Parafrasando Lino Banfi: se Matera in questi anni avesse avuto tanta appassionata attenzione politica per le sue sorti, come quella che dicono di averne ora con afflato gli oltre 600 candidati che affollano le liste per le elezioni comunali, essa sarebbe –da tempo- una piccola Roma.
Ed oggi vivrebbe una ben altra dignitosa pagina di storia elettoral-amministrativa, adeguata all’essere per davvero “Capitale”, sebbene per un solo anno e sebbene per la sola cultura, ma non della sola Italia, bensì dell’Europa intera. E scusate se è poco!
Ma così purtroppo non è perché la stragrande maggioranza di questa moltitudine di persone che ora si affolla per contendersi i 32 seggi in Consiglio Comunale (non ce ne vogliano) sembrano le comparse di un film di cui non hanno letto nemmeno il copione, scritto da registi che hanno già in mente il loro finale del film. E taluni, forse, anche più di uno a cui acconciarsi. Un film non con una trama unica, ma composto da tanti episodi, scritti ognuno da mano diversa, con un prodotto finale che non potrà che essere incerto. Un film sicuramente non destinato ad ascriversi tra le opere d’arte e sicuramente abbastanza triste.
Nemmeno la enormità della posta in gioco è valsa a spingere il ceto politico ad esserne all’altezza. Semplicemente, forse, perché non lo è! Il che è una conferma, più che una rivelazione.
Ed eccoci qui con la Città costretta ad affrontare uno snodo vitale del suo futuro nel modo peggiore. In uno stato confusionale generale assoluto, indotto dalla sua “classe dirigente” che ha trasferito tout court nelle elezioni amministrative di questa primavera, la propria inadeguatezza ed incapacità a fare sintesi e ad offrire i cittadini proposte chiare e nette su cui esprimersi.
Consegnando all’elettore un compito sovrumano. Quello di districarsi tra centinaia di candidati, la stragrande maggioranza collocati in liste civiche, molte delle quali civiche però non sono perché in realtà espressione di questo o quel partito, di pezzi di partito, figlie di questo o quel “politico”, in un gioco a nascondino che farebbe venir da ridere per il ridicolo in cui sono precipitati gli “strateghi politici de’ noantri” se non ci fosse di mezzo una città e il suo futuro.
Ma tant’è! Ed è con questa cortina fumogena in cui persino le categorie destra-sinistra sono saltate (con presenze promiscue diffuse un po’ ovunque) che “la politica” trasferisce all’elettore la responsabilità di operare quella scelta di una futura buona amministrazione per la Città che essa è stata incapace di confezionare in modo chiaro e leggibile.
Davvero poi tragicomica la vicenda in casa PD, un partito in piena liquidazione. Cosa in verità non specifica della città dei Sassi ma, come le cronache ci raccontano, è condizione diffusa da Genova a Napoli, con i Comuni al voto in Basilicata perfettamente in sintonia con questa diffusa e contagiosa guerra intestina.
Ma per rimanere a Matera, qui il PD presenta un suo candidato Sindaco e una lista con il suo simbolo! Tutto ok? Macchè! Una parte, composita, ha ritenuto del tutto indigesta la ricandidatura del sindaco uscente e si è spostata armi e bagagli su un candidato concorrente (che è stato fino ad un certo punto considerato come candidato ottimale del centro sinistra) sostenuto anche da forzisti e fratelli d’Italia. Un’altra parte sostiene un altro candidato sindaco antagonista che è però considerato di area di centro-sinistra e che apparirebbe come diretta emanazione di taluni dirigenti del PD che ufficialmente sostengono il sindaco uscente. Un’altra ancora che pur sostenendo il candidato sindaco del PD faranno comunque concorrenza alla lista ufficiale del PD avendo promosso, candidandosi e sostenendo altre liste “finte civiche”. Insomma un “bordello” per dirla in modo gentile. Con un “travestimento” considerato normale e giustificabile solo se avvenuto a proprio vantaggio.
Ora di fronte a questo scenario, spurgato con ferocia da una politica degna di questo nome, all’elettore non resterebbe che piangere e mandare tutti a quel paese. In tanti forse lo faranno. Ma per chi non contempla l’ipotesi dell’astensione, non fosse altro per rispetto a chi solo 70 anni fa è morto per darci questo diritto il compito si fa davvero difficile e tetro.
E dovrà utilizzare la campagna elettorale come surplus di riflessione per scegliere, tra ciò che passa il convento, chi potrà alla meno peggio guidare la città nel prossimo delicato quinquennio. Cercando di coniugare al meglio possibile tra proposte in campo, convinzioni ed etica personale.
Con la amara consapevolezza che comunque vada, per Matera, sarà un insuccesso! Rispetto a quello che essa meritava.

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