sabato, 24 Maggio , 2025
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Da Matera, un triste Bella Ciao….al ruolo dei partiti richiamato nella Costituzione.

In questo 80° della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo, si incrociano eventi che richiamano l’attenzione su quanto realizzato del frutto di quella stagione, racchiuso nella Costituzione. Di quanto sia stato poi perso, di quanto sia stato messo colpevolmente nel dimenticatoio. Risultato? La confusione, la leggerezza con cui si liquidano dei pilastri della democrazia allora riconquistata con il sangue, lo sconforto per i diritti fondamentali calpestati e l’impotenza che sembra sopraffarci per una deriva che sembra inarrestabile. Certo, per chi avverte questi pericoli, la Resistenza è d’obbligo. Ma non basta. Mercoledì, nel salone della Camera di Commercio di Matera si è svolta una manifestazione promossa dalla Cgil dal titolo “Dalla liberazione al referendum, 80 anni di lotte per il lavoro della democrazia“, all’interno della quale si è svolta una tavola rotonda sul tema “Verso l’8 e 9 giugno: Lavoro, Diritti, Cittadinanza- il Referendum della partecipazione“. E’ emerso con chiarezza oggettiva come questi pilastri della nostra Carta costituzionale, per altro oggetto dei quesiti referendari, siano stati oggetto di straordinarie conquiste negli anni 70, ma poi fortemente indeboliti nei decenni successivi (specie dagli anni 90 ai giorni nostri). Con il lavoro (di cui all’art.1) e la sua dignità martoriato dalla perdita di centralità e dal precariato. Con i tanti diritti cancellati ed indeboliti (licenziamenti facili, nessuna sicurezza sui posti di lavoro e cittadinanza). Con la partecipazione alla vita politica, che l’art.49 individua nella forma principe del partito, disarticolata con la demolizione cosciente o incosciente di questi formidabili strumenti. E questa campagna referendaria che sarà tanto più preziosa se -oltre alla validità dei singoli quesiti- ne fomenterà una larga presa di coscienza. Buona la partecipazione, poca la rappresentanza politica (con la eccezione del M5S, dei Verdi e Rifondazione comunista). Tutto il resto assente, evidentemente in altre faccende più importanti affaccendato. Comprensibile (non certo giustificabile) nella Città dei Sassi in cui si stanno completando le liste delle prossime amministrative. Circostanza che si sta rivelando -purtroppo- essere una delle dimostrazioni (cosciente/incosciente) di oggettiva ulteriore demolizione del soggetto “partito”. Indicato, quest’ultimo (laddove non consenziente -nelle deliberazioni degli organismi statutari-alle aspirazioni individuali) come superato e derubricato tra gli “inutili steccati” che avrebbero impedito l’unione consumata in matrimonio elettorale -di opposti rappresentanti politici- in nome dell’amore per Matera. Insomma, un sonoro “Bella ciao” al ruolo fondamentale di questi strumenti di partecipazione la cui assenza, come è evidente a tutti, è la causa di questa deriva personalistica, l’allontanamento dal voto, la crisi della democrazia. E quindi si stringe un patto orgogliosamente definito “libero da etichette che vogliano schiacciarci in poli“. Come se fossero un disvalore quelle etichette “destra“, “sinistra“, “centro” e non, invece, un modo onesto e chiaro di presentarsi dinanzi agli elettori con le proprie storie e i propri valori. Storie e valori che non a caso hanno visto e vedono tuttora collocarsi in posizioni opposte proprio i protagonisti di questa deriva materana. E’, infatti, la cronaca che si incarica di smentire la narrazione che -per scelte di convenienza elettorale, legittime ma discutibili- si cerca di accreditare alla comunità materana, da parte di candidati che qui si abbracciano e si giurano fedeltà perchè “innammorati di Matera“, mentre nel contempo a Potenza, nel Consiglio regionale, tornano a tradirsi e continuano a votare in modo opposto e separato. Chi per la destra che sostiene Bardi (quella contro cui sono in competizione a Matera) e chi contro. E’ infatti successo appena ieri, in occasione dell’approvazione della legge che autorizza le spese necessarie per attuare gli obiettivi del Documento di economia e finanza regionale 2025-2027, approvato con 13 voti del centro destra (tra cui quello del forzista materano -momentaneamente sospeso- Michele Casino e il duo di Azione formato da Marcello Pittella e Nicola Morea) e quattro voti contrari dei consiglieri di opposizione Bochicchio, Lacorazza, Marrese e Verri. Per l’opposizione mancavano Roberto Cifarelli e Angelo Chiorazzo che immaginiamo avrebbero anche loro votato contro. Dunque, questo fantastico patto dell’amore (di berlusconiana memoria) materano è di fatto stipulato tra partner (CASINO,CIFARELLI,CHIORAZZO,PITTELLA) che appena fuori dalla Città dei Sassi si tradiscono. Poi tornano tra i Sassi e si riamano. Un lasciarsi e prendersi che immaginiamo continuerà. Ma se tutto questo è vero, come è vero, di grazia: come si fa a mantenersi seri quando lo si racconta ai materani? E soprattutto, al netto della buona fede dei protagonisti, ma davvero è così bassa la consapevolezza -anche tra le tifoserie- dei profondi danni che si stanno arrecando ai pilastri di questa nostra democrazia già così pericolosamente traballante? E il guaio è che lo si consuma proprio magari orgogliosamente si grida “viva il 25 aprile“.

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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1 commento

  1. <<>>
    SONO I RESPONSABILI DI CHI ,stando nei partiti, HANNO CONTRIBUITO A RUBARE AI POVERI POVERI PER DARE AI RICCHI….👉 *FINO A 30 ANNI FA* NEI PARTITI c’era gente seria che faceva gli interessi della Nazione – del SUD e dei CITTADINI, da quando sono emersi nei partiti, coloro che ora fanno gli scappati di CASA…HANNO SVENDUTO TUTTA LA BASILICATA,I BRENDS, …E POI ORA VOGLIONO CONTINUARE A RUBARE con le liste civiche….firm SPARTACUS

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