La libertà di stampa è una cosa troppo seria per essere utilizzata con la superficialità di un bullo da tastiera che nascosto al calduccio protettivo dell’anonimato -pensando di essere al fronte o impegnato in chissà quali indagini sotto copertura- lancia allarmi di pericolo per la stessa, senza uno straccio di prova. Ma questo Anonymus de Bucaletto, può giocare tranquillamente ai suoi war game e lanciare polpette avvelenate nell’agone di una campagna elettorale. E vedere l’effetto che fa. E, infatti, ha ottenuto l’effetto desiderato con diversi politici che hanno amplificato l’allarme, fidandosi evidentemente ciecamente. A chi fa giornalismo mettendoci la faccia tutti i giorni tocca invece verificare le notizie. Specie una come questa. Provando a ricostruire quei fatti che sono stati completamente omessi da chi ha lanciato il sasso in piccionaia. E come lo si fa, non essendo stati testimoni? Contattando i protagonisti o presunti tali. E’ ciò che abbiamo fatto. E nel nostro articolo di ieri che riproponiamo qui sotto abbiamo raccontato ciò che ne è emerso (compreso il link al servizio pubblicato sul sito on line della testata con le interviste effettuate durante la manifestazione in cui sarebbe avvenuto l’episodio denunciato). Con gli interrogativi che la vicenda merita, considerato che abbiamo contattato, l’operatore che collabora con Cronache Lucane ma è tutt’ora silente. Nel mentre sul sito on line di tale testata, ancora questa mattina, si continua a buttare la palla in tribuna senza fornire alcuna prova dell’accaduto. Mettendosi sul petto le medaglie dei vari politici che hanno ritenuto di dover dare credito alla parola di chi gioca a nascondino, senza uno straccio dell’etica che serve a praticare il giornalismo. Ma la vigliaccheria che deriva dallo stare al calduccio dell’anonimato spinge anche a tirare dentro inopinatamente anche l’Ordine dei giornalisti, come il classico cavolo a merenda, farneticando su un suo schieramento, giusto per intorbidire ancora le acque. Qualcuno gli dica di mettere giù il fiasco. E se proprio non gli riesce che metta giù le mani da quell’Ordine di cui -se fosse iscritto- non sarebbe degno di farne parte. Circa la postura di chi scrive su quanto accade nella campagna elettorale amministrativa di Matera, la risata che si deve essere levata dai nostri lettori è in grado da sola di seppellire una tale fregnaccia. Ovviamente, tornando alle cose serie, se fosse accertato un qualsiasi episodio di impedimento all’esercizio libero di cronaca (anche questo ipotizzato) non potrebbe che vederci -come sempre- impegnati a contrastarlo. Ça va sans dire…
Giornalista allontanato dallo staff di un candidato sindaco a Matera? Sarebbe una bufala!
Aggiornamento delle ore 22,38: Ci informano di una nota che Antonio Vigilante, Capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Potenza, con cui critica l’articolo pubblicato in questa pagina, ma che stranamente non ha ritenuto di doverla inviare in primis proprio alla mail di Giornalemio.it. E guarda caso a chi l’ha recapitata? Solo a Cronache Lucane. Nel suo scritto, prendendo a pretesto l’appellativo “Anonymus de Bucaletto” da noi coniato, come appare banalmente evidente, al solo scopo di perculare l’articolista di quella testata che nascosto dietro l’anonimato ha sferrato oggi un attacco del tutto gratuito nei nostri confronti. Vigilante ci accusa addirittura di un “uso improprio e offensivo del nome di Bucaletto, impiegato come simbolo di degrado, marginalità o periferia sociale. Bucaletto non è, né potrà mai essere ridotto a un cliché negativo.” Ma da dove ha dedotto tutto questo (e il resto che ci attribuisce nel suo scritto) il vigile Vigilante? Dove lo avremmo mai manifestato? Gli riesce davvero così difficile capire che l’uso di Bucaletto (poteva essere il nome di un qualsiasi altro quartiere di Potenza, città sede della redazione del giornale nelle cui stanze abbiamo immaginato chiuso al buio a scrivere il nostro anonimo articolista) è meramente funzionale a definire la piccolezza dimensionale dello stesso? Una dimensione fisica, quella un quartiere di una città. Punto. Tutto qui. Niente altro. Ma la domanda nasce spontanea: non è che Vigilante beve dallo stesso fiasco? Nel caso, è al suo commensale che dovrebbe dispensare le lezioni di “etica, responsabilità e rispetto“. Certo che la “libertà di stampa è un caposaldo della democrazia“. Ce lo ricordiamo festeggiando ogni anno quel 25 aprile del 1945.

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