La nostra Costituzione disegna un modello di società giusta, solidale, democratica,
pacifica. La sua attuazione non è ancora avvenuta pienamente, nel mentre si prova ciclicamente a cambiarla e a svuotarla. Disegno che è nei programmi di questo governo con il presidenzialismo o premierato e l’autonomia differenziata. Il problema però è attuare e non affossare la nostra Costituzione. E la sua attuazione è il programma della Cgil e delle oltre 100 associazioni che hanno lanciato la mobilitazione nazionale che vedrà una prima manifestazione nazionale a Roma il prossimo 7 ottobre. Una grande manifestazione per il lavoro, contro la precarietà, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare. Significativamente la mobilitazione indica nel suo motto “La Via Maestra. Insieme per la Costituzione“. In preparazione della manifestazione, sono in programma assemblee sui posti di lavoro e nei territori per un coinvolgimento attivo di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, donne e giovani, per invitarli ad essere protagonisti di una battaglia comune per unire e cambiare il Paese, dando vita a un nuovo modello di sviluppo. Perchè senza tendere al cambiamento dell’attuale “modello di sviluppo” non sossibile ottenere la riduzione o la fine delle morti sul lavoro, la riduzione della precarietà e della povertà, una spesa pubblica che torni a privilegiare il benessere delle popolazioni con investimenti per sanità e istruzione, invece che per le armi.
Questi, dunque, i punti qualificanti della mobilitazione: Lavoro stabile, libero, di qualità
La mobilitazione rivendica il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità, fulcro di un modello di sviluppo sostenibile fondato su nuove politiche industriali. Per i firmatari occorre contrastare la precarietà dilagante, il lavoro povero e sfruttato, nel contempo aumentare i salari (rinnovando i contratti) e le pensioni, oltre a superare la legge Fornero. È il momento di introdurre il salario minimo, dare valore generale ai contratti, approvare la legge sulla rappresentanza, strumenti essenziali per contrastare i contratti pirata. Il diritto alla salute
Essenziale è assicurare il diritto alla salute e un servizio sanitario nazionale e un sistema socio-sanitario che sia pubblico, solidale e universale, cui garantire le necessarie risorse economiche, umane e organizzative, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica. Tra le richieste delle associazioni, la necessità di recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale, e di valorizzare il lavoro di cura. Occorre poi investire sul personale con un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turn-over, superi la precarietà e valorizzi le professionalità, sostenendo le persone non autosufficienti, tutelando la salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo della prevenzione. Solo così si garantisce la piena applicazione dell’articolo 32 della Costituzione. Istruzione, ambiente, pace
Ancora, si legge nell’appello, le organizzazioni della società civile scendono in piazza per il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, e alla formazione permanente e continua, perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e per l’intero arco della vita. Il contrasto alla povertà e alle diseguaglianze e la promozione della giustizia sociale sono un altro punto centrale, insieme al diritto all’abitare e a un reddito per una vita dignitosa. Il governo va in un’altra direzione e cancella il Reddito di cittadinanza, lasciando tante persone senza alcun sostegno La Via Maestra, spazio anche al diritto a un ambiente sano e sicuro, in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi. Per questo è grave aver tolto dal Pnrr le risorse sul dissesto idrogeologico, tanto più a fronte delle alluvioni che hanno colpito alcune regioni del Paese e di una crisi climatica che va affrontata con una transizione ecologica fondata sulla difesa e la valorizzazione del lavoro e di un’economia rinnovata e sostenibile. E ancora: una politica di pace intesa come ripudio della guerra, con la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e nonviolenta. Redistribuzione delle risorse
Questi diritti, prosegue il testo, si garantiscono solo attraverso una redistribuzione delle risorse e della ricchezza che chieda di più a chi ha di più, per garantire a tutti un sistema di welfare pubblico e universalistico, che protegga e liberi dai bisogni. A cominciare da una riforma fiscale basata sui principi di equità, generalità e progressività, che sono oggi negati tanto da interventi regressivi, come ad esempio la flat tax, quanto da un’evasione fiscale sempre più insostenibile. Inoltre, giustizia sociale e giustizia ambientale e climatica devono andare di pari passo nella costruzione di un modello sociale che sia “nell’interesse delle future generazioni”, come recita l’articolo 9 della nostra Costituzione. I pericoli dell’autonomia differenziata
Oggi però il modello sociale fondato su uguaglianza, solidarietà, accoglienza e partecipazione viene messo in discussione dal governo. Le note più preoccupanti riguardano l’autonomia differenziata, rilanciata con il ddl Calderoli, che “porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e di politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori”. Inoltre, il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo (presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato che sia) ridurrà ulteriormente gli spazi di democrazia, partecipazione e mediazione istituzionale, politica e sociale, rompendo irrimediabilmente l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità. La centralità del Parlamento
Per contrastare la deriva in corso e riaffermare la necessità di un modello sociale e di sviluppo che riparta dall’attuazione della Costituzione, non dal suo stravolgimento, ci impegniamo in un percorso di confronto, iniziativa e mobilitazione comune che, a partire dai territori e nel pieno rispetto delle prerogative di ciascuno, rimetta al centro la necessità di garantire a tutte le persone e in tutto il Paese i diritti fondamentali e di salvaguardare la centralità del Parlamento contro ogni deriva di natura plebiscitaria fondata sull’uomo o sulla donna soli al comando.“

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