Sono gli inviti del giovane Francesco Paolo Ambrosecchia, che non si tira indietro quando si tratta di lavorare per la città, essere di stimolo con proposte e progetti, per creare condizioni, opportunità per quella politica del fare (in concreto) cose buone per la città, per quanti vogliono continuare a vivere o ci arrivano e dicono: “bella, ci vivrei volentieri ma..’’ E qui servono uomini e donne capaci che abbiano un disegno di città e hanno l’umiltà e, soprattutto, le competenze per dare risposte e colmare le tante lacune che Matera continua ad avere…Da qui una lettera aperta ai ‘’papabili’’ sindaci, ma anche consiglieri comunali, di consolidata presenza o che si cimenteranno per la prima volta con la ‘’cosa pubblica’’. Ambrosecchia fa un altro invito e non di poco conto, per cercare di abbattere quello zoccolo duro dell’astensionismo,intriso di qualunquismo, sfiducia,indifferenza che non consente – di certo- a Matera di andare avanti. Votare è un diritto e anche un dovere, che sono il perno della nostra democrazia. Non dimentichiamolo né per le elezioni comunali e né per i referendum.
Lettera aperta ai “papabili” Sindaci e consiglieri della Città di Matera
Con la presente e breve nota, intendo rivolgermi ai sigg. candidati Sindaci della nostra città alle amministrative del 25 e 26 maggio pv.
Premesso che sono rammaricato nel vedere che ancora una volta i candidati sindaci sono tutti di genere maschile, e che sarebbe forse anche il momento che vi sia una sindaca, ma forse per quanto si predichi bene, siamo ancora distanti e lontani da una concezione di donna al governo, almeno qui localmente.
Non sarò qui a dilungarmi sullo status di “spaesamento” (non so se sia il termine esatto) nell’osservare e purtroppo subire scelte e manifesti politici (perché è di questo che parliamo, di politica) tutti Taylor Made per l’occasione.
Non mi soffermerei nemmeno sulla riluttanza personale riguardo fortuite coalizioni, e riguardo alle motivazioni che hanno portato alla nascita di simili coalizioni, a volte troppo clericali se si parla di coalizioni politiche (ma del resto persino anche la Chiesa spesso ha il suo ruolo nella politica attiva). Realisticamente è impensabile, che dall’oggi al domani, si possa estirpare del tutto la “vecchia politica malsana”, elevandosi ad essere il cambiamento tanto sperato, a maggior ragione se ad ogni occasione si è vittima e carnefici di un apparente e indispensabile coinvolgimento scomodo.
Non è sufficiente a mio avviso affermare e dichiarare la propria estraneità ai vecchi retroscena politici, o disprezzare perennemente l’operato e le scelte altrui, o ancora motivare la costituzione di una coalizione “condita” (che sa già di un campo allargato anzi ampissimo) con la volontà, per quanto apprezzabile, di ridimensionare coloro che sono visti come il nemico numero uno della politica locale.
E non sarà tantomeno una story telling che fa leva sulla materanità d’origine o sul ruolo svolto da operatore economico locale, né tanto meno la passeggiata tra i cittadini in luoghi pubblici, a far la differenza, anche perché l’ascolto di una comunità non può essere ridimensionato ai soli pochi e convenevoli giorni di campagna elettorale. Ma forse anzi sicuramente anche questo fa parte della solita prassi per raccogliere consensi.
E allora, certo che non è questa la sede adatta per “rivendicare” il mio disorientamento o malcontento, mi rivolgo ai cinque candidati Sindaci. A loro chiedo, per non dire pretendo, in qualità di cittadino materano di avere ampio e consono rispetto della nostra terra, della nostra comunità, ma soprattutto della nostra di dignità individuale e collettiva. Chiedo che, non solo sulla carta o al microfono di un comizio, tematiche quali la promozione e salvaguardia dei diritti a 360 gradi, la progettualità/la pianificazione tradotta in termini di esigenze urbane e di sviluppo economico della stessa città, basti pensare al settore del turismo, un vero e proprio potenziale volano per l’economia materana, siano quindi il fulcro di una visione e missione partecipata e orientata al bene comune, di cui l’amministrazione sia garante scrupoloso e istituzionale.
Conscio che alcune candidature restano puramente candidature di servizio, e che l’attivismo può intrecciarsi ed essere una componente basilare della stessa politica, nonché della stessa amministrazione (vincente o vinta), non si può altresì “fantasticare” sul fatto che bastano idee rivoluzionarie per fare politica e amministrare la città. Purtroppo, esistono diverse componenti, che fanno sì che una amministrazione può o non può funzionare come dovrebbe, con coerenza e altrettanta tecnica.
In quello che oggi è un contesto politico in stallo, caratterizzato da tavoli di partito, spesso distanti dalle esigenze dei cittadini, ergono comunque interessanti progetti, seppur con metodi apparentemente diversi, e probabilmente anche obiettivi e visioni diverse. Al contempo, non posso nascondere il mio appoggio, e la mia stima per l’impegno dei giovani nell’interessarsi alla politica, mettendosi in gioco con entusiasmo, determinazione, e altrettanto credo e attaccamento alla città e alla comunità. Le stesse motivazioni che cinque anni fa contribuirono alla scelta della mia prima candidatura a consigliere comunale, fattori che a questo giro sono stati sopraffatti dal malcontento o disordine dettati dagli scenari e ultime evoluzioni degli assetti politici, optando per mettermi da parte seppur rammaricato, restando comunque a disposizione al confronto su tavoli tematici partecipati.
Concludo appellandomi ad un atteggiamento da parte dei consiglieri e sindaci eleggibili, meno basati sulla goliardia e sull’utopia ma sulla concretezza.
Il noto stemma della città di Matera cita la seguente scritta “Bos Lassus Firmius Figit Pedem” (Il bue stanco affonda il passo più fermamente), da qui un chiaro ed emblematico significato popolare, che non vuol dire però “avere l’anello al naso”. Spesso si dà per scontato che il comune cittadino si fa ancora oggi “corrompere” da promesse sterili e o crede che sia la volta dell’amico materano che davvero cambierà il futuro della nostra città. Rammento che una evoluzione si può ma è altresì un processo tortuoso e impegnativo e soprattutto dovrebbe vedere estirpata la vecchia e sempre presente visione di fare politica.
Molti di noi immaginano, per la nostra città, una politica che parli di presente, futuro, temi, proposte che ascoltino le parole di chi compone la nostra stessa comunità di chi vive il nostro territorio.
Pertanto, mettiamo da parte gli slogan fanatici partitici o populisti e iniziamo a riconoscere ed operare nel concreto consapevoli che i progetti camminano sulle gambe e passano per la testa delle persone, e che competenza ed autorevolezza fanno la differenza.
Concludo richiamando al diritto di voto di tutta e invito tutta la cittadinanza ad esprimere le loro preferenze; l’astensionismo difatti non è sinonimo di protesta ma bensì di indifferenza e il non voto significa indirettamente favorire i poteri che fittiziamente si diceva di voler combattere!
Un appello che vuole essere una comune ma non scontata riflessione per tutti i candidati sindaci e consiglieri e per gli elettori stessi.
E allora con questo monito, auguro ai sigg. candidati sindaci buona fortuna e che vinca colui che davvero ha a cuore la nostra città e chi la vive!
Francesco Paolo Ambrosecchia
