L’elettore, similmente ad un cliente di una qualsivoglia attività commerciale, ha sempre ragione? E viene rispettato dagli eletti il rispetto degli impegni in base a cui ha richiesto e ricevuto il voto dagli elettori? E politici che governano con un consenso di un numero sempre più esiguo di votanti che assumono però decisioni come se fossero maggioranza nei Paese, quale impatto ha sulla credibilità e legittimità della democrazia stessa? E’ il coacervo di domande che scorrono in questi mesi di numerose competizioni elettorali in Europa e in altre parti del mondo. A seguire pubblichiamo sul tema una riflessione inviataci dal professore Francione Francesco Paolo dal titolo “Il voto e la democrazia“.
“E’ comune usanza ripetere, in ambito commerciale, che < il cliente ha sempre ragione > : non è vero, è una sfacciata captatio benevolentiae messa in atto dal commerciante. S’usa dire anche, al termine di elezioni politiche o amministrative : < L’elettore ha sempre ragione >, ma sembra anche questa una formula per accaparrarsi la fiducia dell’elettore, seppure in vista di future competizioni elettorali. E, quindi, a mio parere, l’affermazione non è vera.
L’elettore ha torto, anzitutto, quando non esercita il suo diritto al voto, qualunque ne sia la motivazione, anche quando mette in dubbio il valore stesso del sistema democratico.
Ma che l’elettore abbia, spesso, torto, faccia gravi errori e sia, quindi, corresponsabile dei danni derivanti dalle sue decisioni, al Comune, al Paese, all’Europa, lo si può verificare meglio analizzando gli eventi del passato.
In Italia nelle elezioni del 1922 Mussolini aveva solo 35 deputati ma il Re gli affidò l’incarico di formare il governo: ebbe la fiducia a grande maggioranza, con 306 deputati a favore e 116 contrari; nelle elezioni del 1924 il cosiddetto listone raccolse il 65% dei suffragi, pur se in contesto di intimidazioni e violenze coraggiosamente denunciate da Giacomo Matteotti.
Nel 1932 Hitler raccolse il 37% dei voti e il Presidente Hindenburg gli affidò il cancellierato e l’incarico di formare il governo: al disastro che ne seguì avrebbe potuto dirsi estranea l’altra metà del popolo tedesco ? Ne dubito.
Bisogna, comunque, dire ai giovani che alle dittature nefaste del secolo scorso si è giunti anche per vie legali.
E oggi? La storia non ripete il passato ma non è difficile scorgere forti analogie nelle vicende attuali, anche se diventa più complicato il discorso di torto e ragione, di merito e demerito.
A mio modesto parere, perciò, gravissime responsabilità avrebbero i leaders e gli elettori francesi progressisti se non mettessero da parte le loro divergenze per bloccare l’avanzata delle destre di Marine Le Pen e di Bardella;
così come, grandi responsabilità hanno avuto gli elettori in Italia, negli ultimi anni, sia per l’alta percentuale di astensione sia per aver dato la maggioranza dei voti alla coalizione di destra: su quella italiana come sulla Destra francese, infatti, pesa un triste passato dal quale, oltretutto, non riescono a prendere le distanze con chiarezza e in maniera definitiva. Ne è prova, in Italia, dopo l’inchiesta Fanpage, il marciume antisemita e razzista che cova nelle giovani generazioni che sposano l’ideologia di destra, più spontanee e sincere a confronto della posa istituzionale che sono costretti a prendere gli adulti.
Le responsabilità maggiori, certamente, non ricadono sugli elettori ma, in Francia, sul Presidente Macron per la sua politica guerrafondaia e poco attenta ai diritti sociali ; In Italia sullo schizzinoso segretario del partito democratico che invece di cercare alleanze per vincere contro le destre, ha steso loro un tappeto rosso rifiutando alleanze con altri partiti progressisti. L’uno e l’altro, Macron e Letta, hanno, infine, responsabilità per non aver saputo creare strategie adeguate per impedire che prevalessero in Parlamento forze politiche che ne auspicano, oggi, lo svuotamento e ieri la cancellazione.
Gravi responsabilità ricadono, penso, sugli elettori che in Israele hanno preferito un governo di estrema destra, non prevedendo il danno che B. Netanyahu avrebbe apportato ai suoi stessi concittadini, programmando la carneficina del popolo palestinese invece di porre le basi per sconfiggere il terrorismo di Hamas.
Responsabilità enormi hanno, infine, gli elettori dell’Europa per le elezioni effettuate nello scorso giugno per il rinnovo del Parlamento: non hanno avuto il consenso sperato quei partiti che mettevano in primo piano la diplomazia e la trattativa per fermare la guerra tra Russia e Ucraina e hanno ottenuto la maggioranza, seppure indebolita, quelle forze politiche che si prefiggono di deliberare nuove sanzioni e furti dei beni depositati dalla Russia in Occidente, -creando un pericoloso antecedente, come afferma Lucio Caracciolo – oltre che invio di armi senza limiti e senza un disegno politico atto a riportare la pace.
La Commissione Europea, nello scorso quinquennio, è apparsa succube della politica del Presidente Usa e del segretario della NATO che praticamente ha dettato le linee di politica estera dell’Europa ingigantendo pericoli ed esaltando la necessità dell’incremento degli armamenti. Con grave detrimento dell’economia europea.
Ma ci si accinge a ridare fiducia alla stessa Presidente della Commissione uscente che non è riuscita a dare all’Europa quel ruolo autonomo che le compete nei tempi difficili che il mondo sta attraversando.
Un allineamento dell’Europa alla politica degli USA tanto più grave quanto più evidente appariva da tempo la fragilità della Presidenza Biden.
Saggezza e lungimiranza vanno riconosciute a quegli elettori che non hanno aspettato di vedere il confronto in TV tra i due candidati alla presidenza USA per accorgersi che la democrazia più grande del mondo non brilla più come si vorrebbe e che una Europa più forte oggi potrebbe darle un valido sostegno.”
Francione Francesco Paolo
3 luglio 2024

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