Ieri a Roma, in una giornata disturbata dalla intermittente pioggerellina marzolina, si è svolta la ennesima manifestazione di quella parte degli italiani che chiede, a chi può decidere di farlo, un: cessate il fuoco e parlatevi. Ovunque, a Gaza come in Uncraina. Un corteo, con migliaia di persone che hanno fatto centinaia di chilometri per esserci. Come sempre gioioso, anche se certamente con tanta rabbia palesata per la strage in corso (con le armi, con la distruzione di ospedali con un isolamento barbaro che impedisce l’accesso di cibo e medicinali) a Gaza contro donne e bambini che non hanno fatto nulla, non hanno nessuna colpa, se non quella di essere palestinesi. Da quel palco allestito ai Fori imperiali, non hanno preso la parola i leader delle sigle che hanno organizzato l’evento, ma docenti, studenti, giornalisti, medici e personalità del mondo dello spettacolo, con contributi video direttamente dalla Palestina. Interventi, brevi, appassionati, intensi. Tra essi (che potete ascoltare nel video che segue) ci piace riprendere quello di Fiorella Mannoia che ha citato le parole di Edoardo Galeano, il quale evidenziava come: “Nessuna guerra ha l’onestà di confessare che: io uccido per rubare! ” E specificanco che “Le guerre invocano sempre motivi nobili. Uccidono in nome della pace, in nome di dio, in nome ella civiltà, in nome del progresso, in nome della democrazia. E se ci sono dubbi, se tante menzogne non bastano, ci sono i grandi media pronti ad inventare nemici immaginari per giustificare la trasformazione del mondo in un grande manicomio ed in un grande mattatoio. I padroni del mondo sono pazzi, innammorati della morte che hanno trasformato il mondo in un luogo in cui ogni minuto, 60 secondi, 10 bambini muoiono di fame e di malattie incurabili. Ed ogni minuto, 60 secondi si spendono 3 milioni di dollari per l’industra militare che fabbrica morte. Le armi richiedono guerre e le guerre richiedono armi. Noi dobbiamo chiederci per quanto tempo, fino a quando la pace sarà nelle mani di chi fa il bussines con la guerra? Fino a quando continueremo a credere che siamo nati per lo sterminio reciproco e che lo sterminio reciproco è il nostro destino? Ormai il 90% dei morti sono civili. Tutte le guerre si possono fermare se c’è la volontà di farlo.” Insomma, le guerre non accadono per caso, anche se vengono ammantate da ragioni le più disparate per giustificarle. E non sono ineluttabili. Tutt’altro! (Nel video, l’intervento degli studenti al minuto 2.06.57, seguito da quello di Fiorella Mannoia da 2.17.51).
E sulla stessa lunghezza d’onda, nella stessa giornata di ieri, sempre da Roma, sono vibrate le ennesime parole di Papa Francesco. Questa volta ancora più chiare e nette. Contro la follia di chi vorrebbe far continuare in eterno la carneficina in Ucraina, nonostante fosse chiaro sin dall’inizio la disparità delle forze in campo e la impossibilità di una vittoria alimentata ad arte da chi sul campo di battaglia non ci va. E oggi lucra sul consumo delle armi e domani lo farà sulla ricostruzione di quanto contribuito a distruggere. Durante una intervista alla RadioTelevisione svizzera (RSI), alla domanda del giornalista Lorenzo Buccella: “In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?”. Il Papa risponde: “È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”. Ecco, bisogna pensare alle persone in carne ed ossa che stanno lì sotto quelle bombe. A salvarne quante più e possibile dalla follia umana e dagli interessi in campo che la alimenta. E per farlo serve sempre di più che si esca tutti dai propri comodi gusci, dalle proprie case, non facendosi condizionare dalle proprie comode abitudini e si scenda in piazza, sempre di più, mettendoci anche il proprio corpo, oltre che il pensiero. La battaglia per una cultura della pace è oramai uno dei cardini di questa fase storica, in fondamentale per chi è già in uno scenario di guerra, ma anche per chi ancora non lo è, ma potrebbe precipitarci prima di quanto si pensi se non verrà imposto a chi governa di fermarsi ed imboccare un’altra strada. Per cui quando si organizzano manifestazioni nella vostra città, quando si mettono a disposizione bus per partecipare a quelle che si svolgono a Roma, non giratevi dall’altra parte. Perchè quando qualcuno, un figlio magari, un giorno vi chiederà dove eravate voi quando si poteva fare qualcosa…..potrete rispondere: io c’ero!

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