L’arrivo di Elly Schlein alla guida del PD è arrivata -per molti- come una ventata di aria fresca in un partito (mai diventato tale) che ha deluso tutte le aspettative di chi lo ha voluto far nascere (tranne di chi lo ha visto come strumento di permanenza al governo, a prescindere) e si è sempre più impaludato in una guerra tra condomini a difesa del proprio valore millesimale da esercitare nelle relative assemblee decisionali (candidature e postazioni varie). Il suo successo alle primarie aperte, che hanno capovolto l’esito di quelle precedenti tra i soli iscritti, è stato dovuto in larga parte al voto di chi del PD non ne faceva (più) parte, ma che comunque vedono in questo corpaccione l’unico strumento praticabile per una qualche esistenza in vita di una qualche indefinita sinistra…che non c’è più. Sono loro la vera forza di Schlein se per davvero essa vorrà imprimere una sterzata (ammesso che sia per davvero ancora possibile) a questo ancora indefinito agglomerato che presidia il campo progressista. In Basilicata la Schlein ha subito attacchi anche feroci, proprio dall’interno del PD, durante la infelice gestione della scelta del candidato alla presidenza della giunta regionale, ovviamente da parte di chi -dimenticandosi di essere dirigente di un partito, si era subito spiaccicato sull’angelo venuto caduto dal cielo- si è visto sottrarre il bambolotto. E’ proprio per contestare questa ingenerosa rappresentazione della segretaria nazionale del PD e del lavoro che essa sta svolgendo che Mimì Deufemia, uno di quelli che da San Mauro Forte senza essere iscritto al PD ha contribuito a quel “nessuno ci ha visti arrivare” di Schlein, ha scritto la nota che segue.
LA COLPA DI DI ELLY
“Da ragazzo e fino al crollo del Muro sono stato un fiero militante del Partito Comunista Italiano.
Sono cresciuto a pane e politica.
Negli anni a venire, ho fatto fatica a riconoscermi in una sinistra che ha replicato quanto di negativo è entrato nelle viscere del paese.
Partiti privi di identità hanno messo in fuga pezzi significativi del loro blocco sociale.
Partiti freddi non hanno più trasmesso la speranza per il futuro.
Leader con stili di vita lontani dalle persone che si diceva di voler rappresentare.
Ho preferito, pertanto, lasciar perdere pur conservando un attaccamento e un ancoraggio ai valori della sinistra.
Negli ultimi anni accadono due fatti nuovi.
La vittoria della destra alle ultime elezioni dimostra che le aberrazioni della storia ritornano, seppur in forme diverse, tutte le volte che si è in presenza di un degrado politico e morale.
A sinistra, dopo la sconfitta, la guida del partito più importante passa nelle mani di una giovane donna.
Elly Schlein riesce a trasformare la stanchezza e la sfiducia in una rinnovata passione.
Riesce a parlare al cuore di un popolo orfano e smarrito.
Avvia una sfida da far tremare i polsi.
Salario minimo, sicurezza sul lavoro, lotta alle mafie, diritto alla salute, scuola pubblica, difesa del pianeta, solidarietà verso gli ultimi.
Parole sepolte nel Pantheon della sinistra vengono riesumate.
Si torna nelle fabbriche e nei luoghi della marginalizzazione.
Da sola, però, Elly non ce la può fare.
E’ necessaria una spinta dal basso.
Recuperare un sentire comune.
Costruire un nuovo alfabeto di valori.
Il cambiamento non piace a tutti.
Quando si toccano i fili del potere diventa ancora più complicato.
Un lavoro ai fianchi tende a indebolirla.
Elly Schein viene rappresentata come la ragazzina ingenua e sprovveduta, capitata lì per caso.
Incapace di farsi capire quando parla.
Lei non demorde.
Fabrizio Barca ha osservato che gli attacchi alla Schlein provengono da quella parte del mondo politico che con lei rischia di saltare.
Oliviero Toscani ha scritto che :
“Elly Schlein non viene capita perché nell’Italia di oggi funzionano gli urlatori, i demagoghi, gli opportunisti. Lei, invece, è dolce, educata, preparata”.
La sua colpa è credere che sia ancora possibile costruire una comunità capace di riappropriarsi di parole come povertà, sfruttamento, giustizia sociale, pronunciate solo da un vecchio signore che di mestiere fa il papa.
Il tempo ci dirà se, al termine di una lunga notte, sarà possibile riaprire una partita che sembrava irrimediabilmente chiusa.
Ci vorrà tempo, molto tempo per fare in modo che, anche a sinistra, la politica ritorni ad essere un servizio verso gli altri.
Ci sarà molto da lavorare affinchè la prima persona singolare ritorni a cedere il posto al “noi” come identità collettiva.
Elly ci sta provando.”

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