“Via del Riscatto. Imma Tataranni e le incognite del futuro”, di Mariolina Venezia, Einaudi (Torino, 2019), pag. 246, euro 17.50.
Mariolina Venezia continua le missioni della sua Imma Tataranni. Tipo Montalbano per Camilleri, Schiavone per Mancini etcetera etcetera… Un personaggio che sempre di più sta entrando nell’immaginario di tante e tanti.
“Ridotta a insulsa e inflazionata bellezza”, è il forte – potente assai (seppur apparentemente innocuo) – sospiro, il sospiro esemplare, simbolico, di testimonianza pura e dura, che la voce narrante della nuova avventura vergata di giallo della scrittrice Mariolina Venezia non riesce proprio a trattenere; e che inoltre, in qualche misura, diviene proprio giudizio insindacabile.
Siamo in “Via del Riscatto”, sottotitolato giustamente “Imma Tataranni e le incognite del futuro” perché subito si ricordi che trattasi del nuovo caso, spiegato in forma e forza di romanzo, del Sostituto procuratore di Matera, la intransigente pubblico ministero Tataranni appunto.
Mentre, insomma, siamo proprio durante l’anno dello scorrimento di Matera Capitale Europea della Cultura (che citiamo non a caso, come si capirà dalla trama dell’intransigente libro) e della trasmissione da parte di Rai Uno della serie ispirata a precedenti opere narrative di Venezia – con al centro la figura di Imma Tataranni – “Maltempo”, “Come piante tra i Sassi” e “Rione Serra Venerdì”.
Una serie per la televisione titolata, poi, “IMMA TATARANNI – Sostituto procuratore”, del regista Francesco Amato, in sei puntate. La prima come la seconda hanno riscosso un successo di share forse addirittura superiore alle attese.
E per lettrici e lettori dei libri di Mariolina Venezia, vedi i tre dai quale è liberamente ispirata la serie televisiva, tornano una serie d’indimenticabili personaggi. Che sullo schermo fa davvero bene rivedere. Come benissimo fa approcciarsi grazie al piccolo schermo in una maniera comunque originale alla Matera presa e ripresa fra Sassi e piano, spezzoni di metapontino e spicchi marini che in genere lucani e non bagnano alla stregua della talentuosa attrice Vanessa Scalera nel primo episodio dove s’imbatte in un dito di donna mozzato che fa partire la vicenda.
Mentre già si vedono correre le scene di noti lidi della zona, d’una vegetazione e villette marine tanto fotografate da ricordi e presente, per arrivare alla movida delle serate balneari e al cammeo dove Sergio Covaser sta girando un film su Gesù che cammina su acque basilische. E in questo tipo di Lucania vengono fatti ritrovare i pezzi ulteriori del corpo d’Aida, la donna al quale appartiene tanto il dito ritrovato da Tataranni quanto un fitto mistero rotante intorno ai borghi costieri ecc.
Nella seconda puntata, oltre ad altri affreschi naturali accolti dalla cinepresa, passano altri spicchi di paesi della provincia materana e, soprattutto, ancora una Matera fatta tutta solare grazie a belle riprese delle telecamere d’Amato, si ricomincia da Nova Siri. Con il ritrovamento del cadavere d’un giovanissimo della zona. Che ha il compito, questa volta, d’immetterci nel tema più grande dei traffici di rifiuti tossici. Qui, ancora di più, sono irradiate le nostre campagne. Per come erano e per come sono.
Ma torniamo all’ultimo romanzo. La pm Imma Tataranni, al solito, si batte fra lavoro e famiglia. Dove fra le tenerezze e la certezza del marito Pietro e le fresche infatuazioni politiche d’adolescente della figlia Valentina deve accogliere la predominanza della suocera, ché questa volta sarà perfino buon aiuto per l’indagine al centro del romanzo; il caso che si fa affidare adesso, un assassinio in un fascinoso e a tratti lugubre quasi palazzo storico materano poggiato a suggello del lusso da Storia e cartolina dei Sassi, deve gestirlo al fianco del calamitante Calogiuri, delle furbizie della sempre biricchina Moliterni che nuovamente ruba tempo pagato dallo Stato, di quella poliziotta sicula e charmante Matarazzo già storiella proprio di Calogiuri ecc.
Soprattutto in un periodo storico che sa d’affari in vista della candidatura a Matera Capitale e di speculazioni edilizie e similari destinate a trasformare l’urbanistica ideale e pratica, non a caso in diversi passaggi del libro sono descritte le bellezze professionali in dimensione d’urbanistica della scuola di Piccinato e altri.
La scrittura di Mariolina Venezia è quella delle altre opere del filone Tataranni. Con utilizzo speculare e funzionante alla precisione di, a spezzoni, d’un quasi-parlato che va a incastrarsi coi dialoghi scanditi dal tempo di lancette d’orologio e doni in lirica specie quando s’entra nei paesaggi tra Matera il materano e quel che questi margini son stati pure.
Leggendo questo romanzo, fra popolari-resti di nobiltà-agenti mobiliari, possiamo dire d’esser nell’opera rappresentativa d’una realtà sostenuta dalle scorribande ‘leggere’ del genere.
In questo mondo contenente la Procura di Matera e le edicole votive, il ricordo delle cisterne per la raccolta dell’acqua dei rioni più datati e famosi della città e i locali modaioli, Venezia ha inventato un altro racconto da sperimentare.
BREVE NOTA BIOGRAFICA
Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.
Giornalista, poeta, scrittore.
Collabora con LiguriaDay, L’Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d’altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.
Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d’Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D’inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.
Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d’Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).
Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l’antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.
Per Arduino Sacco Editore “L’amore ai tempi dell’alta velocità”.
Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.
Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.
Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.
Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.
Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L’impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.
Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.
Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.
Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.