lunedì, 24 Marzo , 2025
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Un treno, un disastro e…buonanotte alla Giustizia

Abbiamo sintetizzato nel titolo,e con doverosa ironia,quello che accade e continua ad accadere, purtroppo, quando le vittime di un disastro non ottengono giustizia ma subiscono la beffa che la loro morte ha responsabilità solo nel destino. E il libro dello scrittore e ricercatore di storia locale Gianni Maragno ” Il treno del bel canto”. Il disastro di Grassano del 1888 ne è la conferma. Per i curiosi di storia locale e di fatti giudiziari l’opportunità di saperne di più, nel corso dell’incontro di giovedi 5 dicembre,a Matera, presso il Centro Carlo Levi. La pubblicazione è di qualche anno fa, ma di stretta attualità, visto quello che ci riservano le cronache giudiziarie in questo settore, tra perizie, rinvii, derubricazioni e colpi di spugna del legislatore di turno. Ma occorre fare un passo indietro ai tempi del Regno d’Italia. Si tratta del disastro ferroviario avvenuto all’alba del 20 ottobre 1888, con il convoglio a vapore – naturalmente- che finì contro una barriera di argilla (certamente una frana) accumulatasi sui binari tra le stazioni di Grassano e Grottole. Su quel treno, il n.269, viaggiava anche un coro diretto a Corfù in Grecia. Il bilancio di quello schianto fu devastante con 20 morti e 56 feriti. Dopo lo scoramento di quella tragedia seguirono le denunce e un iter giudiziario, ricostruito da Gianni Maragno attingendo alla documentazione rinvenuta nell’Archivio di Stato di Potenza. E nel capoluogo della Lucania venne trasferito il processo, per motivi di ”suspicione”. Il 21 novembre 1891 il tribunale emise sentenza di condanna verso il guardiano delle ferrovie e il direttore generale della Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo che ritroveremo più avanti con la nascita delle Ferrovie calabro lucane, a scartamento ridotto. Vittoria temporanea, per la cronaca, con giudizio ribaltato in Corte di Appello a Bologna . Nessuna responsabilità e ”giustizia” non fu fatta….

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