mercoledì, 9 Luglio , 2025
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Donne in consiglio regionale, sfidate questi colleghi uomini su Gaza

Dopo la morte di nove fratellini sotto le bombe di Gaza. Quousque tandem Nethanyahu abutèris patientia nostra, quae matres sumus?  Aristofane era un commediografo brillante, arguto, provocatore. Si inventò un personaggio femminile, Lisistrata, che, stanca della guerra e della lontananza dei mariti, convocò le donne ateniesi sull’Acropoli e lanciò un messaggio agli uomini in guerra. O rientravano, facendo subito pace, o, sempre, loro si sarebbero negate ai doveri coniugali.
Non sappiamo se a spingere Lisistrata su quella operazione sia stato il desiderio di pace, o, ancor di più, la mal sopportata lontananza del marito. La commedia è passata comunque come la commedia di un pacifista e per tale è stata fatta studiare, sia pur senza speranza alcuna, essendo le donne, per secoli, rimaste lontane dal potere. Poi, dal 1968 in qua, sono arrivate le femministe, che, contro gli uomini, un po’ troppo arrabbiate, hanno diffuso il verbo della donna gentile, poco attratta dal successo e dal denaro, soprattutto madre, che, portata al potere, sarebbe stata, appunto, brava madre per i propri amministrati.
Che le donne oggi gestiscano molto potere, o, comunque, tanto da poter determinare il cambiamento, in termini positivi, della gestione della cosa pubblica, e della società, è un dato di fatto. Sono sindaci, presidenti di Province e Regioni. Spesso occupano le più alte cariche a livello nazionale e internazionale. Si chiamano Giorgia, Ursula e via nominando. Che però il mondo non vada nel senso giusto è sotto gli occhi di tutti. Anzi, bisogna registrare un peggioramento. Quello che non si vede è leggere, nelle donne al potere, il cuore di mamma. Giorgia e Ursula, per dire delle più in vista fra noi, guardano con comprensione a Nethanyahu, anche quando uccide nove bambini, tutti fratellini, portati al pronto soccorso dilacerati dalle bombe di Nethanyahu.
La madre, dottoressa nell’ospedale bombardato, avrà emesso un urlo da bestia ferita quando si è trovata, morti, nove figli su dieci. L’urlo non l’ abbiamo sentito né da Giorgia né da Ursula, né da altra potente donna-madre… Invece si continua a fornire armi al tiranno israeliano, considerato amico, così come, in modo insano, si continua a fornire armi all’altro amico, Zelensky. Con quelle armi, Nethanyahu bombarderà e ucciderà altri bambini e madri; con quelle armi Zelensky, incoraggiato da Giorgia e Ursula, nell’’interesse e per conto dell’Europa e dell’America, continuerà a combattere una guerra impossibile, condannando sé stesso, l’Ucraina e il popolo ucraino all’immane tragedia di una sconfitta, che è già distruzione quasi totale. Come altri ci domandiamo se i milioni di ucraini o uccisi, o senza casa, o esuli per tutta l’Europa, madri e padri e bambini piangenti, ci domandiamo se non avrebbero desiderato, al lutto e alla diaspora, il potere di Putin, tanto più che non si può dire che, con Zelensky, vivano in un paese democratico.
Mi si dirà che molte donne, unite in associazioni, fanno corteo e manifestano per piazze contro la guerra e contro il genocidio di Gaza e contro Putin. Sono cortei che rimangono protesta e di pura testimonianza. Diverso discorso sarebbe se le numerose e numerosissimi donne che ricoprono cariche politiche, a partire dal più piccolo paese per arrivare al Parlamento europeo, proclamassero, sì, la loro opposizione a Putin (come hanno fatto), ma anche a Nethanyahu non dicendo, come Taiani, “ora basta”, quasi che i 50.000 e più morti precedenti avessero motivo giusto per esserci. Ormai non è più tempo di proclami e buoni, ma stantii slogan. E’ tempo di interventi concreti; è tempo di disarmare Nethanyahu e di non fomentare oltre la presunzione del piccolo e inutile Zelensky.
E non si dica, per cortesia, che questo è antisemitismo. Nel Consiglio Regionale di Basilicata leggo di tre donne – Alessia Araneo, Maddalena Fazzari e Viviana Verri – , poche, ma là presenti e con potere. Dopo l’ultimo tragico episodio di guerra, relativo ai citati nove fratellini barbaramente e cinicamente uccisi, chiediamo loro che si facciano promotrici di una mozione o di un ordine del giorno, da mettere al voto dell’intero Consiglio Regionale. Sfidiamoli questi uomini che siedono nel parlamentino lucano! Si voti, si chieda, rivolgendosi al Governo nazionale, a Giorgia Meloni madre:
a. Che si esprima una formale condanna avverso i violenti bombardamenti sulla striscia di Gaza
b. Si concedano subito, alla popolazione stremata e affamata di Gaza, rifornimenti di alimenti e medicine;
c. Si abbia gran rispetto della infanzia e di tutte le madri, essendo inammissibile che, mentre, nelle piazze e in Parlamento, si rivendica il diritto delle donne alla maternità, tanto brutalmente a Gaza si uccidono bambini, togliendoli a chi li ha legittimamente e naturalmente partorito e finora nutrito;
d. Si ritrattino o annullino le relazioni commerciali con Israele, applicando sanzioni che incidano sul loro sistema economico e di vita, esattamente come è stato fatto con Putin;
e. Si sospenda la fornitura di armi ad Israele come anche, per diverse ragioni, al piccolo e inutile Zelensky;
f. Si ritiri da Israele l’ ambasciata italiana;
g. Si espellano dall’Italia gli ambasciatori israeliani;
h. Non si confonda e non si speculi tra condanna della guerra genocida e il desiderio di pace con un fantasioso antisemitismo, strumentalmente tirato in ballo ogni qual volta si critica la politica omicida di Nethanyahu.
Molte volte le nobili battaglie sono cominciate dalla periferia per poi diffondersi, come le onde del mare sotto il vento di terra, verso il centro. Che si parta da viale Verrastro, a Potenza. Si dia un primo esempio.

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