martedì, 22 Aprile , 2025
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Cervelli in fuga e Atenei dal fiato corto. Malfa: Urge riforma e investire sul merito !

Lui,Vincenzo Malfa, ingegnere, con esperienza su formazione di alto livello e un osservatorio particolare su economia, mercato del lavoro, imprese e calo di competitività del sistema Paese che continua a perdere il suo futuro, giovani laureati di livello, allettati a lavorare all’estero, sbotta e si incazza quando commenta i dati di una Italia ”pseudosovranista”- ma prona a diktat internazionali- che non riesce e non vuole dare risposte alle nuove generazioni e alle imprese. E cita per tutti i paradossi e i limiti dell’Università di Basilicata che, come tutti i piccoli e giovani atenei ( sono passati poco più di 40 anni), si ritrova a fare i conti con calo di risorse e con una programmazione che avrebbe dovuto puntare su eccellenze, su un collegamento con l’automotive e con lo Spazio che di fatto non c’è stato…anzicchè su una facoltà di medicina a numeri chiuso che riceverà 5 milioni d euro l’anno per i prossimi 12! Malfa non gira intorno alle parole e punta il dito sul populismo dal respiro corto e chiede una università per gli studenti, più che per i docenti, che investa nel merito e nella razionalizzazione di strutture e risorse, guardando al mercato e alla alta specializzazione. E alla prossimità. E’ il caso di Matera che ha Bari ad appena 50 chilometri e con prospettive diverse per il ventaglio dell’offerta. Lo stesso dovrebbe fare Potenza, in crisi di identità, ruolo e funzioni che ha a pochi chilometri le Università di ben altra tradizione come la Federico II di Napoli e quella di Salerno. ll protagonismo non paga e fa fare ai nostri giovani altre scelte. Malfa è per la concretezza e suona la carica con uno slogan -appello efficace: Basta chiacchiere, convegni e foto ricordo, se non si vuole che la nostra Università , che sta al Sud, e quelle del BelPaese, continuino a perdere iscritti e competitività. Ma per questo occorrono Governi, nazionali e locale, che investano per davvero nei giovani, per la ricerca e per una Università legata al mercato del lavoro.

LE RIFLESSIONI DI MALFA

Università italiane e fuga di cervelli: una riforma necessaria
Una petizione a Matera per il potenziamento del Polo universitario, segno che
le elezioni comunali sono vicine e aumentano le iniziative per attrarre elettori.
Ma i temi dello sviluppo e della formazione delle nuove generazioni non
dovrebbero essere usati per propaganda politica.
L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di emigrazione giovanile qualificata.
Secondo i dati ISTAT, negli ultimi dieci anni oltre 120.000 laureati italiani hanno lasciato il
Paese in cerca di migliori opportunità lavorative, determinando una perdita netta di capitale
umano e intellettuale. Questo fenomeno, noto come “fuga di cervelli”, rappresenta una sfida economica e sociale di enorme portata.
Un sistema universitario inefficiente e dispersivo
Tra le cause principali della fuga di giovani talenti all’estero vi è la scarsa valorizzazione delle
competenze nel mercato del lavoro italiano. Ma non si può ignorare un altro fattore: la qualità della formazione universitaria. L’Italia conta un numero elevato di atenei, molti dei quali periferici e poco performanti, che spesso non garantiscono una preparazione adeguata né un collegamento efficace con il mondo del lavoro.

A differenza di altri Paesi europei, l’Italia ha scelto di mantenere numerose università minori, spesso con standard formativi inferiori rispetto ai grandi atenei. Questo modello dispersivo comporta costi elevati e una dispersione di risorse pubbliche che potrebbero essere meglio investite per rafforzare la qualità della formazione nei poli universitari più prestigiosi e competitivi.
La proposta: razionalizzare il sistema e investire sul merito
Una riforma del sistema universitario italiano dovrebbe prevedere la chiusura o l’accorpamento degli atenei periferici meno performanti, destinando i fondi risparmiati a borse di studio e incentivi per gli studenti meritevoli. Ad esempio, anziché finanziare atenei poco qualificati, si potrebbe coprire il costo del trasporto per gli studenti che frequentano università di eccellenza.
Un caso emblematico è quello della Basilicata: l’Università della Basilicata, pur avendo una
funzione importante per il territorio, rappresenta un costo significativo. Considerando che
l’Università di Bari dista da Matera solo 56 km ed è servita da una ferrovia interregionale,
perché non concentrare le risorse su un ateneo più strutturato e garantire il supporto agli
studenti con incentivi alla mobilità?

Eppure, in piena campagna elettorale, spunta una petizione per il potenziamento del polo
universitario di Matera. Un’iniziativa che appare più una mossa politica che una reale proposta di sviluppo. Non si può pensare di attrarre studenti senza prima garantire un’istruzione di alto livello e opportunità lavorative. Potenziare università inefficienti significa sprecare risorse che potrebbero essere utilizzate per migliorare la qualità della formazione e premiare il merito.
Un’università per gli studenti, non per i docenti
Troppo spesso, in Italia, l’università viene concepita più come un’istituzione per garantire
cattedre ai docenti che come un sistema finalizzato a formare gli studenti per il mercato del
lavoro. Questo approccio va ribaltato: le università devono essere valutate e finanziate in base alla loro effettiva capacità di produrre laureati competitivi a livello internazionale, non per il semplice mantenimento delle strutture esistenti.
Se vogliamo fermare la fuga di cervelli e rendere l’Italia un Paese capace di attrarre e trattenere talenti, è necessario un cambio di paradigma. Bisogna investire sulla qualità, sulla meritocrazia e sulle opportunità reali per i giovani, eliminando sprechi e privilegi che non generano valore.
Il tempo delle scelte rimandate è finito: o l’Italia riforma seriamente il proprio sistema
universitario, o continueremo a formare talenti destinati a costruire il loro futuro altrove.

Ing. Vincenzo Malfa

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