“Il tempo passa e la processione non cammina….” recita un vecchio adagio popolare (la cér s’ stréusc e la pr’cssion non camen) che sicuramente è sulla bocca degli elettori di quello che oramai non riesce più nemmeno a definirsi: centro sinistra, campo largo, campo giusto….campa cavallo. Ed in effetti, non finisce di stupire questo far trascorrere invano quel tempo che sarebbe stato utile a definire -a tempo debito- contenuti, coalizione candidati. A fronte di un governo regionale uscente litigioso e che è confluito sulla riconferma di Vito Bardi dopo che lo stesso è stato ritenuto (da Lega e FdI) non idoneo allo scopo e non il loro candidato preferito. Insomma, punti a favore che avrebbero consentito di combattere e battere il generale, anche con una mano legata dietro la schiena. Ma quella che Bardi si ritrova di fronte appare ogni giorno di più essere una grande armata Brancaleone. Di una inconsistenza tale da candidarsi ad una sconfitta sicura. Infatti, il campo a lui avverso, oltre ad essere partito con estremo ritardo rispetto ad un appuntamento non certo giunto a sorpresa, non solo non ha verificato chi fosse interessato a stare insieme e a discutere perchè e per cosa, ma si è messo per giunta il cappio al collo di un ingombrante auto-candidato indigesto ai più. Il risultato? E che a 10 giorni dalla data di presentazione delle liste (22 e 23 marzo) la confusione regna sovrana. Non è stato ancora stabilito il candidato alla presidenza della giunta, non ci sono incontri sul programma, possibili compagni di viaggio che si stanno piano piano staccando…. addirittura verso il campo avverso. Un capolavoro! E chi l’avrebbe detto! Il centro destra ha fatto il regalo di ricandidare Vito Bardi, oggettivamente il più debole e quindi un punto a favore del campo avverso, ma “l’effetto chiorazzo”, come uno tsunami (alimentato maldestramente da chi pur avendo esperienza politica alle spalle appare essere sorprendendemente un apprendista stregone), sta spazzando via questo vantaggio. E non solo. Sta spazzando via quel residuo di credibilità della classe politica che governa i partiti in campo. Persino di quella ai piani più alti, quelli romani. Tutti in balia di un personaggio palesemente in preda ad un eccesso di vanagloria. Un imprenditore (con danaro pubblico) che ha stabilito la sua “discesa in campo“, ovviamente per il bene della Basilicata, con un palese conflitto di interesse per l’incarico a cui si candida (ma delegherà tutto al fratello, tranquilli), dunque in una sorprendente replicazione, in miniatura, di ciò che fece il defunto cavaliere. Un berlusconismo di ritorno debordante anche nel campo tradizionalmente a lui avverso dove ammalia orde di politici, sindacalisti e persone semplici che avrebbero dovuto, almeno teoricamente, avere ben altre pulsioni. Ma tant’è e, come il gatto gioca col topo, Angelo Chiorazzo, sta lì con il suo perenne sorriso sornione ad attendere la resa di chi sta dimostrando di non essere in grado di andare oltre di lui. E’ roba di ore. Ma lui ha già vinto la prima mano della partita. Vincere la seconda sarà un pò più complicato. Dalle macerie in genere non è che si possa raccogliere granchè. E questo vale anche nel caso, che sembra oramai remoto, di un coniglio tirato fuori dal cappello all’ultimo miglio. Magari su sua indicazione e/o pretesa. C’è un forte odore di frittata in giro….e non è quella buona che si fa di solito dalle nostre parti.
(La Repubblica di oggi)

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