lunedì, 14 Luglio , 2025
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Una porzione di Extinction di Max Papeschi a picchetto della Torre di San Mauro Forte

Sotto il bastione della Torre Normanna che sovrasta San Mauro Forte, comunità dell’entroterra materano, occupando larga parte della grande Piazza Caduti per la Patria, da qualche giorno si è posizionato uno strano esercito di soldati con le teste di nani e i corpi dell’armata di Xi’an, chiamata Zwergen Dämmerung (Il Crepuscolo dei Nani). Si tratta di una parte di Extinction, il progetto dell’artista Max Papeschi, scandito in tre capitoli: il primo di questi – Extinction. Chapter one, per l’appunto – presenta 54 sculture in terracotta e 1 video rielaborato dall’intelligenza artificiale, che raccontano in forma parodistica il tema della guerra e dell’impoverimento culturale. Una grande installazione – concepita come reperto archeologico portato alla luce da una razza aliena – che dall’esordio al Palazzo delle Stelline di Milano (2011), sempre, passando per l’aeroporto di Malpensa e dal Teatro degli Arcimboldi sempre a Milano, è poi arrivato a Parigi. Per la precisione, all’Istituto di Cultura Italiana, di cui è direttore dal 2023 il lucano Antonio Calbi, dove ha conquistato oltre diecimila visitatori in meno di tre mesi. Quindi, grazie al legame mai interrotto con la sua terra ed in particolare con il suo paese di origine, San Mauro Forte per l’appunto, che scocca la opportunità di questo passaggio in Basilicata di questo viaggio nell’ironia e nei paradossi dell’opera di Max Papeschi, quanto mai attuale….visti i venti di guerra che rischiano di travolgere l’umanità.

Ancora da definire l’inaugurazione della installazione, come ci conferma il vice sindaco Marco Diluca:L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione di istituzioni di vario livello. In primis grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, il direttore Antonio Calbi che ha proposto l’iniziativa all’amministrazione comunale che, nonostante le difficoltà economiche e di logistica, ha subito accettato. Fondamentale è stato l’apporto del GAL – LUCANIA INTERIORE e del direttore Ennio Di Lorenzo. La mostra, già installata, resterà disponibile sino fine settembre. Nelle prossime settimane ci sarà l’inaugurazione ufficiale alla presenza di Antonio Calbi, Ennio Di Lorenzo e dell’artista Max Papeschi. L’area è videosorvegliata e costantemente monitorata.”

Peccato che non sia stato possibile avere l’intera mostra-installazione di Max Papeschi che -come leggiamo da commenti alle precedenti esposizioni- in un viaggio tra ironia e paradossi assume il punto di vista di una civiltà di extraterrestri un po’ più avanzata della nostra che giunta sulla Terra (dopo che le nostre beghe hanno portato alla sua distruzione) si mette a dissertare sul perché ci siamo… estinti.  Una disamina storica che prende in esame  gli errori fatti per arrivare al fatale esito effettuata con una narrazione che è una vera e propria saga in grado di catturare l’apparato psico-emozionale del pubblico. In sostanza, Extinction ha lo scopo di invitare a riflettere sulle contraddizioni che animano la nostra vita di umani, senza pesantezze e usando il registro ironico dell’autore. Infatti, la prima parte della saga riguarda un tema eterno, la Guerra.” E le prime due scoperte degli alieni giunti sul nostro pianeta in the day after, sono un intero esercito di 54 soldati con le teste di nani (una parte dei quali per l’appunto sono giunti a San Mauro Forte) e una scultura di marmo che rappresenta un Buddha con la testa di Napoleone, Full Metal Karma (che sarà assente da questa tappa lucana). Il riferimento è a un’umanità in stato di guerra perpetuo, che usa la pace in modo funzionale al conflitto (paradossalmente, appunto) e che idolatra la contesa invece di rifiutarla. Max Papeschi usa simboli già radicati nella coscienza collettiva, archetipi che, bene o male, tutti conosciamo, stravolgendole con quello che lui chiama un piccolo “cortocircuito visivo”: “Prendo frammenti di storia, cultura pop e iconografia sacra e li combino in modi che a prima vista possono sembrare assurdi”. Ma che ci fanno riflettere sulla distorsione che ci imprigiona, grazie a un linguaggio visivo che, da una parte, risveglia memorie radicate nell’inconscio e dall’altra configura una realtà fantascientifica, portandoci a cercare una risposta alla classica domandada dove veniamo e dove andiamo”.“I soldati di terracotta con la testa di gnomo rappresentano l’assurdità di un sistema che si ripete all’infinito – spiega l’artista – un gioco di ruolo tragico in cui cambiano solo le divise”. E il Buddha con la testa da Napoleone? “È la sintesi perfetta del conflitto fra spiritualità e ambizione, tra pace interiore e ossessione per la conquista”. Così, la civiltà extraterrestre, tentando di ricostruire la nostra folle storia, confonde le priorità, le divinità, gli eroi con i buffoni. Non è un caso, l’utilizzo di materiali antichi come terracotta e marmo: in una società smaterializzata, fluida, il ritorno alla solidità della materia è evocativo del passato ma serve a configurare il futuro. Sono “falsi reperti” che sembrano datati ma creano un futuro in cui “l’umanità è solo un ricordo confuso, un’ombra male interpretata da chi verrà dopo di noi”. Questa archeologia del futuro che Papeschi è riuscito a creare, dunque, seppure in parte potrà deliziarci e soprattutto interrogarci -considerato che quello scenario apocalittico evocato sembra ogni giorno diventare altamente probabile a causa di governanti sempre scelleratamente impegnati in una corsa a realizzarlo- in questi quattro mesi nella piazza sanmaurese dove abitualmente risuonano i campanacci. Papeschiè un autore, con un passato da regista televisivo e teatrale, che sa concepire l’insieme. Il suo esordio nell’arte risale al 2008, quando un gallerista nota alcuni suoi collage digitali sui social e gli chiede di esporre presso il suo spazio. Già con la sua NaziSexyMuse, corpo nudo di donna con la faccia di Topolino, in Polonia, aveva preannunciato la sua capacità iconoclasta. Poi, nel 2011, l’apogeo della sua vena iconoclasta, quando organizza insieme al curatore Igor Zanti l’asta per vendere sua madre, Giovanna, come una vera e propria opera d’arte. Da lì, fra flash mob, caricature di dittatori, mostre in chiese sconsacrate, Max percorre il sentiero che lo porterà a Hic Sunt Leones, presso il WEGIL di Roma. E a Extinction, appunto, che si rivela tutto fuorché… estinta. Questo, è solo il Chapter One…” (NB. per questo nostro articolo abbiamo abbondantemente attinto da Art&Glamour Magazine e da Artribune ).

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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