POTENZA – La Basilicata comandata da Potenza ha scelto il candidato di Matera, Marrese.
Sarà l’attuale presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese, primo cittadino di Montalbano Jonico, il candidato presidente del centrosinistra (Pd, 5S, Verdi, Sinistra italiana, Socialisti), a sfidare l’uscente Vito Bardi che corre per la riconferma sperata dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni e dal Taviani che ha ereditato il marchio Fi.
Entrambi gli schieramenti, a questo punto, paiono aver scelto una soluzione saggia: il centrodestra riproponendo Bardi, a suo tempo scelto direttamente da Silvio Berlusconi – con alcune intercessioni ovviamente – e l’altra parte dello scacchiere, visto che oramai di rappresentante e soggetti politici difficilmente si riesce a parlare, facendo prevalere un nome più opportuno rispetto agli ultimi fatti circolare: Marrese, area Dem del Pd, ma di sicuro più spinto verso l’alleanza con Conte e quel che resta dei pentastellati in Lucania rispetto ad un Chiorazzo che poco aveva entusiasmato le possibilità del “campo largo”. Vista intanto l’auto-candidatura dello stesso e, in ultimo, l’ipotesi difficilmente condivisibile ai più di un Lacerenza per la prima volta apparso alle cronache politiche.
Memori dei risultati di Sardegna ed Abruzzo, i leader di Pd, Cinque stelle, Fdi e Lega hanno avuto gioco facile a fare le scelte alle quali, nonostante le tribolazioni, vedi soliti accapigliamenti fra Lega e Fdi (per la Basilicata) e Pd con Calenda (vedi la terra di Lucania), sono arrivati; non secondaria, dalla parte dell’area in qualche misura contrapposta a Bardi, la discussione è diventata più accesa: perché in Basilicata ancora vigono e vigeranno i dettati e le volontà dei soliti notabili: i Pittella (Gianni e Marcello, fratelli e socialisti uno che arriva direttamente dalle stante potenti del Pd prima maniera e dalle sue capacità che lo fecero presidente del Consiglio europeo oltre che opinionista, per esempio, del Sole24Ore, l’altro adesso giunto alla casa aperta di Azione di Calenda), passando per il sempre democristiano Margiotta.
Non a caso il primo ad urlare la propria contrarietà a quanto emerso in chat e telefonate di questi giorni intanto fra piddini e cinquestelle è stato proprio Carlo Calenda. Nome che in Basilicata dice proprio nulla. Anzi niente. Nel senso che Azione in quanto forza politica è tutt’altro che ancora una realtà. Ma più che realtà è che da tempo ormai Azione fra Potenza e Matera significa Pittella Marcello. Chè l’ex presidente della Regione Basilicata (2013-2019) ancora deve togliersi tutti i sassolini dalle scarpe, tenuti in serbo per gli ex colleghi di partito ai tempi del Pd. Per la cronaca, il Pd non l’aveva candidato alle elezioni politiche del 2022.
La nota di colore è che dai tempi di Filippo Bubbico, due volte presidente della Regione Basilicata, di Montecaglioso, non si arrivava alla neppure alla possibilità che governatore della Basilicata potesse diventare un “materano”.
L’altra che Pittella-Calenda-Azione ha fatto subito outing per Bardi.
NUNZIO FESTA
BREVE NOTA BIOGRAFICA
Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.
Giornalista, poeta, scrittore.
Collabora con LiguriaDay, L’Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d’altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.
Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d’Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D’inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.
Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d’Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).
Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l’antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.
Per Arduino Sacco Editore “L’amore ai tempi dell’alta velocità”.
Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.
Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.
Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.
Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.
Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L’impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.
Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.
Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.
Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.
In realtà è una “non canditura” che assomiglia ad una danza della pioggia insomma un rito apotropaico.