Il mosaico del maestro Luigi ” Ginetto” Guerricchio, attualmente collocato ai livelli inferiori della sede centrale di Matera della Banca Popolare del Mezzogiorno di piazza San Francesco d’Assisi, tornerà fruibile in una collocazione diversa dall’attuale. Forse al pianterreno dove fino a 20 anni fa si trovava, o al primo piano nella spaziosa sala riunioni che ospita le celebri tele settecentesche di Vito Antonio Conversi ” Trionfo di Venere” ed ”Ebrezza di Bacco”.
Una volontà quella di ridare degna visibilità a un’opera del 1964, lunga 15 metri e alta 1,85 metri, emersa in occasione della XIV edizione di ”Invito a Palazzo” promossa dall’Associazione bancaria italiana. Dirigenza, personale dell’istituto di credito e pubblico hanno confermato questa esigenza ed è probabile che l’operazione possa essere realizzata in tempi brevi, magari per un grande evento nazionale con l’Abi sui beni culturali da organizzare proprio a Matera ” Capitale europea della cultura 2019”.
Un tassello importante che riporterebbe centralità al glorioso istituto di credito materano, radicato sul territorio, con una storia di fusioni, accorpamenti che in oltre un secolo di vita ha portato la vecchia Popolare del Materano nella rete delle Popolari del Mezzogiorno e in quella nazionale della Popolare dell’Emilia Romagna. E se andiamo a rileggere le migliaia di tessere del mosaico troviamo nei simboli, nei loghi e nella sequenza dei fatti economici del tempo radici ed evoluzioni dei diversi comparti produttivi.
L’opera venne commissionata a Ginetto, scomparso nel 1996, dalla Banca Popolare del Materano. L’artista realizzò il bozzetto e coinvolse nella esecuzione il ceramista Giuseppe ”Peppino” Mitarotonda autore in attività che ha lasciato la sua ”impronta” più recente nella Casa di Ortega, il laboratorio di Arti Applicate del Casale promosso dalla Fondazione Zetema.
Il mosaico venne realizzato con tessere di vetro tagliate a mano acquistate a Murano. Alcune sono davvero preziose quelle che disegnano monete e della cornucopia, simbolo di fortuna e ricchezza, sono state realizzate in oro zecchino. Il maestro, attento osservatore della civiltà dei Sassi e della manualità artigiana si ispirò ai temi del quotidiano : campi arati e trattori, cantieri edili, acquedotti e sintetizzò quella civiltà del fare..con la scritta ” Poco a molti, non molto a pochi” riferita al denaro prestato a famiglie, imprenditori e aziende per portare benessere alle comunità e al territorio.
Il mega mosaico venne trasferito al livello inferiore dell’edificio nel 1997, in relazione a lavori di adeguamento funzionale degli spazi, e la cosa procurò non poche polemiche. Il mosaico finito in una zona poco fruibile dell’istituto, per esigenze di sicurezza e privacy, venne così ricollocato e adattato ai nuovi spazi, grazie ai pannelli in acciaio che ne ha consentito un posizionamento a squadro. L’uso dei pannelli di acciaio fu una ”intuizione” dell’architetto Emanuele Plasmati, progettista della sede della Banca inaugurata nel 1962, che ”monitorò” la progettazione del mosaico. Del resto una mente innovativa come la sua, che introdusse sistemi di costruzione e materiali modernissimi nella città del tufo come la facciate in curtain-wall di alluminio anodizzato e cristallo su orditura portante in acciaio e pannelli azzurri che evidenziavano i colori dell’arma cittadina.
Pensate che la Banca ospitò per un decennio, nella facciata principale, anche un bar. Si chiamava Haiti e preannunciava un futuro in evoluzione… e sul terrazzo la pubblicità con lettera al neon della Birra Peroni . Le cartoline d’epoca confermano questo legame con l’economia viva del tempo.
La storia dell’edificio è andata avanti con la storia della piazza, con l’abbattimento del vecchio Palazzo Volpe che aprì a interventi di archeologia e al progetto di ingresso all’auditorium ( il cantiere è ancora in corso) e a ipotesi di intervento di una pavimentazione usurata e sconnessa che va riqualificata ma non sostituita da altri materiali, perché in continuità con quanto rappresentano via del Corso e via delle Beccherie.
Nel frattempo l’edificio della Bpmez ha mutato pelle e immagine.L’invecchiamento della facciata e il dibattito urbanistico su piazza San Francesco d’Assisi fecero emergere contrapposte corrente di pensiero: delocalizzare la sede della Banca e abbattere l’edificio o riqualificarlo?. Ci pensò la dirigenza dell’istituto credito, guidata da Attilio Caruso, a fare una scelta sensata che alla fine ha pagato con un progetto davvero funzionale e legato ai segni della città, affidato all’architetto Renato Lamacchia. Probabilmente il parere del creativo architetto, che affida alla rilettura culturale e alla osservazione dei contesti il suo modo di pensare e fare… quando lo ascoltano, contribuirà a trovare degna sistemazione al mosaico del maestro Guerricchio.
L’auspicio è che questa e altre opere di Ginetto, citiamo il mosaico collocato nella hall dell’ospedale Madonna delle Grazie, le tele nel Museo di Arte Medievale e Moderna a Palazzo Lanfranchi e al Musma potrebbero costituire un percorso interessante dedicato all’artista.
Ma anche la Banca potrebbe aggiungere un ulteriore contributo al percorso museale di Matera città della cultura 2019, allestendo uno spazio dedicato alla storia dell’istituto di credito. Qualcosa è già disponibile e va classificato. Occorre continuare. Foto, atti, strumenti di lavoro (vecchie calcolatrici), effetti, timbri, carte intestate, casseforti e altro materiale reperibile, contattando dipendenti in pensione o la Banca d’Italia ( la cui sede a Matera è stata soppressa e chiusa), possono servire al caso.
Dalla lira all’euro …a Matera capitale europea della cultura 2019 il passo è breve. Buon lavoro.
