E verrebbe da rimare con un “…e così sia’’, vista la mediocrità e l’affarismo diffuso delle logiche del potere per il potere che non portano i soliti noti a sgovernare il BelPaese, accrescendo il solco tra cittadini e Governo, tra Parlamento e quest’ultimo e via via nelle Regioni e nei Comuni. Scomparse le scuole di formazione politiche e con leggi elettorali, che candidano fedelissimi, teste di legno e a volte impresentabili per vicissitudini di cronaca ancora irrisolte, e il supporto di leggi liberticide come quella approvata “trasversalmente’’ dall’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia del governo Draghi e con il primo “Sì’’ al Senato sulla legge bavaglio nei confronti dei giornalisti nell’attuale governo guidato da Giorgia Meloni, non c’è che da rimboccarsi le maniche e far funzionare la testa alzando la voce. E l’invito va rivolto in primis ai tanti cattolici, come riporta nella riflessione Pierluigi Diso, che sembrano finiti in sagrestia in attesa di riordinare le idee, mentre altre si sono ‘’riciclati’’ in un nuove esperienze dopo la diaspora di Tangentopoli, ma senza che la questione morale che aveva fatto implodere la Dc, denunciata da Aldo Moro e da Enrico Berlinguer, sia stata mai affrontata e risolta. Come se ne esce? Ma lavorando a un nuovo partito, costruito sul campo.” Occorre ripartire -scrive Diso- da una democrazia dei cristiani, in entrambi gli schieramenti – se posso dire la mia – per collaborare al buon esito dell’azione politica prima e di governo poi. Non si può stare in politica solo con la fede e difendendo valori assoluti, ma bisogna misurarsi pazientemente con gli eventi e cercare di capire quello che è accaduto o sta per accadere. Serve una forza politica, da entrambe le parti, capace di una modernizzazione intelligente della nostra Basilicata, ma il modo e i tempi sono del tutto inadeguati rispetto alle urgenze e alla maturità dell’elettorato che, purtroppo, diserta ancora le urne’’. E il partito degli astensionisti cresce, ma non è finita ancora…
Le riflessioni di Diso
E non è finita ancora! Anche i quotidiani nazionali ed i telegiornali di oggi hanno gli occhi puntati sulla Basilicata e sul PD e Cinque Stelle. Nel fritto misto c’è sempre qualche pesciolino non gradito. M5S e alcuni del PD tentano ancora di discutere di democrazia, ma è ancora oggi possibile far discendere la democrazia dal cielo dei principi alla terra, dove si scontrano corposi interessi, con partiti “nazionalizzati” che stentano a fare una loro lista? E’ da qui che un’analisi politica deve partire per capire le contraddizioni della politica lucana attuale e la strada da intraprendere per uscire fuori dal labirinto, senza smarrirsi. La democrazia nazionale con la globalizzazione ha perso da tempo l’ideale fondativo con l’erosione dei partiti di massa. Con la rivoluzione tecnologica nella comunicazione politico-elettorale sono nati i gruppi politici che sono il frutto del potere economico. All’ideologia ha preso il posto l’intreccio affari-politica. Entra così in crisi la rappresentanza con la colonizzazione da parte dei poteri economici e le due Camere sono confinate ai limiti della democrazia parlamentare (leggasi l’ultima legislatura nazionale e anche quella regionale). Vige la lex mercatorum, prodotta da poteri privati senza controlli effettivi, mentre la partecipazione popolare è messa all’angolo dell’arena politica. Assistiamo all’espropriazione dai centri decisionali, salvo vedere ancora oggi gli stessi volti di venti anni fa che seduti a cerchio ancora vogliono determinare il voto dei lucani. Prima con le fantomatiche primarie, poi calando un nome dall’alto che avrebbe dovuto raccogliere attorno a sé l’identità dei cattolici. Questo, poi, è un discorso ancora aperto, tanto che di spera ancora in un terzo polo in Basilicata o in una lista di appoggio…..a chi?
Il nome ancora è celato nelle stanze del potere? Magari! Chiorazzo pare rappresentare ancora il cattolicesimo pronto a scendere in campo. Non c’è stata però alcuna riflessione preliminare sull’esperienza culturale e politica dei cattolici in politica e sul ruolo avuto dalla Chiesa nella crisi della democrazia. Non si può oggi coinvolgere la Chiesa e il laicato in una nuova democrazia dei cristiani, cioè con la democrazia di tutti se poi sono in pochi ad imporre un nome, senza alcuna mediazione politica di fondo. Per tener viva la speranza, la democrazia da sola non è abbastanza. Serve una nuova assunzione di responsabilità nell’azione di governo del territorio formando e guidando coalizioni ampie, facendo crescere i futuri leader politici e non correndo ai ripari all’ultimo momento con persone da sacrificare per il bene comune della regione. E’ evidente che nel centrosinistra, che adesso va a braccetto con il M5S, l’esigenza è quella di creare un’ampia coalizione, riavvicinando la gente al voto. Come? Questo è il vero problema, soprattutto dopo quello che si legge e si vede in TV. Sono stati fatti cenni ad argomenti mai trattati prima e attorno ai quali andava costruito un percorso sulla laicità e la politica sociale e economica, anche nei diversi spazi della storia, ma come al solito si attende sempre gli ultimi giorni per calare al rispettivo elettorato il nome da votare e forse da far eleggere. Ecco che viene fuori la delusione del progetto politico di centro-sinistra, la fine delle primarie per la scelta del candidato premier. Occorre ripartire da una democrazia dei cristiani, in entrambi gli schieramenti – se posso dire la mia – per collaborare al buon esito dell’azione politica prima e di governo poi. Non si può stare in politica solo con la fede e difendendo valori assoluti, ma bisogna misurarsi pazientemente con gli eventi e cercare di capire quello che è accaduto o sta per accadere. Serve una forza politica, da entrambe le parti, capace di una modernizzazione intelligente della nostra Basilicata, ma il modo e i tempi sono del tutto inadeguati rispetto alle urgenze e alla maturità dell’elettorato che, purtroppo, diserta ancora le urne. Quello che sta accadendo indica come sia difficile scorgere nella “democrazia” lucana i caratteri di un confronto civile. E’ confrontandosi con la dura realtà della competizione politica e dei problemi di governo che il cattolicesimo politico può esprimere le sue potenzialità e dare vita a nuove forme di partito. Ma la storia non si ripete perché appartiene ad essa il passato: la corsa al potere nasce con la nascita del mondo, ma bisogna essere capaci ad adattarsi e rispondere a domande e condizioni nuove, senza poi costringere qualcuno a fare il gran rifiuto.
Pierluigi Diso
