lunedì, 19 Maggio , 2025
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Se il problema è Elly Schlein

Riceviamo, e come sempre pubblichiamo con piacere, una appassionata nota dì Mimì Deufemia, militante di lunga data della sinistra sanmaurese, a sostegno della segretaria nazionale del PD di cui lui è stato tra i tanti convinti elettori esterni al partito nelle oramai famose primarie aperte in cui, come da narrazione consolidata, i suoi avversari “non la videro arrivare“. Sono passati oltre due anni da quel 26 febbraio 2023 in cui in tanti hanno atteso, invano, che da lei arrivasse quella svolta culturale e politica che desse finalmente sostanza e senso a quel condominio rissoso in cui c’è tutto e il contrario che è il PD. Certo qualche segnale come quelli ricordati, ma nessuno scarto significativo. Nemmeno in politica estera avendo continuato a sostenere la suicida sovrapposizione dell’atlantismo all’europeismo che ha portato la UE nel cul de sac in cui siamo (senza orizzonti diplomatici e con l’unico obiettivo delle armi) con il suo PD che ha votato costantemente come FdI e Meloni. Ora di fronte allo shock trumpiano e ad una ipotesi di pace, seguita dalla reazione isterica della UE (armiamoci ancor di più), con Lei che vorrebbe votare NO, ma si acconcia ad un NI: metà degli europarlamentari la sconfessano votando SI. Sopravvolando sul PD lucano incapace di uno straccio di riflessione (non diciamo autocritica) sugli errori madornali che hanno condotto alla sconfitta alle regionali, la assenza clamorosa del simbolo nelle comunali a Potenza e con tutto quello che si sta consumando in vista delle amministrative di Matera (con qualche colpo di teatro in nuce). Ci sarà un redde rationem a livello nazionale?  Quel colpo di reni che farà venire fuori Elly da quell’acqua stagnante in cui è voluta rimanere sino ad ora? Chissà! Vedremo. C’è da sperare che tutto questo tempo passato ad acconciarsi in quell’acqua fredda non sia stato un fatale errore e prologo alla metafora della “rana bollita“. Saremmo felici di sbagliare ed essere sorpresi in positivo. Ovviamente.

                                   SE IL PROBLEMA E’ ELLY SCHLEIN                                       Che, per alcuni, Elly Schlein fosse un marziano piombato improvvisamente sulla scena politica lo si era capito sin da subito.
Sin da quando sovvertendo tutti i pronostici era riuscita a impossessarsi della guida del più grande partito della sinistra italiana.
Molti si erano visti costretti a fare buon viso e cattivo gioco, convinti che, in poco tempo, “la ragazzina giunta lì per caso” si sarebbe sciolta come neve al sole.
Pochi immaginavano che sarebbe stata capace di parlare al cuore di un popolo che, seppur orfano e abbandonato, ancora esiste.
Il suo primo gesto, la visita alle bare dei bambini naufraghi di Curto.
Non un atto di carità ma il segnale di una politica che tornava a stare dove non era stata per lungo tempo.
E poi, il viaggio nei luoghi della sofferenza, le fabbriche, gli ospedali, le periferie.
Qualcosa è cambiato e anche i più riottosi hanno dovuto riconoscere che una speranza si è riaccesa.
Un modo di fare politica quello di Elly Schlein non nuovo, ma divenuto ormai estraneo a un partito impegnato unicamente a occupare le stanze del potere.
Grazie a lei tanti hanno riscoperto la passione per la politica e tanti altri, temendo di saltare, hanno brigato per liberarsi di lei.
L’ultimo atto, il più sfrontato, il voto della metà degli eletti del Partito Democratico al progetto di riarmo avanzato da Ursula Von Der Leyen.
Un voto che rompe l’unità, bene primario di un partito, e delegittima la persona che ne è la guida.
Elly Schlein non ha mai contestato la necessità di costruire una difesa comune dei confini europei.
Altra cosa è agevolare il riarmo di ogni singolo paese come prevede il progetto Von Der Leyen.
E, soprattutto, inaccettabile è che tale riarmo si realizzi sottraendo risorse alla sanità, la ricerca, la difesa dell’ambiente, la digitalizzazione.
Una posizione chiara, che, in un partito degno di questo nome, avrebbe dovuto impegnare tutti i suoi iscritti.
Metà dei parlamentari europei ha, invece, voluto plasticamente rappresentare una comunità allo sbando.
Nei partiti di una volta questi signori sarebbero stati immediatamente accompagnati alla porta.
Le cose adesso sono cambiate. Forse è un bene.
Tuttavia una comunità senza vincoli di appartenenza non può esistere, non può fare comunità un contenitore caratterizzato da continue faide interne.
Un partito è un insieme di persone accomunate da una identità, un sentire comune, un elementare sentimento di lealtà.
Quando questi elementi vengono meno la comunità si sfalda e si perde la ragione stessa dello stare insieme.
E’ ormai evidente che all’interno del Partito Democratico è aperta una sfida, non più sotterranea, per arrestare il percorso avviato da Elly Schlein.
Credo che Elly a questa sfida non debba sottrarsi.
Lo deve fare, e lo deve fare subito, se vuole impedire che il logoramento a cui quotidianamente è sottoposta abbia successo.
L’onda che inaspettatamente la portò a vincere è diventata ancora più lunga.
Grazie alla sua generosità e alla sua intelligenza tanti uomini e donne hanno riassaporato il gusto di incontrarsi e di parlarsi. Tanti hanno ritrovato una casa.
Peccato che alcuni non se ne siano accorti.”       San Mauro Forte, lì 19 Marzo 2025

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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