-per-matera-tanti-cantieri-ma-occorre-chiarezza/. Sul come andrà a finire le riflessioni serravezziane portano al quadro del dopo voto, ballottaggio, visa la frammentazione del voto e a quanto accadrà per il fortunato o lo sfortunato primo cittadino che siederà sulla bollente poltrona al sesto piano del Palazzo di via Aldo Moro. E la paura fa 90…tra aspettative di visibilità di giunta, visto che l’autonomia decisionale è una chimera con le inevitabili fibrillazioni di partiti e marea di civiche, che – è tradizione consolidata- nella gran parte dei casi mostrano limiti e crepe strada facendo. E poi la macchina amministrativa. Se non si è hanno le idee chiare su carenze, innesti, spostamenti si resta impantanati e non ci si può nascondere dietro la frase fatta e ricorrente ”cercheremo di motivarla”. Auguri
LE RIFLESSIONI DI SERRAVEZZA
A tre mesi dalle amministrative è iniziata la bagarre tra partiti, liste civiche, associazioni sembra il famoso gioco “Asso Piglia Tutto”. Prevale la figura del sindaco-padrone, uno sfortunato che si crede fortunato. La storia del passato non insegna nulla? Penso che i 90 giorni successivi alla elezione siano per il futuro sindaco i più difficili, perché si espongono, senza protezione, alla “chimica“ dei fumi e dei vapori che si sprigionano dalla sedia e dalle pareti dell’ufficio del sesto piano. Virtù, difetti, sentimenti e pensieri piccoli o grandi vengono attaccati dalle esalazioni di un potere che è diverso da qualsiasi altro potere politico perchè si esercita in luoghi che sono non un vago di qualcosa, ma lo spazio della vita quotidiana, in cui si muovono donne e uomini che non si confondono nella folla ma risultano sempre , nella concretezza del rapporto personale, amici o avversari, sostenitori o nemici.
Se mi volto indietro non ricordo sindaci che sono rimasti sè stessi continuando ad essere le persone che i cittadini hanno valutato nella cabina elettorale. Dopo poco vengono contaminati. Dal composto diventa un miscuglio delle promesse elettorali ed ecco che escono forze incontrollabili, si sviluppano difetti nuovi, stranezze impreviste. Ecco che, dopo cinque o sei mesi la gente incomincia a chiedersi: ma è lui che abbiamo votato? O è un fratello gemello? La “famosa sedia” può generare creature incredibili.
Ecco che, in questi primi giorni di febbraio, iniziano ad uscire allo scoperto i nomi dei nuovi sindaci che si illudono di essere i padroni della città. Si sentono già vittoriosi e forse infelici che si convincono di essere i protagonisti di un processo oltrechè piacevole uscendo con le frasi: tutta la città è in me, tutti i quartieri sono le mie membra, le strade sono le mie arterie e perciò non voglio, nelle strade, nè buche, nè fossi, nè scavi. Fanno i maghi, tutti i cittadini devono pensare attraverso il loro pensiero. La loro verità è la loro verità, il loro bene è il loro bene. Se fosse vero sarebbe una fortuna per la città ma la vera e giusta figura di sindaco, purtroppo, è abbastanza raro.
L’aria che si inizia a respirare è una pratica assai antica: il sindaco ballerino, il sindaco bunga-bunga e quando l’incontri in piazza o per le strade salutano tutti come se conoscessero di persona, uno per uno. Ma dopo sei mesi che saranno eletti, li saluti con frettolosa, distratta degnazione, guardando oltre con supponenza. Sì perchè il sindaco-padrone ha sempre sofferto di supponenza. Per ora divertiamoci, alla prossima.

Per rilanciare Matera alle prossime comunali io voterei la lista “Salviamo Matera dai materani”. Chissà, magari funziona!