E tanti sono i punti che i produttori agricoli del Materano portano avanti con determinazione lungo le diverse arterie della Basilicata che portano a Potenza, sede della Regione, a Roma, sede del Governo nazionale e a Bruxelles sede di quello dell’Unione Europea. Del resto sono allo stremo con i costi di produzione che superano i ”ritorni”, con la grande distribuzione che fa i prezzi all’insegna del ”prendere o lasciare” tanto si importa da dove costa meno e con una Politica agricola comunitaria che di ”comunitario” ha sempre meno, con la concorrenza sleale all’interno della stessa Europa. Non vanno bene le cose in Italia, dove il made in Italy è uno slogan che va riempito di contenuti cominciando con l’abbattere i costi (solo l’irpef non basta) di produzione e dell’energia, che alla fine si ripercuotono sul produttore e sul consumatore. E quest’ultimo ha sempre meno quattrini da spendere. La bilancia, per farla breve, pende da un lato. Servono equilibrio e giustizia. Sabato 2 marzo, a Marconia di Pisticci, alle 17.30, presso la sala parrocchiale,incontro promosso da Comitato Strada statale Basentana e Tavolo Verde di Puglia e Basilicata. E non sarà l’unico. Le loro ragioni risuoneranno nella campagna elettorale per le regionali del 21 e 22 aprile. E gli agricoltori, pronti a rimettere in moto i trattori, attendono i fatti.
HANNO RAGIONE I PRODUTTORI AGRICOLI A PROTESTARE CONTRO IL
GOVERNO REGIONALE, CONTRO LE POLITICHE AGRICOLE NAZIONALI E
CONTRO QUELLE EUROPEE
Cosa denunciano gli agricoltori che protestano? Volendo sintetizzare con parole
semplici i contenuti della protesta e le proposte che vengono inoltrate, possiamo dire
che il mondo agricolo vive da anni un diffuso disagio e malessere a cause e per effetto di
una crisi del settore primario che ha assunto carattere strutturale e che si è tradotto in
definitiva in una perdita del potere d’acquisto degli operatori dei diversi comparti:
cerealicolo, ortofrutticolo, zootecnico, lattiero-caseario ecc.., il che significa che il costo
di produzione dei diversi beni supera il prezzo di vendita. Cinque anni fa, con un quintale
di grano si acquistava poco meno di un quintale di concime di fondo, oggi per lo stesso
concime non bastano duecento chilogrammi di grano duro fine. Per comprare cento litri
di gasolio erano sufficienti duecento kilogrammi di grano commerciale, oggi per lo
stesso combustibile ne occorrono quattrocento; Parimenti per i pezzi di ricambio, per le
spese varie, per le imposte, tributi e così via dicendo. In definitiva, per portare a
produzione un ettaro di grano si spendono mediamente mille euro e il ricavato,
ammesso che si ottenga una produzione di trenta quintali per ettaro, riesce a coprire sì
e no le spese. Nel caso specifico, il comparto cerealicolo perde circa il 30% rispetto agli
anni precedenti. Ancor più preoccupante è il quadro che investe il settore frutticolo ed
agrumicolo a causa e per effetto degli aumenti insostenibili dei prezzi dei mezzi tecnici
impiegati per la realizzazione di un impianto fisso; a mò di esempio: un impianto di
agrumeto costa non meno di ottomila euro che aumenta fino a ventimila se realizzato
con varietà brevettata (royalty); rispetto agli anni precedenti i costi sono lievitati
mediamente del 30% e per contro, il prezzo degli agrumi in azienda non ha subito
aumenti negli ultimi dieci anni. Non diverso il bilancio colturale per le frutticole
destinate al mercato fresco il cui costo d’impianto è calcolato intorno a settemila euro,
mentre il prezzo di vendita delle pesche, albicocche e susine resta fermo al 2015. Anche
in questo caso il bilancio economico colturale segna valori negativi con conseguente
indebitamento o addirittura chiusura dell’azienda. Anche il comparto della fragola, a
causa dei vertiginosi aumenti del prezzo della plastica, dei concimi, dei fitofarmaci e di
tutta l’impiantistica, fa registrare costi non facilmente sostenibili e conseguentemente il
costo di produzione di un quintale di fragola oscilla fra i centocinquanta/duecento euro,
ovvero un aumento di costo del 20% mentre resta fermo il prezzo di vendita. Non
diversa la sorte del comparto orticolo nel suo insieme che perde un 20% a causa
dell’aumento dei prezzi dei mezzi tecnici e per l’aumento dei costi connessi alla logistica.
A fronte di tale disastro economico e sociale si propone:
1) Ridefinizione del ruolo nel settore agricolo nel quadro di una nuova RIFORMA AGRARIA
E FONDIARIA che vada oltre la sovranità alimentare Nazionale e che al tempo stesso
valorizzi il paesaggio agrario come fattore di crescita, di sviluppo e di miglioramento di
qualità della vita;
2) Al governo Nazionale e alla politica, di attuare una ben definita e articolata politica dei
prezzi, con un tetto minimo alle produzioni agroalimentari non al di sotto dei costi
mediamente sostenuti dalle aziende in relazioni alle condizioni agro ambientali delle
diverse aree agricole e delle diverse condizioni oggettive in cui operano le unità
produttive;
3) Ricontrattazione dei prezzi di tutti i mezzi tecnici impiegati nel settore agricolo a partire
da quelli relativi a macchine e attrezzature, concimi, antiparassitari e plastica anche
attraverso l’istituzione di un organismo istituzionalizzato interministeriale;
4) Rimodulazione e sospensione di imposte e tributi normali dallo Stato, dalle regioni e
dagli enti locali, nonché dagli enti strumentali che operano in nome e per conto delle
istituzioni;
5) Rimodulazione della politica agricola comunitaria e nazionale in modo che la piccola e
media azienda venga riconosciuta e sostenuta non solo come unità produttiva ma anche
come soggetto che svolge funzione sociale ed ecologica, soprattutto nel Mezzogiorno
d’Italia;
6) Si propone una politica creditizia a favore dell’agricoltura che tenga conto ed utilizzi i
profitti acquisiti a patrimonio dalle banche, in luogo di cespiti tassabili e a favore
dell’economia generale e pubblica, così come si propone la ricontrattazione di tutta la
debitoria che sta strozzando il mondo agricolo;
7) Riproposizione della necessità di migliorare la funzione e il ruolo del Consorzio di
Bonifica in modo da poter offrire servizi reali a favore degli agricoltori e del territorio,
sollevando a contempo l’utenza da inique imposizioni come il tributo 660 e riducendo il
prezzo dell’acqua ad uso irriguo;
8) Sburocratizzazione di tutte le pratiche e adempimenti connessi all’azienda agricola e
ammodernamento mediante la digitalizzazione;
9) Sostegno all’attività di ricerca finalizzata all’individualizzazione di prodotti per il
miglioramento genetico e tecniche colturali, non perdendo mai di vista l’importanza
economica e ambientale di tutte quelle specie che caratterizzano la piramide alimentare
(ecotipi) alla base della dieta mediterranea, generi alimentari che garantiscono la salute
dell’uomo.
Su queste tematiche e su molto altro se ne discuterà nell’incontro del 2 marzo 2024 alle
ore 17:30 nel salone parrocchiale a Marconia di Pisticci.
Pisticci, 29/02/2024
COMITATO SS 407 BASENTANA
TAVOLO VERDE PUGLIA E BASILICATA
