sabato, 24 Maggio , 2025
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Matera: 25 aprile a gran voce.Memoria e Costituzione non si cancellano

E il concetto, con tagli e passione diverse, aldilà dell’appello alla ”sobrietà” lanciato dal Governo in concomitanza con le cinque giornate di lutto per la morte di un papa battagliero come Francesco, è riecheggiato in piazza Vittorio Veneto a Matera. Città della pace, dei diritti umani e della Resistenza con quella data del 21 settembre 1943, che segnò la Liberazione dalle truppe naziste e dal governo fascista. Democrazia e libertà non sono nulla di scontato e il disegni di svolte autoritarie, in relazione a un nuovo ordine mondiale su basi dei poteri economici e politici, devono tenere alta l’attenzione sui valori del 25 aprile e a quella lotta di Liberazione di 80 anni che portò alla nascita della Repubblica. Gli interventi della presidente della consulta provinciale degli studenti Sonya Bonelli, del professor Francesco Lisanti orfano di guerra, di Carmela Lapadula presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, di Francesco Mancini presidente della Provincia e del commissario prefettizio Raffaele Ruberto hanno toccato, con parole ferme, i valori di quelle celebrazioni che vanno riproposti e diffusi con continuità dalle giovani generazioni a quanti guidano le sorti del Paese. E la gente in piazza ha sottolineato con applausi la presenza di rappresentanti istituzionali, delle forze dell’ordine e dell’Anpi, quest’ultima con pannelli didascalici che hanno ricordato il 21 settembre 1943. Una data impressa al cippo di via Lucana, dove perirono gli ostaggi nella caserma della ex Milizia fatta saltare dalle truppe naziste in ritirata. Fiori , silenzio nel ricordo del sangue versato da tanti martiri della libertà, contro ogni indifferenza e tentativi striscianti di ignorare quanto accaduto 80 anni fa e con l’avvento della Repubblica.

A seguire: i video di Sonya Bonelli e Carmela Lapadula; l’intervento di saluto di Francesco Mancini.

 

         

Festa della Liberazione, intervento di Sanya Bonelli, Presidente della Consulta provinciale Studentesca di Matera

Buongiorno a tutti da parte dell’ufficio scolastico Provinciale e dei miei colleghi, che saluto per primi, gli studenti e le studentesse della provincia di Matera che ho l’onore di poter rappresentare, saluto e ringrazio dell’invito le autorità civili, militari e religiose presenti, è un grande onore essere qui oggi e poter portare la voce degli studenti e delle studentesse della provincia riguardo la Festa della Liberazione che celebriamo oggi, 25 Aprile 2025, come tutti gli anni.
Mai come in questo clima di profondo disinteresse per la politica, da intendere nella sua etimologia greca, ovvero la “cura per la polis”, cura per ciò che è comune, per la nostra identità, per il popolo di cui facciamo parte, per la città che abitiamo, per ciò che è umano, è importante fare memoria del 25 Aprile 1945, quando più che mai gli Italiani dimostrarono di voler vivere l’Italia, di volerla proteggere, attraverso l’insurrezione della popolazione nelle regioni italiane occupate dai nazisti e dai fascisti e l’inizio della loro ritirata dal territorio italiano. il 25 aprile..
Gli Italiani insorsero per la libertà, per difendere ciò che era loro più caro: la loro identità, il loro essere italiani, per garantire ai loro figli, a noi, nuove generazioni, di godere della nostra indipendenza, della nostra Nazione.
Quel sangue versato di tutti coloro che hanno combattuto, quel rosso che ancora colora parte del nostro simbolo, della nostra bandiera, è la nostra storia, è parte del nostro IO. E’ importante ricordare il 25 aprile, un giorno in cui uomini si unirono con l’unico obiettivo di rivendicare ciò che faceva di loro una comunità: la loro identità nazionale libera e indipendente da qualsiasi sopruso. Un’insurrezione voluta dagli Italiani, oltre qualsiasi loro diversità: che fossero uomini, donne, che fossero giovani o anziani, che avessero diversa estrazione sociale o diverso partito, non importava, contava solo sentirsi italiani.
Con l’insurrezione del 25 Aprile l’umano confuta la visione di quel contratto sociale nello status di natura dell’uomo, uno status in cui tutti sono contro tutti; il 25 aprile è la celebrazione che meglio ci porta a definire questo status in cui l’uomo può vivere e crescere e non sopravvivere: lo stato di comunità, lo stato in cui l’uomo non è altro che un animale sociale, come direbbe aristotele. La festa della liberazione ci ricorda che nessuno si salva da solo e che l’individuo esiste, esercita i suoi diritti e vive se interagisce con il mondo, se interagisce con l’altro.
Siamo abituati a sentire questi concetti in filosofia, in letteratura, in biologia ma a volte la storia ne da esempi più concreti, il 25 aprile è uno di questi.
e allora, arrivo alla mia solita domanda: cosa significa per noi giovani celebrare il 25 Aprile? in un momento storico fatto di sangue e violenza, che sia dall’altra parte del mondo per via delle guerre in corso o in una singola classe con i numerosi casi di bullismo, che sia una lotta interiore come ci ricorda il numero sempre crescente di suicidi minoril o in relazione alle persone che amiamo e che crediamo ci amino, come testimoniano i numerosi casi alla settimana di femminicidio, in un momento in cui c’è tanta sofferenza e odio, tanta cultura dell’indifferenza dove in un’iperconnessione rimaniamo quasi sempre soli e non interagiamo, In questo mondo che viviamo e che continuiamo ad alimentare celebrare il 25 Aprile significa, trattando questo giorno non come un giorno di memoria ma di riflessione,avere il coraggio di cambiare il corso degli eventi e smettere di subire, per noi stessi, per gli altri e per quelli che verranno.
Incapaci di identificarci in una società, di capire il valore delle azioni, dei gesti, delle parole, di dare un peso agli eventi, di agire, diventiamo da soli prigionieri di noi stessi, non ricordando più quanto per chi ci ha preceduto dire di essere italiani e liberi era un onore.
l’invito che faccio oggi è quello di non avere paura di interagire con ciò che ci circonda, ricordandoci che la nostra voce all’unisono fa rumore,di non essere indifferenti, di non parlare di pace ma agire per la pace, a partire dal nostro piccolo e di liberarci da qualsiasi oppressione, di proteggere con orgogli la nazione di cui facciamo parte e di migliorarla sempre. Che le nostre parole, i nostri ideali non rimangano nell’aria ma siano la chiave di lettura di ogni giorno di vita, da vivere con la consapevolezza del passato per avere occhi aperti nel presente.
Concludo perciò con chi in questi anni ha voluto combattere la cultura dell’indifferenza e che meglio può trasmettere questo aspetto fondamentale del 25 aprile, Papa Francesco
“Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.”
Non restiamo indifferenti ma viviamo la pace e facciamo, come ci insegna la famosa storia del colibrì di Umberto Eco, la nostra parte; non siate leoni che non agiscono vista la grandezza dell’incendio, ma un colibrì che nonostante la sua piccolezza porta anche una sola goccia alla volta per spegnerlo.

Festa della Liberazione, intervento di Carmela La Padula, presidente Comitato provinciale ANPI Matera
Saluto tutte le Istituzioni presenti, i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma, i rappresentanti degli Studenti, le Cittadine e i Cittadini antifasciste/i.
Quest’anno celebriamo l’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Il 25 aprile di ottant’anni fa, in quella data simbolica fummo liberi e liberati.
Liberi, finalmente, dopo vent’anni di dittatura fascista.
Liberati dall’occupazione nazista e dai complici fascisti di Hitler. Dal gigantesco massacro della seconda guerra mondiale con decine di milioni di morti e con le sue macerie materiali e morali. Dall’inaudito carico di violenza e distruzione, di deportazione e sterminio prodotti dal fascismo e dal nazismo.
Ottant’anni dopo viviamo un tempo inquietante e sconcertante, di ritorno della guerra, dei nazionalismi, dei fascismi e dei razzismi, di attacco alla democrazia, di impoverimento dei popoli.
Mai come oggi la memoria del 25 aprile ci dà la forza morale e civile per resistere e per rilanciare i principi costituzionali della Repubblica democratica fondata sul lavoro, sulla sovranità popolare, sul ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Mai come oggi siamo in prima fila per un’Italia, un’Europa, un mondo di libertà, eguaglianza, solidarietà, lavoro, pace, dignità della persona. È tempo di resistere, di affermare la più ampia unità per un’altra Italia, un’altra Europa, un altro mondo.
Mai come oggi ricordiamo con affetto e riconoscenza coloro che hanno combattuto e che hanno sacrificato la vita in quello straordinario evento storico chiamato Resistenza: antifasciste, antifascisti, partigiane, partigiani, staffette, lavoratrici, lavoratori, deportate, deportati, internati, militari, forze dell’ordine, religiose e religiosi. Da loro continuiamo e continueremo a prendere esempio.
Ricordiamoci che sono stati 47 mila i caduti nella lotta di liberazione.
Nella storia del 25 aprile, le donne hanno avuto un ruolo di primo piano. Eppure, quella femminile, è una Resistenza taciuta. I dati forniti dall’ANPI parlano chiaro: trentacinquemila le partigiane inquadrate nelle formazioni combattenti; 20.000 le patriote con funzioni di supporto; 70.000 in tutto le donne organizzate nei Gruppi di difesa; 19 le medaglie d’oro, 17 quelle d’argento; 512 le commissarie di guerra; 683 le donne fucilate o cadute in combattimento; 1750 le donne ferite; 4633 le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti; 1890 le deportate in Germania. E di tante altre non si conoscono nemmeno le storie.
Mai come oggi consegniamo alle nuove generazioni l’orizzonte di futuro che aveva negli occhi il popolo della Resistenza in quell’aprile 1945. Di nuovo, è tempo di resistenza, una resistenza consapevole, pacifica, collettiva. Di nuovo ci riconosciamo in un cammino di liberazione da percorrere insieme.
Per vivere lo spirito di questa ricorrenza che continua a parlare al presente, vi invito a seguire la campagna sui canali social dell’ANPI Nazionale. Il titolo della campagna è “Conoscere, Capire, Scegliere la Liberazione” nel ripudio Partigiano del “Credere, Obbedire. Combattere” della propaganda fascista.
Viene raccontata questa storia viva grazie alle risorse digitali dell’ANPI e non solo: da MEMO, la piattaforma che raccoglie i luoghi della Resistenza, alle testimonianze di Noi Partigiani – Memoriale della Resistenza Italiana, dall’Atlante delle stragi nazifasciste al Progetto ProMemoria, fino alle pagine di Patria Indipendente, la storica rivista dell’ANPI e al portale della Fondazione del Corpo Volontari della Libertà.
Vi invito anche a seguire le attività del Comitato provinciale Anpi di Matera per conoscere la storia antifascista della nostra terra e il contributo dato alla lotta di Liberazione.
Nel 2023, in occasione del 80° anniversario dell’eccidio e dell’insurrezione di Matera, nella nostra città l’ANPI nazionale e locale insieme a Spi e FLC Cgil di Matera, con il patrocinio delle Istituzioni, hanno organizzato due giorni di iniziative con un concorso per le scuole superiori, un convegno storico, una tavola rotonda sui temi dell’attualità, una mostra di documenti d’archivio e foto storiche, la presentazione di alcuni libri sulla Resistenza. In queste due giornate sono stati protagonisti soprattutto i giovani studenti, premiati nel concorso per i loro eccellenti lavori. Inoltre hanno partecipato studiosi, storici, scrittori, rappresentanti degli enti locali, della magistratura, del sindacato e delle associazioni, i quali, con le loro relazioni e interventi, hanno dato vita a momenti di confronto e di approfondimento che hanno arricchito la città di Matera.

Lo scorso novembre è stato pubblicato il Volume che raccoglie i lavori delle due giornate. In particolare sono state pubblicate le relazioni del convegno storico per lasciare traccia di quanto accaduto nella nostra città, in Basilicata e nel meridione dopo l’8 settembre ’43 e fino alla Liberazione del 25 aprile ’45. Un lavoro realizzato soprattutto a beneficio delle giovani generazioni, che sono destinatarie principali del lungo cammino della rievocazione. E infatti la presentazione del volume è avvenuta il 7 marzo scorso nell’aula magna di una scuola alla presenza di tanti studenti.Basilicata local crafts
Grazie all’impegno degli iscritti all’ANPI, molte iniziative si sono svolte anche nella Provincia di Matera e ne cito solo due: ad Accettura sono state accolte le spoglie dei due soldati accetturesi, Donato Belmonte e Nicola Loscalzo, internati e morti in prigionia nei campi di concentramento tedeschi; ad Aliano è avvenuta la commemorazione dell’80° anniversario della fucilazione del magistrato partigiano Nicola Panevino, ucciso in Liguria e sepolto nel Cimitero di Aliano, paese d’origine del padre.
Dunque è tempo di Resistenza, oggi come ieri.
Ci battiamo per la piena attuazione della Costituzione. Preservare la memoria e i valori della Resistenza, non è solo un dovere verso il passato ma una guida per costruire il presente e un futuro di libertà e democrazia.
La Costituzione del 1948 è stato il frutto di questa lotta, un dettato civile che riguardava e riguarda tutti: libertà, eguaglianza, solidarietà, lavoro, pace, dignità della persona, in una piena democrazia fondata sul pluralismo e sull’antifascismo.
Antifascismo. Ma che vuol dire? Non vuol dire solo contrastare un pensiero politico che giudichiamo criminale perché fondato sul disprezzo della vita, sul culto della bella morte, sulla cancellazione dei diritti, sul razzismo, sul nazionalismo, sull’apologia della guerra d’aggressione. Antifascismo vuol dire anche impegnarsi per un’altra società e un altro Stato, esattamente il contrario della società e dello Stato fascista.
Quali sono le parole chiave di questa nuova società e di questo nuovo Stato? Democrazia contro dittatura. Libertà contro l’oppressione. Pace contro la guerra. Solidarietà e vicinanza contro l’odio e la paura. Lavoro contro disoccupazione, precariato e sfruttamento ( su questi temi potremo esprimerci con il voto ai referendum dell’8 e 9 giugno). Ecco, questa è la società e lo Stato disegnati dalla Costituzione, che non è mai stata pienamente attuata e che oggi di fatto vogliono cancellare, proprio perché antifascista. La vogliono cancellare col cosiddetto “decreto sicurezza”, che impone uno stato di polizia e di spioni e che trasforma qualsiasi conflitto sociale – il sale della democrazia – in un reato. Vogliono cancellare la Costituzione con l’autonomia differenziata delle Regioni che spacca l’unità del Paese fra chi ha più diritti e servizi e chi ne ha meno. Vogliono cancellare la Costituzione col premierato che dà tutti i poteri a una persona sola al comando e impedisce qualsiasi partecipazione popolare. Vogliono cancellare la Costituzione con una politica che rende i poveri più poveri e i ricchi più ricchi in un Paese in cui i poveri assoluti sono ormai quasi sei milioni. Vogliono cancellare la Costituzione legittimando le guerre, con il riarmo dell’Europa e si voltano dall’altra parte mentre continua la guerra in Ucraina e lo sterminio di uomini, donne e bambini palestinesi.
Non è questa l’Italia per cui hanno combattuto i partigiani.
Non è questa l’Europa sognata dagli antifascisti imprigionati a Ventotene. Spinelli, Rossi e Colorni da quel luogo di segregazione scrissero un Manifesto che vedeva nell’ideale federalista europeo la via per curare le ferite di un’Europa avvelenata dagli egoismi nazionalisti, lacerata dalle violenze settarie dei regimi totalitari e insanguinata dalla guerra.

Ecco perché sta a noi oggi, staffette del tempo e della memoria, riprendere le bandiere partigiane, dove era scritto “Pace, democrazia, uguaglianza, lavoro”; riannodare il filo del tempo, dal passato della Resistenza al presente di un uomo, Papa Francesco, che fino a pochi giorni fa diceva “Fratelli tutti”. Esprimo il mio profondo dolore e il cordoglio di tutta l’ANPI per la perdita di Papa Francesco, che ha scelto di diventare la voce dei senza voce, dei poveri e degli oppressi. Attraverso il suo lavoro e il suo ministero, ha dimostrato la necessità di pace, solidarietà e dialogo interreligioso, anche quando doveva andare contro le decisioni dei potenti. Si è schierato contro tutti i conflitti nel mondo, come in Ucraina e in Medio Oriente, denunciando il massacro in atto in Palestina. Con le sue encicliche ha avuto parole nette sulla crisi climatica e sull’inflazione delle disuguaglianze. Le sue ultime parole sono state per la pace, per il no al riarmo, e in favore dell’accoglienza ai migranti. Per tutto questo, la sua voce mancherà all’intera umanità.
Unità, democrazia, uguaglianza, solidarietà, lavoro, pace: sono i semi che ci hanno consegnato i partigiani e le partigiane. Sta a noi oggi curarli e diffonderli, quando spira un vento di solitudine sociale, di repressione poliziesca e di regressione civile. Oggi, nell’80° anniversario della Liberazione, tocca proprio a noi.
Per coloro che sono sopravvissuti e per coloro che sono morti sulle montagne e nelle città, noi, le antifasciste e gli antifascisti, rinnoviamo oggi il patto civile e morale costituente con le parole di Piero Calamandrei: “Un patto giurato tra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo. Su queste strade se vorrai tornare, ai nostri posti ci troverai, morti e vivi con lo stesso impegno, popolo serrato intorno al Monumento che si chiama ora e sempre Resistenza!”.
Viva la Liberazione e buon 25 Aprile a tutte e a tutti!

Festa della Liberazione, intervento del Presidente della Provincia di Matera, Francesco Mancini
Signore e signori, autorità civili, militari e religiose,
ritrovarci qui oggi nella nostra splendida città, custode di storia e di memoria, per celebrare l’80° anniversario della Liberazione con la sobrietà che il dolore e il cordoglio dovuti alla scomparsa di Papa Francesco meritano, è un atto di profonda responsabilità e di sentito omaggio a coloro che, con coraggio e sacrificio, ci hanno restituito la libertà e la dignità.
Il 25 aprile non è solo una data sul calendario ma un faro che illumina il nostro presente, ricordandoci il prezzo della libertà e l’importanza di custodirla con cura, giorno dopo giorno. In quel lontano 1945 l’Italia, stremata dalla guerra e dall’oppressione, ritrovò la speranza e intraprese un cammino di ricostruzione morale e materiale, fondato sui valori della democrazia, della giustizia sociale e della pace. Quei valori, sanciti dalla nostra Costituzione, sono l’eredità più preziosa che ci hanno lasciato i partigiani, i militari, gli internati nei campi di concentramento, tutti coloro che hanno resistito con la forza delle idee e con la tenacia delle azioni. A loro va oggi il nostro pensiero più grato e commosso.
Mentre celebriamo questa importante ricorrenza, è fondamentale riflettere su quanto il valore della libertà sia attuale e necessario anche tuttora: la memoria del passato, infatti, non può e non deve rimanere confinata nei libri di storia o nelle celebrazioni annuali. Essa deve interrogarci sul nostro presente e guidare le nostre scelte future. Oggi, purtroppo, assistiamo con crescente preoccupazione a scenari internazionali che richiamano, in modo inquietante, le dinamiche che portarono al secondo conflitto mondiale. Le guerre in corso, le crescenti tensioni geopolitiche, il riemergere di nazionalismi esasperati e di logiche di potenza, ci ricordano quanto fragile sia la pace e quanto sia necessario un impegno costante per il dialogo, la diplomazia e la cooperazione internazionale. Un impegno che trova eco nelle parole di Papa Francesco, instancabile nel richiamare l’umanità alla fraternità, all’accoglienza e alla costruzione di ponti di pace. Il suo appello alla cura del creato, alla giustizia sociale e all’attenzione verso gli ultimi ci sprona a tradurre i valori della Liberazione in azioni concrete per un mondo più giusto e solidale.
Matera, città simbolo di resilienza e rinascita, ci insegna che dalle macerie si può ricostruire, che la cultura e la solidarietà sono motori di progresso e di convivenza civile. Forte di questa lezione, la nostra comunità provinciale è chiamata oggi più che mai a farsi portatrice di un messaggio di pace e di speranza. Il 25 aprile ci ricorda che la libertà non è un dono acquisito per sempre, ma una conquista continua, che richiede impegno, vigilanza e la capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie e alle violenze. Ci spinge a essere cittadini attivi e consapevoli, capaci di costruire ponti anziché muri, di promuovere il rispetto delle diversità e di difendere i diritti umani ovunque essi siano minacciati.
In questo giorno di festa e riflessione rinnoviamo il nostro impegno a custodire la memoria del passato per costruire un futuro di pace, giustizia e prosperità per le nostre comunità e per il mondo intero. In tale contesto il nostro compito deve essere quello di lavorare insieme, come comunità, per costruire un domani in cui la libertà e la giustizia siano garantite per tutti, senza distinzione. Onoriamo il sacrificio di chi ci ha liberato e facciamo in modo che non venga dimenticato, ma diventi fonte di ispirazione per le nostre azioni quotidiane.
Dobbiamo lavorare con passione e unità d’intenti per un futuro in cui la parola “Guerra” sia relegata nei libri di storia e non torni mai più a oscurare l’orizzonte dell’umanità.
Viva il 25 aprile, viva la libertà, viva la Repubblica, viva l’Italia

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