È difficile prevedere fino a che punto si spingerà la macchina del fango nella campagna contro Maria Rosaria Boccia, la pompeiana, secondo i commentatori più benevoli. Credo però che i suoi manovratori abbiano trovato un osso duro. Lo prova, per stare all’ultimo fatterello, l’utilizzo da lei fatta di un’immagine di Berlusconi postata da una sua fiamma nel quale il defunto califfo dà del dilettante a non si sa chi.
Non è il caso di fare della Boccia un’eroina romantica. Quel che è però certo è che è più lucida e meno miserevole dell’ex ministro che, non potendole più dare l’incarico promesso, le faceva ascoltare le parole di chi (la moglie?) glielo impediva. Debole con i forti e forte con i deboli -o presunti tali-, lo stesso ministro, quando le cose fra loro non andavano più bene, avrebbe detto: “che lui era un uomo di potere e in futuro nessuno avrebbe creduto ame”. Ragion per cui lei, Maria Rosaria Boccia, avrebbe cominciato a registrare quel che si diceva senza aver bisogno di chi sa quale genio del complottismo che glielo suggerisse.
Questo particolare mi ha particolarmente colpito perché, fatte le dovute differenze, c’è qualche analogia con il modo di ragionare dei nazisti rispetto alla soluzione finale. Un loro capo, non ricordo chi, ebbe a dire a una delle vittime che, se anche qualcuno fosse sopravvissuto, qualora avesse provato a raccontare cosa succedeva nei lager non sarebbe stato creduto.
Ora, fermo restando che le tragedie storiche non vanno messe sullo stesso piano di vicende come queste, colpisce il fatto che gli uomini di potere, di tutte le gradazioni e di tutti i tempi, ragionino nello stesso modo.
Che sia, anche questo, nella sua miseria, un esempio di quell’eterno fascismo sul quale aveva lanciato l’allarme Umberto Eco e sulla cui persistenza insiste il professor Luciano Canfora?

(Montescaglioso 1949), è laureato in lettere e ha insegnato Italiano e Storia nei corsi di scuola media per adulti a Torino.
Appassionato di storia regionale, si è interessato al brigantaggio, all’emigrazione transoceanica, alla figura di Francesco Saverio Nitti, al fascismo e alle lotte per la terra del secondo dopoguerra. Vari suoi saggi e articoli si possono leggere sulle riviste Bollettino Storico per la Basilicata, Basilicata Regione, Mondo Basilicata e su libri di autori vari (Soveria Mannelli 2008: Villa Nitti a Maratea. Il luogo del pensiero; Torino 2009: Dalla parte degli ultimi. Padre Prosperino in Mozambico; Potenza 2010: Potenza Capoluogo (1806-2006)).
Ha curato inoltre mostre foto-documentarie sull’emigrazione italiana, sugli stranieri in Italia, sulla vita e l’opera di F. S. Nitti, sulle donne al confino e sul confino degli omosessuali nel Materano. Quest’ultima è stata presentata finora in una quarantina di città e ultimamente a Firenze e a Cagliari nelle sedi regionali.
Ampliando la ricerca sul suddetto o tema ha poi pubblicato il libro Adelmo e gli altri. Confinati omosessuali in Lucania (ombrecorte, Verona 2019) andato presto esaurito.
Ha poi svolto un’ampia ricerca sugli stupri commessi nella regione negli anni del grande brigantaggio e sui femminicidi e gli omicidi commessi da donne. L’una e l’altra sono in speranzosa attesa di pubblicazione.