lunedì, 9 Settembre , 2024
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Giorgio Ambrosoli, il prezzo del coraggio di dire di ”No”

Uomini di altri tempi, che si sono scontrati contro le logiche del malaffare delle torbide storie del BelPaese dove gli interessi di pochi devono prevalere a tutti i costi tra corsie preferenziali, silenzi assensi e favori che non si possono negare. L’avvocato Giorgio Ambrosoli è stato tra quelli che ha pagato con la vita, come altri ”corretti” servitori dello Stato, intorno ai quali era stato fatto il vuoto prima dell’ultimo atto di morte. Strategie consolidate, delle tante pagine buie di uno Stato, che tirerà fuori le verità (altra prassi consolidata) con la scomparsa o la caduta in disgrazia dei protagonisti di connivenze, convivenze e via oscurando. L’avvocato Leonardo Pinto, in una riflessione ferragostana, ci ricorda quella vicenda di 45 anni fa, con la morte di un eroe, borghese, scomodo, che mise a nudo ancora una volta i limiti di una democrazia che avrebbe fatto i conti, anche con Tangentopoli, con la questione morale.

Le riflessioni di Leonardo Pinto
In questo periodo di saghe paesane che allontanano dalla realtà quotidiana tutt’altro che tranquilla, sento di augurare un buon ferragosto con

*UN RICORDO SCOMODO CHE HA SEGNATO LA STORIA DELL’ITALIA, DA TENER PRESENTE PER POTERSI LIBERARE DA POLITICI INFEDELI E CIARLATANI*

*L’ASSASSINIO DI 45 ANNI FA DI UN EROE BORGHESE, L’AVV.GIORGIO AMBROSOLI*

*Giorgio Ambrosoli, lui stesso borghese, fu vittima della borghesia criminale dei colletti bianchi per aver assolto con serietà, competenza e rigore ad un incarico professionale.*
Correva l’anno 1979, la notte dell’11 luglio fu ucciso sotto casa da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, faccendiere, criminale, iscritto alla P2.
Ambrosoli, avvocato fallimentarista ed esperto in liquidazioni coatte amministrative, nel settembre del 1974 fu nominato da Guido Carli, allora governatore della Banca d’Italia, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, portata sull’orlo del fallimento da Michele Sindona. L’incarico gli fu conferito per esaminare la situazione economica e finanziaria della banca causata dall’intricato intreccio tra politica, alta finanza, massoneria e criminalità organizzata siciliana.
Assunta la direzione della banca, si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che Sindona aveva ordito con politica, mafia e massoneria. Iniziarono nei suoi confronti pressioni e minacce, oltre che tentativi di corruzione.

Pur consapevole dei rischi che correva, non cedette.
Quattro anni prima essere assassinato, nel 1975, indirizzò una lettera alla moglie informandola della difficile situazione causata dal suo rigore professionale comunicandole, altresì, di essere cosciente che avrebbe pagato a caro prezzo il risultato delle sue verifiche, che non intendeva modificare.
Assai significativi sono i passi di tale lettera pubblicata dopo la sua morte, che trascrivo:
<< _Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [… ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi […] Giorgio_ ».
In un clima di tensione e di pressioni politiche, mafiose e massoniche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta senza cedere. *Avrebbe dovuto firmare la relazione finale il 12 luglio 1979.*
*La sera dell'11 luglio 1979, fu avvicinato sotto il portone di casa da uno sconosciuto, il quale prima si scusò e poi gli esplose contro quattro colpi di pistola.*
*A ucciderlo fu il criminale italo-americano William Joseph Aricò, detto «Bill lo sterminatore», pagato da Sindona con 25 000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su conto bancario svizzero.*

Ho sempre ritenuto l’Avv.Giorgio Ambrosoli simbolo di raro coraggio, coerenza e onestà professionale che gli avvocati farebbero bene a non dimenticare. Da prendere ad esempio, oggi più che mai, nell’esercizio della professione.
Buon ferragosto.
Leonardo Pinto

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