sabato, 24 Maggio , 2025
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La grande ambizione di Roberto Cifarelli: vittoria al primo turno e sindaco per 10 anni.

Con le spalle all’affaccio sui Sassi di Piazzetta Pascoli Roberto Cifarelli, candidato Sindaco di Matera, dinanzi ad un nutrito gruppo di candidate, candidati, dirigenti politici e supporter, ha declinato “la grande ambizione” di questa avventura sua e della composita coalizione che si è formata al termine di un percorso che ha visto aggiungersi, sino all’ultimo compagni di viaggio da ogni dove. Ha prima presentato i rappresentanti delle nove liste che lo sosterranno in questa corsa e dai cui pur brevi interventi è emersa la convinzione di farcela al primo turno, senza la necessità del ballottaggio (una convinzione più che legittima, considerate le numerose e variegate candidature attratte intorno a questa avventura). Quindi ha poi svolto un lungo ed orgoglioso intervento iniziato con la enfasi di quella che ha definito “una nuova primavera” che sarebbe già iniziata a Matera con le primarie, a fronte  di “un inverno durato troppi anni“. Quelle primarie dei giovani che hanno “rotto gli schemi” ed incoronato proprio lui che pur viene da così lontano, come ha ricordato, e con una solida e lunga storia politica iniziata con il sindaco Mario Manfredi (1994/1998), maturata -ha detto- dal di dentro di “una ortodossia politica, che mai mi avrebbe consentito di essere qui in questo momento.” E che pertanto ha deciso in questa occasione di bypassare, pur non mancando di dolersi del fatto che in “questa nuova primavera, purtroppo dobbiamo prendere atto che c’è una crisi, una crisi della politica, una crisi dei partiti.” Parole che non essendo pronunciate da un civico qualsiasi, ma da chi è stato/è parte attiva di questa politica e di questi partiti con ruolo di primo piano, risulterebbero a chiunque quantomeno sorprendenti. Ma non quando il piano della ratio di questa operazione elettorale viene completamente traslata, come dal tenore dell’intero intervento, sulla materanità come collante in grado di annullare tutte quelle differenze politiche plateali e note che si consumano ancora in queste ore e che non smetteranno di esistere. E che non hanno smesso di esistere plasticamente nemmeno dinanzi a Cifarelli, dove c’erano Piero Lacorazza e Michele Casino che solo poche ore fa nel consiglio regionale hanno votato chi per la maggioranza di centro destra e chi contro. E poi Luca Braia di Orgoglio Lucano che sostiene Bardi e un Donato Macchia editore e sostenitore di BaCC di Angelo Chiorazzo posizionato dalla parte opposta. E si potrebbe continuare.

Ma questa contraddizione, rilevata dai soliti cronisti, bisogna riconoscere che è in questa operazione ben condotta la si è riuscita dissimulare alla grande, sino a farla passare in cavalleria.  Abilità che consente la convincente narrazione di una impresa presentata, per altro anche a costo di sacrifici personali (il dover lasciare il seggio di consigliere regionale per la fascia tricolore da sindaco, dice Cifarelli), in nome dell’interesse supremo di Matera. Impresa che -ha aggiunto Cifarelli con palese commozione e sguardo ricolto ai sottostanti rioni- dimostrerebbe  “se mi eleggerete sindaco, che in questa città esiste l’ascensore sociale di chi, partendo da Calata Ridola, sfollato, con la propria famiglia, in un quartiere popolare di Serra Venerdì, in un percorso lunghissimo di riscatto dalla povertà, diventa sindaco di questa città”. Un riscatto nel riscatto. La realizzazione di un sogno personale del candidato sindaco che ha proseguito promettendo come la cifra della propria futura amministrazione sarà quella della “partecipazione“, comunicando che “Il primo atto che approverà il consiglio comunale guidato da Roberto Cifarelli sarà il regolamento per la partecipazione.  E’ quindi seguita una elencazione dei problemi della Città che verranno affrontati nei prossimi cinque/dieci anni: dalle scuole, alle strade, alla cultura, al turismo, alla Biblioteca provinciale. Sino alla sanità e alla viabilità di collegamento con il resto del mondo. Un programma vasto e completo, che tiene dentro tutto. E pertanto condivisibile da chiunque. Un programma che se venisse un giorno davvero realizzato farebbe felici i materani tutti, di qualsiasi colore (compreso quelli che ancora ostinatamente non si sentono smacchiati). Questa prima manifestazione si è quindi conclusa con l’entusiasmo dovuto ad una impresa che pur con con i chiaroscuri evidenti è fortemente motivata oltre che dall’ovvio “Matera è Matera“, dal motto arboriano “bisogna vincere e vinceremo“. Una possibilità altamente probabile e che pone in capo a Roberto Cifarelli i favori del pronostico. Con quale squadra governerà? Per quella ci sarà da attendere i voti alle liste. Per cui la competizione è solo all’inizio.

A seguire, proponiamo per chi volesse, una buona parte dell’intervento proferito da Roberto Cifarelli: “Nonostante il tempo non sia dei migliori, ma già con le primarie, in questa città è iniziata una nuova primavera, una nuova primavera che ci fa mettere alle spalle un inverno, un inverno che è durato troppi anni, che ha lasciato che questa città non fosse amministrata e governata come merita e c’era bisogno di qualcuno che rompesse gli schemi. Guardate, io sono qui oggi in maniera un po’ sorprendente per quella che è stata la mia storia politica molto lunga, che è cominciata con Mario Manfredi, che voglio ricordare,  un grande sindaco di questa città, che ci ha insegnato cosa significa fare l’amministratore nell’interesse della città, l’etica, l’etica pubblica, la morale, la correttezza, il rispetto dei cittadini, il rispetto dei dipendenti comunali, il rispetto dei ruoli. Ebbene, questo lungo percorso, direi dentro una ortodossia politica, mai mi avrebbe consentito di essere qui in questo momento.
Se sono qui in questo momento è perché c’è stato qualcuno, qualcuna, che ha deciso di rompere gli schemi, che ci hanno detto, le ragazze e i ragazzi, che non è importante il prodotto finale, cioè chi sarà il candidato sindaco, che ovviamente ha la sua importanza, ma che è importante il processo, come si arriva a determinare chi sarà la personalità che guiderà la città nei prossimi anni. Ci interessano i contenuti, ci interessa il destino di questa città, ci interessa cosa vogliamo fare per questa città. E poi vediamo chi lo fa e con chi lo fa.
E purtroppo, purtroppo lo dico con rammarico proprio per la mia storia, ma anche per la storia di altri amici che sono qui e che ringrazio ovviamente per il contributo che stanno dando in questa nuova avventura, in questa nuova primavera, purtroppo dobbiamo prendere atto che c’è una crisi, una crisi della politica, una crisi dei partiti. Ci sono partiti che decidono a Roma chi deve essere il candidato di Matera, che toglie un elemento all’ultimo minuto per metterne un altro secondo logiche non comprensibili ai cittadini. Ci sono alcuni che decidono di essere migliori di altri e che decidono di candidarsi facendo proprie liste.
E ci sono altri che si riuniscono, si riuniscono, si riuniscono, si riuniscono per parlare di perimetro, di area, di superficie, di volume, e dentro questo volume non c’è niente. E allora c’è chi con il proprio entusiasmo, con la propria voglia di dare un contributo alla città, con la propria determinazione, la cazzimma delle ragazze e dei ragazzi, dei giovani per Matera, Matera per i giovani, che dicono non ci stiamo. E chi fa politica ha il dovere di ascoltare cosa si muove nella propria città, nella propria comunità.
Chi fa politica per bene. Chi è sordo, chi è cieco e chi è muto si chiude in una stanza e pensa di essere autoreferenziale. Io e gli altri amici e amiche che abbiamo deciso di partecipare alle primarie abbiamo detto che lì è la politica, lì è il futuro di Matera, con le ragazze, con i ragazzi e non nelle case chiuse.
E quindi se sono qui e non è perché l’ho deciso io, non è perché l’ha deciso qualcuno per me, ma è perché l’avete deciso voi con le primarie. 5082 cittadine e cittadini che in una domenica sera siete venuti a votare. 5082, un risultato inaspettato.
Luca, noi ce l’aspettavamo 3.000, 3.500. Quando abbiamo visto invece le cittadine e i cittadini che venivano con il sorriso sulle labbra abbiamo capito che questa è una città davvero straordinaria che ha tanta voglia di partecipare alla vita e al futuro di questa città. Non ci siamo addormentati, non ci siete addormentati, fortunatamente. E questo sarà il leitmotiv dei prossimi 5 anni di amministrazione, la partecipazione, la condivisione.
Vi verremo a chiamare casa per casa perché le decisioni non si prenderanno al sesto piano di Via Aldo Moro, ma si prenderanno nelle case dei cittadini attraverso il metodo democratico. Guardate, questo è un impegno solenne che assumiamo tutti noi che abbiamo sottoscritto un patto. Noi con le nostre sensibilità, diversità, che sono ricchezza, la contaminazione che abbiamo cominciato a mettere in atto dall’Hackathon, dal 23 di marzo, quando le ragazze e i ragazzi decisero rispetto al processo che bisognava decidere insieme cosa serve alla città.
Abbiamo cominciato. Dico che è stata un’esperienza molto bella, molto positiva e lo sarà ancora, a contaminarci, a discutere e non a trovare compromessi, che è una parola anche nobile se vogliamo, ma noi siamo stati bravi a trovare la sintesi, il punto più alto di mediazione nell’interesse esclusivo della città e così continueremo per i prossimi cinque anni. Abbiamo rotto gli steccati, rotto gli argini, rotto le consuetudini della politica,  abbiamo messo in campo una coalizione larga, ampia, democratica, civica, riformista, liberale, perché questa città deve andare avanti, non deve fermarsi come purtroppo è accaduto. Per me è stato anche esaltante, ma è anche un sacrificio personale.
Sono consigliere regionale al terzo mandato e devo sempre ringraziare tutte le cittadine e i cittadini che in questi anni mi hanno con il loro voto, con il consenso, dato la possibilità di esprimermi al massimo livello regionale, anche facendo l’assessore alle politiche di sviluppo di questa regione, con qualche risultato. Per me non è stato semplice accettare, perché devo lasciare un incarico importante per lavorare come ho già fatto in tempi passati, in quegli anni tumultuosi, esaltanti e vincenti, con Salvatore Adduce, sindaco, nella mia posizione di Capo di Gabinetto, quando riuscimmo a raggiungere lo storico risultato di Matera Capitale Europea della Cultura. Furono anni di intenso lavoro, da mattina alle 8 in Comune fino alle 23 in Comune, tutti i giorni.
Una fatica, ma una fatica bella, virtuosa, entusiasmante, che ti forma e ti dice che questa è la politica, questo è il servizio per una comunità, quindi lascio Potenza molto volentieri per fare il sindaco di Matera, per fare il vostro sindaco, il sindaco di una comunità eccezionale, che dimostrerà, se mi eleggerete sindaco, che in questa città esiste l’ascensore sociale di chi, partendo da Calata Ridola, sfollato, con la propria famiglia, in un quartiere popolare di Serra Venerdì, in un percorso lunghissimo di riscatto dalla povertà, diventa sindaco di questa città. Questa è Matera, ce la possiamo fare tutti, ovviamente ci candidiamo per fare cose importanti, avremo modo durante il corso della campagna elettorale di parlare in maniera approfondita dei temi del patto che abbiamo sottoscritto con le ragazze e i ragazzi, con gli altri candidati delle primarie, a cui si sono aggiunti a dimostrazione dell’entusiasmo altri amici ed amiche che si sono presentati prima con le proprie liste. Una coalizione che è cresciuta proprio perché c’è entusiasmo intorno a questo metodo e a questo processo, e forse anche intorno alla mia persona.
Tre B caratterizzeranno la nostra azione di governo. Il patto con i giovani e con la città. I giovani non vanno delusi, non vanno traditi, vanno assecondati. Patto. Principi. Principi irrinunciabili.
Noi siamo città della pace, noi siamo città antifascista, noi siamo la città del 21 settembre 1943, noi siamo Civitas Mariae. Poi prassi. L’ho detto prima, la nostra prassi sarà la partecipazione.
Il primo atto che noi approveremo, quando si dice quali sono, cosa farai nei primi cento giorni. Noi nei primi cento giorni faremo una cosa, ma la faremo già in questi trenta giorni. In questi trenta giorni circolerà e discuteremo del regolamento per la partecipazione.
Guardate, sembra un atto burocratico, ma è un impegno politico vero, perché la prassi per noi sarà la partecipazione. Il primo atto che approverà il consiglio comunale guidato da Roberto Cifarelli sarà il regolamento per la partecipazione. Nei giorni scorsi sono stato in Comune, ho fatto il giro dei sei piani, sono partito dal quinto a dire il vero, al sesto non ci sono andato, un po’ per questioni di scaramanzia, un po’ perché ci sono meno lavoratori lì.
C’è lo staff del Commissario prefettizio in questo momento. Sono partito dal quinto e sono sceso giù, ho incontrato le dipendenti e i dipendenti, le collaboratrici e i collaboratori del Comune di Matera. Sono tutte persone valide, molti sono nuovi assunti perché c’è stato un ricambio generazionale.
Ecco, bisogna come prima cosa organizzare, mettere a punto la macchina amministrativa, perché senza l’efficienza e l’efficacia della macchina amministrativa i progetti rimangono progetti, non saranno mai attuati. E attenzione, anche qui la cifra dell’amministrazione sarà il sorriso. I dipendenti e gli dipendenti comunali devono tornare a lavorare al Comune di Matera per il piacere di farlo e non soltanto perché devono.
Metteremo loro nelle condizioni di lavorare con tranquillità, con serenità, sapendo che non sono i miei obiettivi ma i nostri, i loro obiettivi, quindi saranno tutti al servizio della città. E cosa dobbiamo fare in questi cinque anni? Lo dico con una battuta. Io farò il sindaco dieci anni.
Non è una minaccia. Non farò il sindaco fino al 2035, farò il sindaco fino al 2030, ma farò il sindaco dieci anni perché nei prossimi cinque anni dobbiamo riprendere il discorso che si è interrotto di Matera 2019, la legacy. Perchè un po’ la pandemia, un po’ l’inconsistenza di chi ha guidato questa città, ha interrotto quel sogno.
Dobbiamo fare in modo tale che il nostro posizionamento internazionale torni a essere tale. E questo lo si fa con la copartecipazione, coprogettazione, rendendo protagonisti i soggetti della cultura materana. E lo si fa facendo diventare il turismo un settore industriale, facendogli fare un passo in avanti rispetto all’organizzazione che ha avuto fino a questo momento, che deve essere e deve continuare ad avere la spinta dei privati, degli imprenditori, perché l’amministrazione comunale deve sapere assecondare e guidare il coltivore.
Quindi coproduzione e coprogettazione dal punto di vista culturale. (16:46) Matera deve mettere a disposizione i propri beni comuni, deve farlo attraverso una regolamentazione, ma aprendo tutti gli spazi che in questa città sono ancora chiusi. E ci dobbiamo occupare, lo dico a Pasquale Doria, che è più alto e quindi lo vedo meglio degli altri, di far tornare la biblioteca comunale a svolgere un’unione importante in questa città.
E’ vergognoso quello che è successo al nostro patrimonio culturale, è vergognoso. E dobbiamo rimettere in funzione i teatri, il Quaroni è quasi completo, al Duni si sta lavorando, il Kennedy anche esso vedrà la ripresa dei lavori a breve, gli spazi associativi. Dobbiamo mettere in ordine le scuole, i luoghi importanti della crescita dei nostri figli.
In questo giro che ho fatto innanzitutto a Serra Bernardino, il mio quartiere, sono stato alla scuola Nitti dove adesso ci sono 48 classi, dopo un periodo di abbandono. Però la scuola è fatiscente, ha bisogno di manutenzione, i nostri figli, le nostre bambine, i nostri bambini devono poter scegliere i spazi adatti, normali, moderni. … “

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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