mercoledì, 26 Marzo , 2025
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La mission impossible del M5S di Basilicata: rimettere il dentrifricio nel il tubetto

Abbiamo atteso con interesse che il M5S di Basilicata esplicitasse la propria posizione in merito alla difficile vicenda della definizione di una alleanza che possa contendere il governo regionale al centrodestra. E, in verità, pensavamo che -rilevata la infantile incontinenza chiorazziana del PD- provasse ad ergersi quale risolutore di quel passo falso, spostando in avanti la situazione. Ed invece?  Sembra si candidi alla classica “fatica di Sisifo” volendo spingere un masso fino alla sommità di un monte dal quale questo rotolerà inesorabilmente a valle, costringendo a ricominciare tutto da capo. Ma rendendo, oramai, inutile l’impresa. Certo che il PD ha sbagliato a sposare Chiorazzo, oramai l’ha capito, e non a caso ha poi ripiegato sulle primarie per la scelta definitiva. Certo che bisogna “costruire una coalizione progressista, che sia in grado di combattere la destra con progetti, programmi e interpreti credibili. Un progetto, quello di radicale rinnovamento per la nostra regione, guidato da una figura che tenga uniti tutti i soggetti in campo.” Ma non si può prescindere da ciò che già è in campo. Sicuramente non lo si può cancellare, ma si può implementarlo con proposte migliori o quantomeno competitive. E allora, certo, accelerare sul programma che definisca i “progetti e programmi” (che al momento non se ne vedono) e poi, se davvero ce ne sono, passare alla individuazione degli “interpreti credibili“. Ma se davvero questi ultimi ce ne sono, e siamo convinti che ve ne siano nella società lucana, perchè tanta paura a sottoporli al gradimento di quelli che poi nelle urne dovranno votarli? Se davvero esiste una figura forte e candidabile in grado di tenere “uniti tutti i soggetti in campo“, davvero si pensa che possa essere messa in pericolo da primarie di coalizione, causa qualche “strumentalizzazione“? Ciò equivale ad ammettere che una siffatta candidatura, quantunque possa tenere insieme i commensali del tavolo, non sarebbe in grado di reggere alla prova delle primarie di coalizione. Ma se così fosse, quale sarebbe la sua sorte nelle elezioni vere e proprie?  Lasciamo l’interrogativo a Lomuti & C., quantunque non sia così difficile da risolvere. Nel frattempo a seguire potete leggere la sua nota  con cui viene esplicitata la posizione del M5S in merito: rimettere il dentifricio nel tubetto.

Il M5s – scrive Arnaldo Lomuti, Coordinatore regionale M5S – vuole costruire una coalizione progressista, che sia in grado di combattere la destra con progetti, programmi e interpreti credibili. Un progetto, quello di radicale rinnovamento per la nostra regione, guidato da una figura che tenga uniti tutti i soggetti in campo. Ed è proprio con questo spirito che, ieri, abbiamo convocato e partecipato al tavolo di coalizione, scevro da veti e da imposizioni.
Alla proposta del PD di procedere con le primarie, abbiamo risposto da tempo di NO. E lo abbiamo fatto sulla scorta di numerose ragioni. Tra tutte: il metodo delle primarie, talvolta utilizzato dal PD, si espone a facili e possibili vizi e intromissioni. Se è pur vero che il MoVimento utilizza le primarie per individuare i propri candidati, questo avviene in un perimetro chiaro, interno e al riparo da facili strumentalizzazioni. Inoltre la richiesta del PD sul metodo primarie di coalizione è improponibile visto che ad oggi non esiste alcuna coalizione, in assenza di un metodo condiviso. Ritenendo questa proposta poco rispettosa di tutti i soggetti al tavolo e avendo registrato la contrarietà alla primarie di almeno la metà dei presenti, il M5s ha avanzato la propria proposta, ossia quella di provare ad adottare anche in Basilicata il metodo simile a quello utilizzato in Sardegna. Segno, anche questa volta da parte del M5s, di un’apertura costruttiva verso il Partito Democratico.
Il suddetto metodo consiste, in buona parte, nella elaborazione collegiale e democratica di un documento che definisca i criteri con cui individuare la figura del o della candidata Presidente. Cioè – senza mortificare nessuna delle forze politiche al tavolo, anzi rendendole protagoniste – si chiede loro di ragionare insieme sui requisiti che deve possedere la figura che andrà a rappresentare tutta la coalizione. Un metodo che unisce e non divide le forze di coalizione che non può e non deve essere interpretato come veto verso qualcuno o come imposizione verso quei partiti con i quali si vuole provare a percorrere insieme un percorso di unione e che meritano assoluto rispetto. Riteniamo che il suddetto metodo possa ripristinare orizzontalità e democrazia all’interno della coalizione; consentire a ciascuno di sentirsi rappresentato dal progetto in costruzione e permetterci di arrivare a trovare una figura che aggreghi ed entusiasmi, qualità che riteniamo prioritarie per la sua individuazione.”

Metodo Sardegna o Primarie: il busillis del centro sinistra lucano!

 

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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