martedì, 24 Giugno , 2025
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Il “comizio d’amore” di Cifarelli per una Matera che sente già sua…

Il “comizio d’amore” annunciato dal candidato sindaco Roberto Cifarelli è iniziato -ieri sera in Piazza Vittorio Veneto a Matera- mutuando le parole usate dal nuovo Papa ad inizio pontificato (“la mia missione è amore e unità”), e affermando che “amore e unità, è anche quello che spinge noi in questa campagna elettorale, che spingerà noi nei prossimi 5 anni di amministrazione.” E si è concluso con una sorta di preghiera laica alla città in cui il claim Matera è Matera è stato declinato in innumerevoli accezioni (e per la cadenza con cui è stata declamata, mancava solo un “amen” finale, come è stato osservato scherzosamente da chi ascoltava). Nel mezzo -attorniato da numerosi giovani che esibivano cartelli per la pace- c’è stato l’opportuno richiamo alla drammatica situazione in cui “bambine e bambini, famiglie e anziani sono ridotti alla fame e muoiono ogni giorno, fermate la guerra, fermate la guerra, fermate la guerra in Palestina, in Ucraina e in qualunque parte del mondo, pace, pace, pace.” Cifarelli ha poi spiegato che ha voluto assegnare questo titolo alla manifestazione perchè, ha detto “Come Pasolini sono convinto che vada fatta una ricerca profonda sull’amore che i cittadini nutrono ancora per la nostra città” e sempre “Come diceva Pasolini, cercando tra le persone – ha aggiunto– mi sono ritrovato davanti a del materiale nuovo, pieno di straripante concretezza. Le persone, le cittadine e i cittadini sanno cos’è il giusto, sanno cos’è il vivo e quello che importa. Ho trovato in città una ricca diversità ed è di questa diversità di cui abbiamo bisogno. È il confronto con l’altro, con ciò che è diverso da noi, che ci fa crescere come individui e come società.” Insomma, una ennesima declinazione della bontà di quella “contaminazione” con compagni di viaggio così diversi e opposti fra di loro (politicamente parlando) con cui si accompagna e che costituisce il cuore della critica che gli viene rivolta dai suoi competitor. Una accusa talmente avvertita che, manco il tempo di dire che “Noi vogliamo parlare in questa campagna elettorale solo della città, dei suoi problemi e delle sue opportunità. Le polemiche strumentali non ci interessano, noi non siamo contro nessuno.“, che si è lanciato in una giustificazione proprio di quella scelta così dissonante con la propria storia e militanza partitica che sarebbe avvenuta perchè: “I cento ragazzi ci hanno detto che non puoi scegliere più il candidato sindaco in una stanza… Perché i partiti del centro-sinistra non hanno subito accolto la loro proposta…Per quale paura? Per la paura del cambiamento? Noi siamo il cambiamento.”). Oltre che ad un attacco frontale ai suoi denigratori, parlando con interposta persona dei soliti “cento ragazzi” che “ci hanno detto che non puoi candidarti a sindaco se sei rancoroso e magari dopo esserti guardato allo specchio. Perché se hai una storia controversa nella sinistra, poi a destra, sempre sul carro del vincitore negli ultimi dieci anni, non c’è nessuno che può dare lezioni di coerenza a noi e a nessun altro.” E ancora “Dovete spiegare perché siete stati col centrosinistra, avete sfasciato il centrosinistra, siete andati col centrodestra, avete sfasciato il centrodestra, siete stati quattro anni al governo della città insieme al Movimento 5 Stelle, avete avuto assessori e per ultimo anche il Presidente del Consiglio e adesso non state insieme, vi siete candidati separatamente. Perché? Spiegatelo.”. Sino a -previa citazione del sempreverde Andreotti:”che a pensare male si fa peccato, ma qualche volta si azzecca”, a lanciare la pesante accusa di “un’intelligence con il nemico” di destra. Con evidente riferimento a chi su questo tema lo ha affrontato in modo più diretto: Vincenzo Santochirico. Quindi ancora parole di attacco ai partiti che non funzionerebbero più e di elogio a questa sua consequenziale “rivoluzione”  che sarebbe salvifica -addirittura- anche per gli stessi. Quanto poi all’accusa “di chi c’è dietro di noi?” Ha assicurato che non vi sono le “personalità e personaggi” di cui si parla (in primis Marcello Pittella) e affermato che “dietro di noi ci sono solo 5.082 materani e materani che il 6 aprile hanno deciso che Roberto Cifarelli deve essere il sindaco di Matera! Non ci facciamo condizionare da nessuno e nessuno ci condizionerà.”  E quindi con questo afflato di unire la Città che grazie alla sua “autorevolezza noi dovremmo discutere alla pari, senza ritenerci inferiori a nessuno, con il presidente della regione che deve essere un nostro alleato, con il presidente del governo che deve essere un nostro alleato perché abbiamo bisogno di risolvere una serie di problemi che non sono strettamente di competenza comunale.” Ed è quindi seguita la elencazione delle varie problematiche che sono oggetto della propria proposta (Sanità, viabilità, università, periferie, partecipazione…). A proposito della Biblioteca Provinciale ha promesso che “Nei primi cento giorni, il presidente della provincia Mancini e il presidente Bardi si dovranno sedere intorno a un tavolo con il sindaco di Matera perché quella vergogna va risolta rapidamente.” PerchèLe responsabilità sono tutte in capo a chi non ha mai sottoscritto l’accordo tra regione e provincia e sono tutte in capo a chi ha consentito che il personale andasse in pensione senza che fosse sostituito.” Che suona tanto come un avvertimento agli (ex?) amici di partito Marrese e Mancini. Sempre nei primi 100 giorni anche “assistenza educativa domiciliare, faremo partire la mensa scolastica dal primo giorno di scuola, di integrazione tra il socio assistenziale e il socio sanitario, parleremo di un team multidisciplinare che prenda in carico le famiglie attraverso un punto unico di accesso. Parleremo di asili nido potenziati e in servizio full time……”. Poi a chi gli dice “ma tu che hai fatto in passato?” ha replicatoUna cosina, fatemela dire. Quei tre archi che sono in piazza Vittorio Veneto, il Belvedere Guerricchio, lo ha inaugurato un giovane assessore ai sassi nel 1997. Avevo i capelli in testa, ero giovane, ma ero già operativo.” Poi il finale-preghiera di cui vi parlavamo all’inizio (qui solo un minimo passaggio): “Matera è Matera, è la nostra città, la nostra madre, la città che amiamo. Matera è Matera nei secoli, Matera è Matera nella sua diversità, Matera è Matera città divisa e riunita, Matera è Matera nella verità e autenticità dei suoi cittadini, Matera è Matera nelle sue contraddizioni, città ricca e povera, allegra e dolorosa, remota e futuribile. Matera è Matera perché è complessa.”  Quindi la declamazione dei versi di una Amelia Rosselli d’annata (Cantilena, poesia in morte di Rocco Scotellaro nel 1653): “Voglio vivere a Matera, rotta, spaziata, gigantesca, non mi muovo. C’è l’amico morto ieri che tiene compagnia, più che voi città false.” e relativa spiegazione finale: “Nel dialetto materano c’è una parola, il sentimento, che è l’intelligenza del cuore.” E vai con i doverosi applausi del numeroso pubblico che, avrebbe probabilmente trovato appropriato anche una colonna sonora minimale sul tema…..tipo tormentone dei Coma Cose, ad esempio.                                                      QUI il link il video integrale del comizio registrato da una candidata.

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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