Viene in mente il libro cult dei grandi Gino & Michele “Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano” a fronte dell’ennesimo politico che non gradisce quanto da noi scritto in un articolo. Da quando abbiamo cominciato ad occuparcene giornalisticamente prima, per oltre un decennio, sull’allora “Quotidiano della Basilicata” e poi su “Giornalemio.it“. C’è chi garbatamente telefona o ti invia un messaggio, chi non ti saluta più quanto ti incontra, chi prova con il classico della carta abusata di intaccare la credibilità dell’interlocutore, chi invece si lamenta sui social. Quando la politica è interpretata da persone di spessore, con la critica giornalistica ci si confronta volentieri con i propri argomenti e la dialettica, consapevoli della utilità di tutto ciò sia per la propria credibilità che per la democrazia. Ma ora siamo precipitati in una condizione in cui la critica è sempre più mal tollerata sia a livello nazionale che locale. E nel nostro piccolo solo negli ultimi mesi, intorno alla vicenda della amministrazione comunale materana abbiamo registrato incazzature multiple provocate da quanto abbiamo avuto modo di scrivere in proposito. Sia nel fronte della “via notarile” che in quella che l’ha subita. Garantendo così una vera e propria par condicio! Oggi pomeriggio, infatti, abbiamo appreso di una pubblica lamentazione a mezzo post sulla propria bacheca di Francesco Salvatore (la cui nomina ad assessore per 20 giorni ha determinato il venire meno della maggioranza consiliare della Giunta Bennardi) per il contenuto del nostro articolo, sulla pubblica assemblea di ieri sera sul bilancio dei 4 anni di amministrazione cittadina, a lui evidentemente particolarmente non gradito. Ci sta. Ma dire di aver scelto quella strada perchè non sapeva come farsi ascoltare dal giornalista è molto risibile. Poteva inserire un commento in fondo all’articolo che sarebbe rimasto lì leggibile a disposizione di tutti i lettori. O avrebbe potuto inviare una nota con le proprie argomentazioni che avremmo (e lo faremo in qualsiasi momento) pubblicato volentieri alla mail visibile sulla home page di Giornalemio.it : support@giornalemio.it . Magari bastava semplicemente chiedere a chi era con lui al tavolo ieri sera, uno dei quali (in privato) in merito allo stesso articolo ci ha scritto questa mattina: “Buongiorno bell’articolo Vito, condivido molte cose. Altre meno. Ora non siamo più istituzioni ma siamo rientrati a pieno nel ruolo di parte politica e nel gioco politico. Ieri ho ammesso più di una volta errori e sbagli.” Oppure ad altri componenti sino alla fine della ex maggioranza, uno dei quali abbiamo ricevuto a commento un eccessivo “Grande“. Le vie corrette della discussione con questo interlocutore sono davvero infinite, come si vede…a volerle praticare, si intende. E’ persino banale dirlo, ma non c’è ovviamente nulla di personale nei confronti dei soggetti pubblici di volta in volta oggetto delle nostre analisi e critiche (con molti non ci conosciamo nemmeno, come anche in questo caso). Certo che comprendiamo quanto le critiche possono essere urticanti, ma non c’è altro modo per esercitare quel ruolo di pungolo fondamentale in una democrazia che tocca a chi è iscritto all’Odg, con l’onestà intellettuale dovuta agli interlocutori e a chi legge. Ed è proprio in questo quadro che non è mai stato un problema “avere il coraggio di dare alle cose ed ai fatti il nome reale” come nella vicenda che ha riguardato il “nono assessore” dell’ultima giunta Bennardi. Basta scorrere gli articoli di quei giorni. E se anche le parole che vengono usate non piacciono si può sempre ricorrere ai sinonimi. Avrebbe preferito di più, invece che “regista“, “bravo presentatore” o il “conduttore“? Chissà….ma purtroppo proprio quella non gradita è venuta al momento di scrivere. Cose che capitano. L’italiano è una lingua “suscettibile” diceva ironicamente il guardiano del campo sportivo del mio paese a chi si lamentava dei suoi bigliettini (un poco sgrammaticati) con cui bacchettava chi lasciava sporchi gli spogliatoi. Giusto per buttare la palla in tribuna….
Bennardi non è solo, sala stracolma al bilancio dei suoi 4 anni! Grande assente: l’autocritica!
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