Gira e rigira l’anima cattolica della politica del BelPaese viene fuori anche per le Comunali di Matera, dove il ricorso al civismo all’insegna del ‘’Mo’ mi faccio una lista, anzi due e tre e vediamo dove e con chi mi alleo al primo turno o al ballottaggio’’ Ed è cosi ,dopo la diaspora di Mani Pulite, con una sterile battaglia per impossessarsi di un simbolo che ha un valore identitario, ma che finora ha portato solo a protagonismi e in qualche caso al ricorso alla carta bollata. Pierluigi Diso, che ha un’anima pronta a battere per l’impegno dei cattolici in politica, che milita sotto varie bandiere e con diverse sensibilità. E allora, gratta gratta, perché non unire le forze. Magari con un listone del Bene Comune per la città, naturalmente, e a patto che cittadine e cittadini abbiano voglia di rimboccarsi le maniche. Buona riflessione e adesioni aperte per il listone.
LE RIFLESSIONI DI PIERLUIGI DISO
Per fortuna che Nunzio c’è! Sanremo sta per terminare e oggi cede il passo al San Domenico ove è già aperta la kermesse elettorale per il sindaco di Matera. Sarà il clima del Festival di Sanremo che contagia la politica materana ove si parla di molini, di salotti, di Paip, di cultura d’impresa, di rivitalizzare i Sassi con nuove forme di turismo, poi (poiché a Matera il sindaco è calato sempre dall’alto) si scende in campo in una fiera dell’est, alla ricerca di un centro di gravità permanente. Ecco che la politica torna al centro del dibattito cittadino, come quello che si faceva alla “moschea”, dove non si comprava il giornale, ma si creava la notizia. Le piazze ormai sono desuete, la crisi dei partiti porta all’invio di messaggi Wapp o SMS (sotto mentite spoglie, per ricordare un simpatico film di qualche anno fa). Ecco la notizia del momento: la ricerca di un’etica che deve ispirare la politica ed il mondo cattolico, da un lato e dall’altro. L’identità politica dei cattolici torna ad essere ancora una volta un problema aperto, alla ricerca di una forma più alta di democrazia. Aleggia in città una riflessione innovativa e di scottante attualità sull’esperienza culturale e politica dei cattolici nella storia italiana e locale e sul loro ruolo oggi, nella crisi della democrazia. Ma il problema della democrazia è di tutti e la maturità del cattolicesimo politico si misurerà proprio sulla capacità di lavorare per la democrazia dei cristiani. Occorre ripartire dai quei valori per riscoprire il “centro” del sistema politico che nel bipolarismo non c’è più, o meglio rimane come spazio elettorale da conquistare, dove adesso si sta puntando in città. Ecco che ci si muove ad includendum tutti coloro che si ritrovano nei valori laici, cattolici e liberali, che si son persi dopo il referendum di Segni, ma che oggi, a distanza di anni, si sta tentando di recuperare. Un ritorno al centro, un rimpianto è anche comprensibile se si guarda al presente. Il cambiamento delle condizioni storiche e delle sensibilità civili e religiose hanno chiuso una grande esperienza partitica, ma ciò non significa che un rinnovato impegno del cattolicesimo politico non possa tornare ed è quanto sta accedendo con le discussioni in città. D’altronde, se oggi riemerge la classica domanda politica “che fare?”, allora occorre rendere efficace un impegno nuovo dei cristiani per contribuire a dare tensione morale e respiro culturale ad una democrazia in sofferenza, carente di passioni e di idee. Ma alla domanda: che fare? non vi sono risposte semplici e univoche, ma fortunatamente il dibattito si è aperto e si va verso nuove mediazioni e nuove elaborazioni.
Ecco la ricerca del “bene comune”, interpretata come revisione razionale del confronto democratico e dell’opinabilità delle soluzioni ai problemi quotidiani. Occorre dunque misurarsi pazientemente con gli eventi e l’elezione del sindaco della prossima primavera è la prima occasione utile per cercare di capire quello che è accaduto in questi ultimi anni e quello che sta per accadere. Non si può perseverare ancora nella demagogia e nel qualunquismo, occorre evidenziare le questioni principali se si vuole approfittare delle elezioni per un confronto utile e costruttivo, andando oltre le polemiche e al centro della questione. Chi ha amministrato in precedenza ha adempiuto al suo compito, ha reso un servizio di qualità alla comunità? Di qui occorre partire, raccogliendo il non voto, i giovani che la crisi dei partiti ha allontanato dalla politica. Il dato non è di poco conto, perché è l’elettorato passivo che muove le pedine, specie a Matera dove, in sostanza, si vota due volte (la seconda è per il ballottaggio, dove arriva il candidato sindaco più votato, non certo le liste con i suoi candidati consiglieri). Non si può ancora oggi assistere alla nascita temporanea di forze politiche occasionali, di partiti personali che sfasciano anche quel poco che resta delle coalizioni, visto che la legge elettorale impone di unirsi per vincere. Il difficile poi è riuscire a governare. Una lista unitaria potrebbe essere il primo segnale alla cittadinanza, iniziando a realizzare stabili e normali canali di partecipazione dei cittadini in alcuni passaggi politici decisivi, come ad esempio la selezione delle candidature. Perché non provare a creare una forza politica nuova capace di una modernizzazione intelligente, con una proposta adeguata alle esigenze e alla maturità dell’elettorato. Se la DC è stata un partito innovativo, perché la tentazione centrista non dovrebbe permettere di utilizzare al meglio quel che ci tramanda la storia? Certo, non vi è certezza che da schemi politici e culturali innovativi discenda automaticamente una classe dirigente che li propone; anzi è spesso accaduto il contrario. Da qui bisogna partire, ma è il popolo che trasforma i suoi capi, se essi hanno l’umiltà di ascoltare, mettendo da parte il comportamento individuale nell’interesse della collettività. Al momento il dibattito in città sta cercando di affrontare la complessità dei problemi ed un “listone” alle prossime elezioni comunali materane potrà essere un approdo decisivo per la politica materana prima e italiana poi.
Pierluigi Diso
