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Suoni della Murgia si fa in tre: Libro, campo 65 e Maria Moramarco quartet in concerto

L’appuntamento è per sabato 13 luglio , per le 19.30,alla Dimora Cagnazzi ad Altamura (Bari), lungo la strada comunale esterna San Tommaso, per la programmazione della rassegna di eventi musicali e culturali ‘’Suoni della Murgia’’, che ha già aperto i battenti dei quali abbiamo parlato- e continueremo a farlo- in altri servizi. E stavolta i Suoni si fanno in tre, con la presentazione del libro di Ugo Morelli ‘’Cosa Significa Essere Umani – Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente. A seguire un lavoro cinematografico che è sempre bene rivedere e da far vedere ai giovani, perché stiano lontani dai rigurgiti di guerra, di intolleranza che minano la democrazia ed è “Il grano il cielo il filo spinato. Visioni e Memoria dei prigionieri del Campo 65”. Il docufilm diretto dal regista GIANFRANCO PANNONE. Dulcis in fundo la voce della murgia e della cultura mediterranea Maria Moramarco Quartet con “Suoni e parole dal Campo”. Oltre a Maria (voce e testi) si esibiranno Luigi Bolognese (chitarra classica e preparata),Francesco Marcello Sette (percussioni etniche) e Angelo Michele Di Donna (voce recitante)


13 LUGLIO 2024 – Dimora Cagnazzi, Altamura (Ba)
ore 19,30
UGO MORELLI
in Cosa Significa Essere Umani – Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente
Raffaello Cortina Editore
Dialogano con l’autore Marisa Chironna e Domenico Bolognese
Una rivoluzione della portata di quella copernicana è sotto i nostri occhi. Coinvolge ognuna e ognuno di noi e ridefinisce alla radice cosa siamo come esseri umani.
Dal primato del soggetto scopriamo la centralità della relazione e che l’”io” che pensavamo di essere deriva dai “noi” di cui siamo parte; oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo; scopriamo l’origine della conoscenza nella nostra capacità di azione e movimento; ci accorgiamo che non siamo sopra le parti ma parti del tutto nei paesaggi della nostra vita; constatiamo che dietro ogni pensiero c’è un’emozione; scopriamo che l’empatia ci precede e ci contiene, nel bene e nel male, e che quella risonanza sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare ma anche offenderci e farci del male; ci riconosciamo capaci di immaginazione e finzione e scopriamo incarnata e corporea la bellezza che ci conduce alla possibilità di creare l’inedito.
Un paradigma corporeo, basato sull’intersoggettività, si fa strada nella comprensione di noi stessi per una collocazione più appropriata della nostra presenza e una lettura più adeguata della nostra esperienza. I sentieri narrati nel dialogo da cui nasce questo piccolo libro si propongono come un agile vademecum per viandanti planetari quali noi siamo.
Ugo Morelli, saggista e psicologo italiano, studioso di scienze cognitive, ha insegnato Psicologia del lavoro presso l’Università degli Studi di Bergamo e attualmente insegna Scienze cognitive applicate presso l’Università Federico II di Napoli. Con l’editore Cortina ha pubblicato “Incertezza e organizzazione” (2009), “Contro l’indifferenza” (2013), e “Cosa significa essere umani” (con V. Gallese, 2024).

ore 20,30
“Il grano il cielo il filo spinato. Visioni e Memoria dei prigionieri del Campo 65”. Proiezione del docufilm alla presenza del regista GIANFRANCO PANNONE.
“Il grano il cielo il filo spinato”, prodotto da Suoni della Murgia, con la regia del documentarista Gianfranco Pannone e di Valerio Burli, è ispirato alla vicenda di Campo 65, la più grande struttura di detenzione per prigionieri degli eserciti alleati in Italia durante la seconda guerra mondiale, che sorgeva sulla strada tra Altamura e Gravina in Puglia (Bari). Il progetto, presentato dall’associazione Suoni della Murgia, è vincitore del bando Puglia Sounds Producers 2023.
Pur essendo collocato in un’area lontana dai fronti di guerra principali, attraverso Campo 65 è passata la storia del primo Novecento. Si tratta di una vicenda che per anni è stata in parte rimossa, restando quasi sconosciuta alle popolazioni del circondario. Nel periodo tra il 1942 e il 1943, Campo 65 ospitò circa 12 mila prigionieri del Commonwealth britannico di diverse nazionalità, catturati dalle forze armate dell’Asse sul fronte bellico nord africano e condotti in Italia. Proprio ispirandosi a quella vicenda Maria Moramarco ha scritto i testi e ha composto le musiche di alcune canzoni insieme a Luigi Bolognese, mentre i brani strumentali sono stati composti dall’ensemble Campo 65 (Carlo La Manna, Adolfo La Volpe, Fabio Mina, Francesco Savoretti).

A firmare la regia Gianfranco Pannone, autore di diversi documentari, alcuni prodotti dalla Rai, e finalista ai Nastri d’argento e ai David di Donatello, e Valerio Burli che si è occupato anche del montaggio e dell’editing. Un racconto sottolineato da canzoni di grande impatto evocativo. I testi dei brani sono in dialetto, solo nel caso della canzone “La lettera” vengono utilizzati sia il dialetto che la lingua inglese proprio per stabilire una connessione tra il territorio e la comunità internazionale dei prigionieri provenienti da diverse parti del mondo che è passata da questa vera e propria città, sorta nella Murgia, benché separata dalle altre. Le loro storie trovano eco oggi nei documenti e nei racconti dei discendenti di quei soldati. Il tema prevalente delle canzoni è quello della guerra, tristemente tornato di grande attualità negli ultimi anni: la paura, l’incertezza, la disperazione per l’assenza dei congiunti al fronte (proprio come ne “La Lettera”). Ma emergono dai testi anche le condizioni sociali della comunità agricola del territorio, il livello di miseria e il pesante lavoro dei campi che potevano perfino essere un inferno più duro della guerra. Insieme a Pannone la regia è firmata da Valerio Burli.
“Ho attinto anche al materiale della tradizione – spiega Maria Moramarco, da diversi anni impegnata nelle ricerche e nella riscoperta dei canti dell’Alta Murgia – per raccontare la guerra come lontananza, il lamento di una donna, la disperazione dell’assenza e la mancanza di notizie di qualcuno dei suoi cari partito per la guerra come fatto storico ma allo stesso tempo così attuale”.
Tra il 1941 ed il 1942, in piena era fascista, tra le città di Altamura e Gravina, fu ultimato un nuovo campo militare su un’area di 31 ettari. Vi erano 36 baracche che contenevano fino a 12.000 prigionieri di guerra alleati (britannici, sud africani, neozelandesi, canadesi, ciprioti, palestinesi) provenienti principalmente dal fronte di guerra del Nord Africa. Esso divenne il più grande campo per prigionieri di guerra Alleati in mano italiana della seconda guerra mondiale.
Fino a settembre del 1943 gli internati, poco più che ragazzi spesso volontari, vissero lì in condizioni difficili: cronica mancanza di cibo, acqua e igiene. Nonostante tali difficoltà, i prigionieri riuscivano a trovare il modo e la forza di organizzare attività ricreative che facessero loro dimenticare lo stato di prigionia: incontri di pugilato, spettacoli teatrali e musicali per via di una band musicale costituitasi tra prigionieri “I camposicians”. Si sviluppò una mini economia alimentata dalle poche lire concesse ai prigionieri, da baratti con i soldati e da quanto trafugato sui campi limitrofi, da lavoro forzato. Nell’autunno 1943 il Campo 65 fu evacuato. Dopo una breve occupazione nazista, da li a pochi mesi fu rioccupato dalle forze alleate che vi stabilirono un centro di addestramento per partigiani jugoslavi, uomini e donne, da inviare nei Balcani per combattere l’invasore nazista: le famose “Brigate d’Oltremare”.
Qualche anno dopo la fine della guerra, nel novembre 1950, il campo, fu ceduto al Ministero dell’Interno per essere trasformato in centro raccolta profughi ospitando, dal 1951 al 1962, profughi rimpatriati dall’Africa, Venezia Giulia e dalla Costa dalmata.

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ore 21,30
MARIA MORAMARCO QUARTET
in “Suoni e parole dal Campo”
Maria Moramarco (voce e testi)
Luigi Bolognese (chitarra classica e preparata)
Francesco Marcello Sette (percussioni etniche)
Angelo Michele Di Donna (voce recitante)
Il progetto artistico è dedicato all’Assenza della propria libertà nell’innaturale prigionia a cui sono stati sottoposti 12000 ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. Abbiamo l’intimità di queste persone, custodita nelle foto sbiadite, la loro storia e i loro nomi conservati nei documenti del campo, i riflessi opachi fissati in quegli occhi coraggiosi, con vestiti che sembrano appoggiati alla pelle.
Abbiamo cercato lo sparo, la nostalgia, lo scoppio, l’assalto, la resa, l’amore. Tutto questo e ancora lì, nel maestoso silenzio del Campo 65, ed in questo vuoto appare la vita in tutte le sue forme, una ricchezza, una memoria creata da dodicimila cuori.

GIANFRANCO PANNONE
(Napoli 1963) vive e lavora a Roma. Laureato in Lettere moderne e diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, tra il 1990 e il 1998 ha prodotto e diretto la trilogia composta da Piccola America, Lettere dall’America, L’America a Roma e nel 2001 Latina/Littoria, nello stesso anno miglior film documentario al Torino Film Festival.
Tra i suoi medio e lungometraggi, Pomodori (1999), Sirena operaia (2000), Pietre, miracoli e petrolio (2004), Io che amo solo te (2005), 100 anni della nostra storia (2006, con Marco S. Puccioni), Cronisti di strada (2006), Il sol dell’avvenire (2008), finalista ai Nastri d’argento, ma che Storia…(2010), Scorie in libertà (2011-‘12), Ebrei a Roma (2012), Sul vulcano (2014), finalista ai David di Donatello, L’esercito più piccolo del mondo (2015), Nastro d’argento speciale 2016, Lascia stare i santi (2016), nel 2017 Premio Mario Gallo della Cineteca della Calabria. Mondo Za e nel 2019, insieme ad Ambrogio Sparagna, Scherza con i fanti, presentato alle Giornate degli Autori, Venezia, Premio SIAE per il talento creativo 2019 e Premio Unesco. Nel 2019 il Festival Visioni dal mondo di Milano ha conferito a Gianfranco Pannone un Premio alla carriera.
I suoi film documentari gli sono valsi partecipazioni e riconoscimenti in molti festival italiani e internazionali, oltre che la messa in onda sulle principali televisioni europee.
Insegna regia del documentario al Csc – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e Palermo ed è docente coordinatore di regia presso il Master in Cinema e Televisione del Suor Orsola Benincasa di Napoli. Fino a quest’anno è stato titolare del Laboratorio di Cinema documentario a Roma Tre. Come ultime regie di teatro, nel 2006 ha portato al Festival dei 2 Mondi di Spoleto e al Teatro Valle di Roma Il frutto amaro, liberamente tratto dal saggio fotografico edito da Mondadori Guerra civile, di Pasquale Chessa; e nel 2018 al Teatro Due di Parma Morte di Galeazzo Ciano, pièce di Enzo Siciliano edita da Einaudi.
Da saggista ha scritto nel 2008, con G. Fasanella, Il sol dell’avvenire – Diario di un film politicamente scorretto (Chiarelettere), nel 2010, con M. Balsamo, L’officina del reale (ed. Cdg) e nel 2011 Docdoc– dieci anni di cinema e altre storie (Cinemasud).

Filmografia: Dell’acqua e del tempo (doc, 2020) I percorsi della croce (doc breve, 2020) Scherza con i fanti (film doc lg, 2019) Gli altri (cortometraggio 2018) Mondo Za (film doc lg 2017) Se 80 anni vi sembran pochi (doc breve, 2017) Lascia stare i santi (film doc lg, 2016) Con Ugo (doc. breve, 2016) L’esercito più piccolo del mondo (film doc lg, 2015) Aniello e il professore (doc breve, 2015) Sul vulcano (film documentario, lg 2014) Trid cme la bula (doc mm, 2013-2014) Le pietre sacre della Basilicata (doc breve, 2012) Ebrei a Roma (doc mm, 2012) Scorie in libertà (film doc. lg, 2011 – 2012) Aprilia, 75 anni di vita 150 anni di Storia (doc breve, 2011) ma che Storia… (film doc. lungometraggio, 2010) Agnelli, l’America a Torino (doc mm, 2009-2010) Linee di confine (doc breve, 2010) Immota manet (doc breve, 2009) Il sol dell’avvenire (doc lg, 2008) Una Questi…one poco privata (doc breve, 2007) Cronisti di strada (serie doc tv in tre puntate, 2006/2007) 100 anni della nostra storia (film doc lg, in co-regia con Marco Piccioni, 2006) Benvenue chez Casetti (doc della serie Visages d’Europe, 2006) Dal dagherrotipo al digitale (doc breve, 2005) Io che amo solo te (lg. di finzione, 2005) Pietre, miracoli e petrolio (doc mm, 2004) Toscana: lungo il fiume (doc breve, 2002) Cerimonie: gli italiani, la Chiesa, lo Stato (doc breve, 2002) Latina/Littoria (film doc lg, 2001) Venezia, la città che affonda ( doc mm, in co-regia con Marco Visalberghi, 2001) Sirena operaia (doc mm, 2000) Ferie: gli italiani e le vacanze (doc breve, 2000) Viaggio intorno alla mia casa (doc mm, 2000) Anna delle saline (doc breve, 1999) Così vicini, così lontani (doc breve, in co-regia con Tarek Ben Abdallah, 1999) Pomodori (doc mm, 1999) Il tempio di Venere e Roma (doc breve, in co-regia con Antonio Pettinelli, 1999) Gli ultimi giorni di Ciano (doc breve, 1998) Kelibia/Mazara (cortometraggio, in co-regia con Tarek Ben Abdallah, 1998) L’America a Roma (film doc lg, 1998) Le leggi dimenticate (doc breve, 1997) Ombre del Sud (doc antologico, 1997) Ritorno a Littoria (doc cm, 1997) Kenia (doc cm, 1996) Lettere dall’America (doc mm, 1995) Bambini a Napoli (doc breve, 1993) Piccola America (film doc lg, 1991) Lettera da Roma (doc breve per Csc, 1990) La giostra (cm di finzione per Csc, 1989)

fonte: laboratorio d’arte cinematografica

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