Al richiamo dei ”campanacci” non resiste e torna puntualmente con la squadra degli amici di un tempo, pur scuotendo la testa sugli strappi alla tradizione. Vito Bubbico, che qui è nato 70 anni fa (ma con la verve di un sempre giovane) e ha lavorato in Municipio fino alla pensione, la musica ce l’ha nel cuore. Anzi nelle mani quando prende la chitarra e intona brani di successo del passato, più volte eseguiti con i ‘compagni’ di militanza di partito di un tempo, e prima ancora con altri diede vita a formazioni musicali come i Gringos prima, i Tigers dopo, senza farsi mancare l’esperienza di Radio Torre o durante le tante feste dell’Unità del vecchio Pci che aggregavano l’intero Paese, opposizioni comprese. E così, ospiti di Pierino Grassano, tra un bicchiere di vino e una rafanata, Vito ha tirato fuori dalla custodia la vecchia e affidabile Yamaha (venuta dopo una chitarra elettrica) e ha cantato brani di successo : da Battisti a Celentano, da Arbore ai Nomadi, Da Gianni Pettenati ai Dik dik, da Fabrizio De Andrè a Josè Feliciano, da Patty Pravo a Gino Paoli. Senza dimenticare canzoni di lotta come ”Per i morti di Reggio Emilia” nella versione di Fausto Amodei e l’immancabile ” Bella Ciao”, per una Resistenza che continua oggi con il clima di autoritarismi, di forzature della Costituzione e di leggi liberticide e altro ancora (purtroppo) che devono tenere tutti sul ” Chi va là?”. Ma diffidando di doppiopettisti e opportunisti che hanno svenduto identità, appartenenza e quel che restava, simbolo compreso, di falce,incudine e martello. Ma Vito alla sua San Mauro (Sant Mauritz come è indicata da tanti, per la assonanza con la ricca cittadina svizzera di Saint Moritz) ci tiene e con Mario Galgano (fan di Celentano) e altri ha rifatto il verso, in dialetto sammaurese, a canzoni celebri di successo. A cominciare da ”Cicerenella” di Fabrizio De Andrè e poi la sua ”Cor” (Cuore) che ricorda amori di gioventù, tutta rime, sensazioni e tanta innocenza, si fa per dire… Traducetela pure dal dialetto, in attesa che Vito rimasterizzi e trascriva, oltre una quarantina di brani, registrati in una cantina nella zona di San Rocco durante la Prima Repubblica. Eccola in alcuni passaggi: ”… Quanta vot’ i’ e te n’ sem sceut, seul, seul, pe la macn …a chien d’ cambre…le s’del ribaltabbl am clcuoat…quanta vas n’am dat…Mo’ jè ora ca sta storia adda f’rnesc, la Madonn non vol resc chìò cannel…D’ st’ timb ngc’ so’ tant uagnaredd ca quà venn a pregà….Coor, non t fa frcà, l’ femmn so’ assaje, aivvoghia a campà. Coore fall capesc tò.. a chesta criateur ca non è cosa chiò” . Da San Mauro a Sanremo, magari al Premio Tenco con un inedito. Vai Vito siamo tutti con te. “Cooree”.
