domenica, 1 Dicembre , 2024
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Violencia y libertad. A Casa Ortega due opere del passato dell’artista

Non finirà mai di stupire il grande artista spagnolo che seppe interpretare, e lavoraci insieme, la manualità degli artigiani con una vena creativa, impregnata delle mille sfaccettature della vita. E la sua, quella di Josè Ortega, fu davvero intensa. Mai domo e con un’idea precisa su quello da rappresentare e né può sorprendere se un’opera potrebbe non avere un nome…E l’interrogativo c’è tutto quando nella sua “Casa’’ negli antichi rioni di tufo, dove le arti applicate ( è il caso della cartapesta, in particolare) si toccano con mano, giunge in donazione un’opera del 1968 senza titolo. L’abbiamo ribattezzata ‘’Belve’’ per quella fiera (il regime franchista) che sbrana un oppositore, facendo grondare sangue. Colori scuri come quella di un caprone, ‘’ El Cabron….’’ che è in basso, e che contrasta con la camicia bianca di una vittima della resistenza, a ricordo forse di un noto quadro del Goya su “Le fucilazioni del 3 maggio del 1808”, che immortala la rivolta di cittadini spagnoli nei confronti dell’invasore francese Napoleone Bonaparte , indicato come “el tiran de Europa” . Popolo in rivolta come il Don Chisciotte in armatura grigia, che combatterà finchè il mulino del regime non si bloccherà negli ingranaggi. Un quadro o la parte di un pannello? La ricerca continuerà, come ci ha detto Simona Spinella, presidente dell’impresa di gestione Synchronos e curatrice di Casa Ortega, presso la Cgil nazionale che ha curato una mostra ‘’collettiva’’ nel lontano 1972. Si tratta, per l’appunto di una tela del 1968, senza titolo,di medie dimensioni. A questa va aggiunto il telero del 1982 intitolato El 23-F del quale si sa molto. La prima, che rappresenta una scena della repressione franchista arriva da Bologna,è stata donata – ricordiamo- della Famiglia Venturi. E’ stata esposta in Italia nella primavera del 1972 a Roma e Milano, in occasione della mostra “Amnistia. Que trata de Espana”, iniziativa organizzata dalla CGIL con lo scopo di raccogliere fondi per il movimento operaio clandestino in Spagna e per la rivista Mundo Obrero, con la quale Ortega collaborava. E in attesa di conoscere la storia di quel quadro è anche la famiglia Venturi, a Matera per l’occasione, che ha apprezzato la collocazione del quadro tra le opere di Josè.

E nella Casa, che l’artista comprò per consolidare il suo rapporto con Matera e con la storia dei rioni Sassi, dopo averci vissuto e lavorato tra il 1972 e il 1975, durante la dittatura franchista, e con un rapporto proficuo con il circolo culturale La Scaletta, ha trovato sistemazione un’altra opera giunta a Matera nel 2014 e fino a ieri nelle disponibilità della Fondazione Zetema, che ha realizzato Casa Ortega. Si tratta di El 23-F (Febbraio), è un telero lungo 5 metri e alto 2, ripartito in tre pannelli, giunto nel 2014 , donato da Marivì Nebreda alla Fondazione Zetema e da questa alla Casa di Ortega. Venne realizzato tra il 1981 e il 1982. Raffigura le fasi cruciali di un tentativo di colpo di Stato culminato nella irruzione all’interno del Parlamento spagnolo del colonnello della guardia civil Antonio Tejero Molina, avvenuto il 23 febbraio 198 in occasione del voto di fiducia per il capo del governo Leopoldo Calvo Sotelo.

L’artista spagnolo aveva riprodotto in primo piano i volti del presidente del parlamento uscente, Adolfo Suarez Gonzalez, e del segretario del partito comunista, Santiago Carrillo. e quelli sfumati o simili a manichini di quanti avevano preferito nascondersi sotto i banchi. L’opera, ricordiamo, è stata restaurata dall’Istituto Centrale per il Restauro di Matera, come caso di studio per la tesi di laurea di Maria Rita Carducci.

Il supporto che regge l’opera è stato realizzato con il contributo dell’Associazione Ortega di Matera, presieduta da Francesco Vizziello. Senz’altro una bella pagina di cultura, memoria e storia europea per Matera e per l’opera di Ortega. Non sarebbe male che gli studenti possano apprezzare le due nuove opere che si affiancano alla collezione di bassorilievi policromi di cartapesta e ad altre opere esposte nel Cento delle arti applicate, ricordando l’impegno e la lotta di Daniel Ortega in un contesto di sangue, persecuzioni e di restrizioni delle libertà. Temi e condizioni di stretta attualità nel mondo, costellato da guerre strumentali del potere per il potere e per un nuovo ordine mondiale basato su interessi economici, con una Unione Europea sempre più privata di autonomia decisionale ed economia e con l’Italia che deve fare i conti con gli attacchi subdoli o palesi alla Costituzione. Una mostra da vedere per non dimenticare e per difendere la libertà di espressione. Josè Ortega è anche questo.

UNO SGUARDO ALLA CASA DI ORTEGA

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