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Tra le ”fughe” del pavimento a scacchi massonico un percorso di verità

Se un pavimento, sia pure bicromatico, come il bianco e nero, è posizionato bene e allora case e monumenti sfiorano i secoli e coprono solide fondamenta. Merito del muratore che ha calcolato al millimetro le gettate cementizie, sulle quali poggiare mattoni e piastrelle, e quelle linee geometriche verticali, orizzontali o trasversali (fughe) che armonizzano il progetto. E queste regole auree, preziose nella vita, e nel cammino di un apprendista della Loggia massonica ” Quinto Orazio Flacco.Orgoglio europeo n.1500” di Matera aprono a non poche riflessioni sull’uomo nuovo che il BelPaese e l’Unione Europea cercano per un percorso di ”rinnovamento” da più parti auspicato. Un ”Rinascimento” culturale, comportamentale, propositivo nel rispetto di diritti, doveri, dei principi democratici, liberali e costituzionali,che sono alla base delle civiltà moderne…ancorate ai saperi e alla conoscenza del passato. E così tra aspetti esoterici, contrasti e simbologie cromatiche che affascinano analisti e appassionati ,si giunge alla giusta considerazione sul valore e sul significato sul solco che divide i mattoni, colmato di boiacca, come scrive con competenza muratoriale…il giovane apprendista. L’uomo e la visione globale d’insieme ed è quello che sfugge nel ”contemporaneo” per riportare il giusto equilibrio, tra senno, scelte e responsabilità, in una società avvelenata da tanti strumentali conflitti. E torniamo alla conoscenza. Buona lettura.

Il significato del pavimento a scacchi nella Massoneria.

Maestro Venerabile, Fratelli tutti, sono umilmente grato di poter fornire alcune modeste occasioni di riflessione sul complesso ed interessante argomento propostomi: Il significato del pavimento a scacchi nella Massoneria.

Macchie sfuocate, chiazze di luce, una confusione prevalentemente in bianco e nero, in cui spicca però il rosso: questo è ciò che vede un bambino quando apre per la prima volta gli occhi sul mondo.

Situazione molto simile al momento in cui viene tolta la benda all’Iniziato.
Sino a quel momento hai percorso un viaggio in lungo e largo fuori dal Tempio e nel Tempio; V.I.T.R.I.O.L., gabinetto, immagini, fogli da compilare, sud-ovest-nord-est, tra rumori e lame, hai superato prove, gli elementi, in condizioni miserrime, senza metalli, senza vista, claudicante. Il Maestro Esperto che si è preso cura di te, sino al momento in cui tutto è pronto per riceverti nella Libera Muratoria.

E infin giunse: la Luce ti investe, e come il bimbo appena nato, regna la confusione tutto attorno a te, il rosso dei Maestri è il colore prevalente, la musica sale e la Luce quasi ti acceca e sei costretto ad abbassare lo sguardo: eccolo il pavimento a scacchi!

E’ lì al centro del Tempio che ospita i tre candelieri, il quadro di Loggia, e porta il messaggio universale del bianco e del nero. Il Bene e il Male, l’Uomo e la Donna, il Sole e la Luna, il Caldo e il Freddo, il Corpo e L’anima, l’Inizio e la Fine, la Vita e la Morte. Lo guardi, lo osservi, noti la con quale rispetto i Liberi Muratori vi si avvicinano.

La mente mi porta a un altro simbolo a me noto di bianco e di nero. Il Taiji rappresenta il concetto di yin e yang e l’unione dei due principi in opposizione. Il cerchio taoista è formato da due semicerchi di colore nero e bianco che s’intersecano, ciascuna metà contiene al suo interno un punto dello stesso colore contrapposto. Lo yang rappresenta il maschile, la stabilità, la resistenza; lo yin, il femminile, la cedevolezza, la passività. Il cerchio richiama l’idea che la realtà sia formata da ambedue le polarità. Il Taiji mi conduce a Confucio e al Tao che significa “Via, strada”.

Vado avanti con parallelismi e mi ritrovo a pensare agli scacchi, due gli elementi il bianco e nero a scacchiera, e inizio a pensare al significato di ogni pezzo. La battaglia degli scacchi è uno scontro fra angeli e demoni. Il vuoto associato alla luce e alla spiritualità; il nero, alle tenebre, alla materia, materia oscura o alla prima fase del processo alchemico, la nigredo, il marcio. I vuoti e i pieni possono rappresentare la fermentazione, la vitalità, il caos della vita. La partita diventa, quindi, un processo per ordinare il caos o trovarvi una direzione. E alla fine del ciclo tutto ritorna all’Unità, si può asserire: ogni battaglia è un microciclo cosmico.
Luce, spiritualità, Il Bianco è la sintesi dei 7 colori (rosso, giallo, verde, blu, violetto, arancione e indaco), luce pura e come tale è attribuito alla dignità spirituale. E’ il colore dell’assoluto, prima che l’uno diventasse il molteplice (il multicolre). La luce vista simbolicamente come bianchezza, scende dal Sole e simboleggia l’Unità. Il bianco è stato applicato alla purezza, alla semplicità, all’innocenza. Il colore bianco è quello degli Iniziati, perché l’uomo che abbandona le tenebre per seguire la luce, passa dallo stadio profondo a quello di Iniziato, di puro. Il color bianco, come scrive Dujols, ha sempre indicato la nobiltà, il candore, la purezza. Secondo il Dizionario-Manuale ebreo e caldeo di Genesius, hur heur significa essere bianco. Hurim, heurim indica i nobili bianchi, i puri. I bienheureux (i Beati), quelli che sono stati rigenerati e lavati con il sangue dell’Agnello, sono sempre rappresentati con degli abiti bianchi.

Il colore Nero è caratterizzato dall’assorbimento totale dei raggi luminosi, pertanto è apposto tra i simboli delle tenebre e dei morti. Il nero è il colore dell’ombra, evoca tristezza, il dolore, l’oblio, il distacco supremo, il sepolcro, ma anche il tradimento, la sventura il male. Il nero però è anche simbolo positivo di fertilità, della terra ben fertilizzata, il colore delle nubi piene di pioggia. L’oscurità ricorda però anche l’inizio di tutte le cose, il ventre materno e il buio cosmico.

Riflettendo sul mio grembiule di apprendista ritrovo il bianco e il nero, anticamente i grembiuli erano in vello di agnello, bianchi immacolati su cui scrivere una storia, lungo una vita intera. Il grembiule si completa con il lato opposto: il nero. Il nero della morte, il lato da indossare per il lutto.

Questo elemento primario: il pavimento a scacchi, primario nella sua importanza, lo guardi, lo respiri, presti attenzione ad avvicinarti, lo usi come punto di riferimento ad ogni ingresso e ad ogni uscita, lo sfiori ma non lo tocchi. Impari a capire che è qualcosa di importante, elemento da non sottovalutare e da non considerare solo come elemento fisico, essoterico, piuttosto mistico ed esoterico.

L’alternanza dei colori, il bianco e il nero ti circonda e pensi sempre al due. I pitagorici dicevano che la diade (Coppia di elementi, concetti, principi, e così via) è generata dall’unità che si allontanava o si separava da se stessa, che si scindeva in due: ed indicavano questa differenziazione o polarizzazione con varie parole: dieresi (dal greco “divisione”, derivato da dia aireo = “scelgo separatamente”, è un termine tecnico tipico della fonosintassi), tolma.  Hegel con il suo postulato sulla razionalità del reale crea lo schema di ogni processo della realtà, secondo la sequenza di tesi, bianco (come momento astratto o momento intellettuale), antitesi, nero (come fase dialettica o momento razionale negativo) e sintesi (il momento speculativo o razionale positivo, che unifica ed eleva le opposizioni precedenti). Il dinamismo logico del processo è atemporale e costitutivo della ragione umana, che riproduce in sé le contrapposizioni del reale così come esso si presenta ai nostri occhi.

Qui scatta il terzo elemento del pavimento a scacchi, è lì quasi invisibile, che si bea tra le mattonelle, creato dai muratori che hanno posato il pavimento per sgrezzare la pietra e renderla lineare. Parlo del solco tra i due mattoni che sarà poi riempito dalla boiacca. La sintesi, la Via, il Percorso, porta da Due a Tre gli elementi all’interno del pavimento a scacchi.
Il solco rappresenta l’Uomo e il percorso che egli compie nella sua esistenza, ne esalta la centralità e la capacità di avere una visione olistica, globale, d’insieme. L’Uomo è posto sul confine di due mondi; il terreno e il divino. Ritornando alla dottrina taoista l’Uomo è indicato come Figlio del Cielo e della Terra; in Occidente Dante lo raffigura all’orizzonte: “qui est medium duorum emisperiorum” (cioè tra i due emisferi), e poiché “tutto ciò che sta in mezzo conosce la natura degli estremi, è necessità che l’uomo partecipi di entrambi”. E quindi camminare “attraverso” il pavimento a scacchi tra il bianco e il nero.

L’Apprendista guidato dalle Luci di Loggia deve perseguire il percorso iniziatico con la consapevolezza che bisogna andare oltre la visione di bene e di male, superare la dualità apparente degli opposti per avvicinarsi alla Verità, all’inizio e alla fine di tutte le cose.

Il pavimento a scacchi del Tempio Massonico rappresenta la Via massonica, sono le scelte continue da prendere. Procedere da una parte all’altra in equilibrio senza mai soffermarsi troppo sull’uno o sull’altro. Il pavimento a scacchi ci ricorda che nulla è assoluto, tutto è in divenire e soprattutto dobbiamo imparare ad accettare i contrari. Il nostro cammino tende alla

ricerca continua della nostra essenza, del nostro io, donando un senso profondo alla propria esistenza.

Percorrere incessantemente la Via iniziatica tradizionale per il nostro perfezionamento interiore e la costruzione del nostro Tempio interiore.

Il lavoro che attende tutti noi durerà una vita intera, concludo estraendo un passo dal prologo di Giovanni (Gv 1,1-18) che ci accompagna durante ogni tornata: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.

Ho detto, Maestro Venerabile.

Matera, 11 Gennaio 2019
B. A. R.

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1 commento

  1. ..un percorso individuale, dove nessuno deve interferire. Noi siamo i creatori, il divino separati in questo stato di eterno presente, dove il passato e il futuro collassano nella funzione d’onda del presente.
    Ribadisco, è un percorso individuale di acquisizione di consapevolezza che è una misura della coscienza.
    Non esistono maestri ma solo la diversità nella consapevolezza. Se io so chi sono non ho necessità di specchiarmi con l’altro che sono sempre io. Ma chi, al contrario, sta cercando se stesso, lo cerca nell’altro, nel gruppo.
    Il maschile, femminile e androgino devono essere uniti.

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