Un pizzico di ironia in un titolo ci sta tutto per sintetizzare il clima di attesa che separa la convocazione del primo consiglio comunale del sindaco dell’anatra zoppa Antonio Nicoletti, che dovrebbe cadere stando alle indicazioni del solstizio d’estate, ricorrenza di San Giovanni e del comparizio della trazione locale ” Compare di San Giovanni”, il 27 o il 30 giugno. Ma attendiamo ufficialità. In quella sede, e in presenza di un ufficiale muro contro muro, con i 18 della maggioranza eterogenea e riformista che ha sostenuto Roberto Cifarelli all’opposizione, e gli undici di minoranza pro sindaco di Matera accanto ai due di Progetto Comune ( candidato sindaco Vincenzo Santochirico) e uno M5s con il candidato sindaco Domenico Bennardi. Ci si attende un discorso ampio aperto alla collaborazione sulle cose da fare e con voto, inevitabile, di volta in volta. E qui Franco Vespe ritorna alle buone pratiche del manifesto della buona politica portato avanti dall’ex parlamentare dc Vincenzo Viti e dall’architetto Lorenzo Rota, che ha visto nei vari incontri tematici presenze trasversali. Risultati del voto a parte( ognuno faccia l’analisi che crede) quello,in linea di massima, resta un terreno di confronto aldilà delle ipotesi che ci possano essere alla distanza campagne acquisti, cessioni, che disorienterebbero ma non stupirebbero l’elettorato. E qui la patata bollente passa ai ”pontieri” del dialogo, sempre all’opera, per cercare punti e momenti di confronto che devono fare i conti con i ”desideri” e le ”richieste” di quanti hanno da far contare la gran mole di suffragi conseguiti. Sia per la giunta che per la presidenza del consiglio o per altro. E ce ne sono da una parte e dall’altra,che hanno preso dai 400 ai 700 voti. A chi la presidenza del consiglio? A nessuno? A uno dei rappresentanti delle mini. minoranza ? Bennardi o Santochirico. E in base a quale principio? Bella rogna. Se ci dovessero essere intese di programma logico che debba venir fuori una giunta tecnico politica. I tempi? All’ottava o in concomitanza con la ricorrenza della sagra della crapiata (1 agosto) al borgo La Martella che apre alla pignata, dove è gradita la pecora zoppa. Gastronomia a parte. L’anatra zoppa ha poco da soddisfare i palati della politica,aldilà dei ricordi di esperienze potentine. Meglio la pecora….della buona politica, come suggerisce Vespe. In attesa, come è prevedibile, di possibili fibrillazioni regionali di preparazione alle politiche che ha già messo in movimenti vecchi e nuovi schieramenti.
LA RIFLESSIONE DI VESPE
POLITOLOGI E MANIFESTI
Tempi duri per i politologi! Forse perché stanno toccando i nervi scoperti di permalosi e seriosi protagonisti ai quali evidentemente fa difetto l’arte dell’ironia. Contro di loro si stanno levando gli scudi di alcuni consiglieri che si ribellano agli squicci delle loro pistole ad acqua, al grido del marchese del Grillo ”Io so io e voi non contate un….”. Ma andiamo al sodo. In un intervento precedente avevamo parlato di una possibile intesa fra il neo sindaco e Roberto ( Con il termine Roberto si intende comprendere la maggioranza che si ha in consiglio comunale ndr) per garantire la vita di questa nuova consigliatura senza cedere a compromessi al ribasso. Lo stesso Progetto per Matera di Santochirico e M5S di Bennardi&Materdomini si sono dichiarati disponibili al dialogo. Dicevamo che questo possibile terreno sul quale costruire un’intesa potrebbe essere rappresentato dal Manifesto avviato da Viti&Rota (da ora in poi V&R).
Proposta nient’affatto campata in aria perché gli eventi organizzati dal Manifesto sono stati attentamente seguiti sia da Antonio che da Roberto. Nelle precedenti “encicliche”, abbiamo più o meno sfiorato l’argomento Manifesto, richiamato spesso da chi scrive con frecciatine aspro-ironiche. E vi assicuro che la premiata ditta V&R non si e’ affatto impermalosita! Ma non divaghiamo. Sembra proprio che lo stile con il quale sono stati condotti i lavori e gli stessi contenuti dibattuti, poi sintetizzati in un agile opuscolo, abbiano in qualche modo prefigurato l’esito finale della consultazione elettorale con la formazione di due diverse maggioranze, l’una opposta all’altra. I capitan fracassa, duri e puri invocano nuove elezioni! Dobbiamo però metterci nei panni dei neo-eletti e dei loro elettori che li hanno voluti lì in consiglio. E’ dura chiedere loro di ripetere una campagna elettorale che è durissima e si riduce spesso ad una Stalingrado con i consensi da contendere casa per casa, famiglia per famiglia. Avrebbe senso rifare tutto se fossero elezioni politiche e fossero contrapposti due blocchi ideologici con visioni radicalmente diverse. Per l’amministrazione di un comune le cose cambiano e l’approccio dovrebbe essere più pragmatico. Alla fine ogni amministrazione si misura sulla base di come fa funzionare i servizi, sulla credibilità e lo zelo civico degli amministratori. In particolare la qualità di un comune si gioca lungo 4 assi: la cura ed i servizi, le attività produttive ed il piano di sviluppo, Formazione, Cultura, Sport e tempo libero e, infine, la pianificazione urbanistica. Ve ne sono sicuramente altri ma questi mi sembrano quelli più essenziali per governare una città. Mi aspetto che una giunta di Cdx curi maggiormente gli aspetti dinamici e produttivi; mentre una di Csx mi aspetto dia maggior peso alle politiche della cura. Poi per il resto un’amministrazione si misura sull’efficacia e l’efficienza dei servizi che sa garantire ai propri cittadini. Il Manifesto ha avuto l’ambizione di voler curare tutti gli aspetti della vita della nostra comunità, evitando contrapposizioni ideologiche e preoccupandosi soprattutto di fare analisi obiettive delle questioni aperte, cercando invarianti universali della buona amministrazione. Ha avuto come unica preoccupazione quella di fare luce sui problemi ed i bisogni della nostra comunità con competenza e passione civile. La seconda coordinata del Manifesto è stata quella della proposta ad oltranza. Segno comune di tutti gli oratori è stato quello di non fermarsi solo a lamentose giaculatorie, ma di proporre soluzioni tecnicamente e politicamente perseguibili. Alcune sono state davvero innovative e profetiche. Grazie soprattutto a queste che spesso una città cambia marcia e cambia volto.
La terza coordinata seguita è stata quella del governo e della governabilità dei processi nella città. Su questo il Manifesto si è speso più volte. Infine, ed è questo secondo chi scrive è stato il prodotto più grande, ha fatto sfilare sul palco una classe dirigente con competenze straordinarie che si ignorava fosse presente e diffusa nella nostra città. Una classe dirigente che sfugge ai radar della politica. Dicevamo che il Manifesto quasi avesse prefigurato l’esito finale delle elezioni comunali. Le due diverse maggioranze che si sono formate, possono rifarsi allo spirito del manifesto e non solo ai ricchi contributi offerti. Non solo perché questi lavori sono stati attentamente seguiti da Antonio e Roberto dall’inizio alla fine, ma soprattutto perché quel clima di sereno confronto sui temi aperti della città e sulla cultura delle soluzioni che ha saputo promuovere, può tornare utile per pacificare gli ancora caldi e passionali bollori suscitati dalla competizione elettorale. In questi mesi mi sono continuamente chiesto dove volesse andare a parare la premiata ditta V&R da me più volte fra l’altro ironicamente stuzzicata. Non solo non c’è stata offesa, ma arguto e simpatico scambio di battute. Giovani esuberanti virgulti della politica materana dovrebbero prendere più esempio e prendersi meno sul serio. Ma non divaghiamo. Come al solito quando qualcuno fa “movimenti imprevisti” nella nostra città, il nostro indolente provincialismo scettico-minimalista ci fa sospettare che ci siano secondi fini di lucro (politico od altro) o riposizionamento personale.
Dietro questo minimalismo in verità si nasconde spesso la feroce determinazione di spegnere ogni iniziativa virtuosa che possa creare valore aggiunto. Non è sfuggito a questi tossici sospetti il Manifesto. Personalmente non ho creduto alle inconfessabili ragioni che sono maliziosamente circolate, se non il desiderio crepuscolare di poter dire e dare ancora qualcosa alla sua comunità di riferimento.”Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio” come dice De Andrè. Ma il male non è nel dare buoni consigli, ma cattivo esempio! Io credo che la missione abbia avuto successo ed il Manifesto è diventato un luogo dove le passioni guerriere ed i contrasti si sciolgono per far posto alla riflessione, al confronto ed alla proposta ad oltranza. Deve diventare adesso il Manifesto un riferimento permanente di esercizio instancabile della speranza per la nostra città.
