venerdì, 7 Febbraio , 2025
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Figli di TROIKA

Certo che è uno spettacolo vedere  quel ragazzaccio del nuovo ministro delle finanze Greco,Yanis Varoufakis, con quel look casual e informale calcare la scena televisiva nel suo tour per incontrare i colleghi europei. Un economista anticonformista e non solo per le sue idee sulla rinegoziazione del debito di Atene ma anche per lo stile decisamente anticonvenzionale. Dagli spostamenti in moto, al chiodo di pelle, alle camicie colorate fuori dai pantaloni e con quel sorrisetto decisamente da “smargiasso”. Parigi, Londra, Roma per incontrare i colleghi e sembra quasi contendere la scena ad Alexis Tsipras, anch’egli in tour per le medesime ragioni nella capitali europee.

Il loro obiettivo e prendere tempo, rassicurare,ma anche risparigliare i giochi con le proprie proposte di riscadenza mento del proprio debito,  rivendicando una sterzata nelle politiche europee sin qui seguite e rivelatesi fallimentari per gli Stati e per le loro popolazioni.

Significativa ed efficace la presa di posizione forte:”Noi non parliamo con la troika”, “La Troika va sostituita”, che sfida l’Europa (UE e BCE) e il Fondo Monetario internazionale. Un terzetto senza alcuna legittimazione e che agisce con metodi poco democratici che come dice il neo premier greco: “la sua sostituzione sarebbe un passo istituzionale importante per il bene della Grecia e dell’Europa”.

Insomma, non vogliono essere più essere figli di una troika  che maltratta e affama!

Al netto delle scontate reazioni negative del governo tedesco che esclude una tale ipotesi, la situazione potrebbe essere matura se le istanze greche cominciassero a fare qualche breccia.

Lo stesso Presidente della Commissione Jean Claude Junker sembra che sarebbe d’accordo per “trovare un’alternativa  alla troika”, specie dopo l’operazione varata dalla BCE del “Quantitative Easing” e l’allentamento in corso delle regole sui budget.

Occorrerebbe un cambiamento per avviare una “politicizzazione” della discussione sull’uscita dalla crisi.

Una cosa è certa, ed anche le pietre l’hanno constatato: l’austerità imposta come cura di cavallo agli stati europei in tutti questi anni è stata un clamoroso fallimento.

Nonostante i drammatici sacrifici imposti alle popolazioni e i bilanci degli Stati portati in avanzo primario (ovvero spese correnti inferiori alle entrate correnti, insomma si spende meno di quello che si incassa): i debiti pubblici sono aumentati invece di ridursi, sono aumentati i disoccupati e la povertà, l’economia non è ripartita e la crisi è ben lontana dall’essere superata. Un flop drammatico per i costi sociali che sta comportando.

E’ evidente che la ricetta è sbagliata. E’ servita solo ad ingrassare banche e speculatori. Della massa di soldi formalmente attribuiti alla Grecia solo un quarto sono arrivati a quel Paese!

Occorre cambiare completamente punto di vista. Ovvero che al primo posto di ogni programma ci devono essere i cittadini e il loro benessere. Non è possibile concepire, come è accaduto in Grecia, politiche che contemplino di ridurre migliaia e migliaia di persone sul lastrico, in una povertà assoluta senza acqua, luce e assistenza sanitaria.

E’ evidente che la stortura di avere una moneta unica ma non un governo europeo unico e una banca centrale unica va rapidamente affrontata e risolta per avere gli strumenti utili allo scopo. Altrimenti il baratro si allargherà e dentro ci cadranno via via anche altri Paesi che hanno le stesse caratteristiche di debito e debolezza strutturale della Grecia.

Ecco perché la sfida di Tsipras alla Troika andrebbe sostenuta con convinzione proprio da questi Stati e in primis dall’Italia.

Stare senza se e senza ma dalla parte del Davide-Alexis contro il Golia-Troika è una opportunità unica che non bisogna lasciar cadere per rimettere il turbo all’Europa dei popoli.

Perché  il tentativo Greco troverà micidiali opposizioni e forme di ricatto.

E proprio mentre stavamo per pubblicare questo articolo abbiamo letto sull’ANSA del duro comunicato della BCE il cui “Consiglio direttivo – si legge in una nota pubblicata sul proprio sito – ha deciso di rimuovere la deroga sugli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica“. Una stretta che partirà quasi immediatamente: le nuove regole saranno applicate tra una settimana, dall’11 febbraio.

Una deroga, introdotta nel 2010, che permetteva alle banche greche di rifinanziarsi alla Bce nonostante fornissero a garanzia titoli di Stato greci con rating speculativo ad alto rischio. Un’eccezione sempre condizionata alla permanenza della Grecia all’interno del programma di risanamento coordinato dalla troika, attualmente in scadenza il 28 febbraio. Con il nuovo esecutivo greco deciso a non rinnovare i suoi impegni con la troika e a portare avanti una ristrutturazione del debito, la Bce si muove d’anticipo e, in una sorta di deja vu della crisi cipriota dove aveva egualmente stretto i rubinetti alle banche, invia un segnale di durezza ad Atene: uno stop alle riforme e ai progressi fatti sul risanamento di bilancio sarà costosissimo.

Scelta che equivale dire al neo governo greco o mangi la nostra minestra o vi buttate dalla finestr.

Solo una veloce scelta politica europea può evitare il collasso. Il governo di Atene si presenterà a Bruxelles, dove Tsipras incontrerà anche la cancelliera Angela Merkel e chiederà uno stop all’austerity, uno swap del suo debito e la fine della troika. Ma vista la posta in ballo, con il 60% del debito greco in mano ai governi europei e una fetta consistente alla Bce,  se Atene rimanesse isolata nella sua battaglia sarebbe una sciagura per tutti.

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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