Come non ricordare le tante battaglie con l’asinella ‘’Nicoletta’’, tra i protagonisti della protesta contro il sito unico nucleare a Scanzano Jonico ( Matera)- ed è bene stare sempre sul ‘’chi va la?’’ perché quel luogo resta sempre appetibile, anche in relazione alla desertificazione in corso della Basilicata- e di altre battaglie per il mondo agricolo? E con lei, come ricordano le riflessioni del montalbanese Vincenzo Maida, a quanto pare sia stata issata la bandiera bianca del silenzio, degli allineati e coperti, che non hanno voglia di protestare contro l’ipocrisia degli annunci di cambiamenti e di investimenti che non riescono a dare servizi soddisfacenti e alimentano, piaccia o no, l’emigrazione giovanile. E allora? Cosa e come pubblicizziamo? Poche idee, scarsa professionalità e cultura d’impresa. Forse dovremmo rivedere le immagini in bianco e nero del ‘’ Rinaldo ij campo’’ di Domenico Modugno sulle note di ‘’ Siamo rimasti in tre…tre somari e tre briganti sulla strada di via Anzio….AhiahiaaAhiaaa’’’. Pessimismo? Non s’ode un raglio o roteare d’orecchie. Ma il ronzio di quegli asini che continuano a fare orecchie da mercante.
LE RIFLESSIONI DI MAIDA
La Basilicata: una regione svuotata, desertificata, senza neanche più le energie per protestare.
Da quando è stata bruciata viva l’asinella Nicoletta, un simbolo per i lucani, che accompagnava tutti gli eventi, non ci sono più proteste, cortei, manifestazioni in piazza. Eppure non mancano i motivi.
Importanti case industriali, movimenti politici, etc. etc., ricorrono agli esperti della comunicazione mass mediale per promuovere i loro prodotti, oppure individuare un marchio che venga facilmente ricordato. Sono i cosiddetti “pubblicitari”.
L’asinella Nicoletta, i suoi figli e Vincenzo Castellucci, che se ne prendeva cura, per anni sono stati il simbolo delle lotte, delle proteste, delle rivendicazioni di diverse categorie sociali lucane, ma in primo luogo del mondo agricolo sempre in sofferenza, soprattutto a causa delle politiche nazionali di settore, assiepate su quelle europee.
Tutti ricordano la protesta nel 2003 contro l’idea del governo Berlusconi, di realizzare a Terzo Cavone il sito unico nazionale per il seppellimento delle scorie radioattive. Anche in quell’occasione, Nicoletta era in prima linea.
Si può dire che quell’asinella e chi la guidava, abbiano applicato spontaneamente, una forma pubblicitaria, per promuovere sacrosante proteste e rivendicazioni. Non poteva esserci un simbolo più appropriato di quello di un’asina. In un mondo soggetto a rapidi cambiamenti, essa testimoniava la continuità con il passato, con la tradizione, con le fatiche del mondo contadino, con un mondo che per secoli è stato sempre uguale a se stesso, nel bene come nel male.
I manuali pubblicitari ci informano che: “ La pubblicità è una delle più tipiche forme di comunicazione persuasiva, che mirano cioè deliberatamente a influenzare conoscenze, valutazioni, atteggiamenti, comportamenti in determinate aree dell’attività umana. Il suo principale campo di applicazione è sempre stato quello commerciale (al quale generalmente ci si riferisce quando il termine non viene seguito da alcuna specificazione); ma da tempo si sono notevolmente sviluppate anche varie forme di pubblicità non commerciale: sociale, pubblica, politica, religiosa. Strettamente connesso alla sua natura persuasiva è il linguaggio che essa adotta: fatto di messaggi brevi, semplici, sintetici, attraenti, suggestivi, enfatici, eufemici ed euforici, destinati a una ripetizione sistematica. Diffusi a pagamento attraverso tutti i canali utilizzabili, tali messaggi non mirano a suscitare dubbi, ma a creare certezze, rivolgendosi non tanto alla sfera razionale degli individui, quanto a quella emotiva”.
L’analisi del manuale pubblicitario ignora però che già alla fine del 1800, Gustav Le Bon pubblicò un libro “La psicologia delle folle”, che ispirò l’azione di diversi esponenti politici.
Nicoletta, la cui stalla è alle porte di Montalbano Jonico, per i lucani ha rappresentato per molti anni un simbolo, senza che vi fosse stato a monte uno studio, ma soltanto una spontanea adesione a tutto quello che in tema di rivendicazione si muoveva nel corpo sociale e politico lucano.
Dalla sua dimora lei e chi se ne prendeva cura, potevano ammirare tutto l’arco jonico, i monti lucani e calabri e lo sconfinato tramonto verso Potenza, come a voler vigilare su un territorio che ha conosciuto varie dominazioni, la luce della civiltà magno-greca, con la presenza illuminata di Pitagora di Samo, l’arrivo dei Normanni prima e dei Saraceni dopo.
Nicoletta si era in modo silenzioso, conquistata una notorietà anche sulla carta stampa e questo può aver determinato qualche invidia che l’ha resa oggetto di azioni impensabili al suo esordio nelle manifestazioni di protesta o nel corso di avvenimenti importanti.
Su di esse aleggiano misteri che non sono stati ancora svelati e chissà se mai lo saranno: chi è perché una notte l’ha rubata? Chi e perché un’altra notte le ha dato fuoco, ipotesi più che probabile, insieme ai suoi figli, mentre riposava nella sua stalla? I responsabili sono stati soltanto di balordi invidiosi o c’è dell’altro?
Forse non avremo mai una risposta esaustiva, ma è certo che sarà stato una pura casualità, ma da quando Nicoletta non c’è più, non si registrano proteste significative, manifestazioni, cortei del popolo lucano.
Eppure non è che non vi siano motivi per scendere in piazza, tutt’altro.
Le stime di Svimez ci dicono che la Basilicata è l’unica regione del Sud a segnare un decremento del Pil rispetto al 2019, pari al -5,7%”, mentre il Pil del Mezzogiorno cresce del 3,7% contro il +3,4% del Centro-Nord.
Un dato che purtroppo non stupisce e che non potrà altro che peggiorare se non si attuano politiche in grado di prevenire i fenomeni di cambiamento in corso anziché fronteggiarli quando ormai sono già emergenze come lo spopolamento, la disoccupazione, etc. etc.
Sembra che ancora una volta simbolo e realtà si siano uniti in modo indissolubile.
Vincenzo MAIDA.
CENTRO STUDI JONICO DRUS
