E’ vero, i cinque referendum non hanno raggiunto il quorum e pertanto non sono validi. Ergo chi li ha promossi non ha vinto. Ma da qui a fare come la destra di governo che decanta il risultato come una propria vittoria, bisognerebbe andare cauti. Certo a Giorgia Meloni e i suoi piace vincere facile sommando la propria fifa a confrontarsi nell’urna con l’inedia di chi si astiene oramai da tempo, per atavica sfiducia nella politica odierna. Sarebbe stato sfizioso vedere il risultato se anche loro avessero fatto campagna elettorale sui temi oggetto dei referendum, spinto i propri elettori a d andare ai seggi e poi vedere l’effetto che avrebbe fatto sul voto. Ma non era alla loro portata un successo, per cui hanno preferito scappare dalla prova, defilarsi. Ma tutto ciò non può oscurare un dato eclatante, ovvero che alle urne si sono recati oltre 14 milioni di elettori. Praticamente la metà di quelli che sono andati a votare alle ultime elezioni politiche e molti di più di coloro che all’epoca hanno votato la coalizione di Giorgia Meloni che ora governa il Paese. Chiaro? Più elettori di quelli che hanno dato legittimità a chi ci governa si è recato alle urne ridendogli in faccia. E i SI a quattro dei cinque quesiti hanno superato tutti la soglia dei 12 milioni. In sostanza i voti dei partiti di governo alla Camera. Mentre i SI al referendum sulla cittadinanza (su cui ha giocato l’equivoco che fosse diretto agli immigrati irregolari e non era così) ha conseguito oltre 9 milioni di voti e il 65,49%. E scusate se è poco sotto il profilo del segnale politico che ne deriva. E comunque, i risultati dei quattro referendum sul lavoro sono stati tra loro abbastanza simili. Per il quesito sul reintegro in caso di licenziamento illegittimo, i Sì sono stati l’89,06 per cento; per il quesito sull’indennità in caso di licenziamento l’87,60 per cento; per i contratti a termine l’89,04 per cento; e per la responsabilità sugli infortuni sul lavoro l’87,35 per cento; mentre per quello sulla cittadinanza i SI sono stati il 65,49%. Corretto, dunque, il commento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini che ha detto “Il quorum non l’abbiamo raggiunto, oggi non è una giornata di vittoria. Contemporaneamente i dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro Paese, a cui si aggiungeranno gli italiani all’estero: è un numero importante e un punto di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum restano tutti sul tavolo”.

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