E per continuare la rima con parole del vocabolario della lingua italiana ormai dimenticato, non possiamo che aggiungere ‘’paolotto’’ a tutela di beNpensanti e di guardoni della malafede che osservavano, si beavano e poi si confessavano per lavarsi coscienza e anima, che restavano comunque in colpa. Era l’Italia in bianco e nero dell’immediato guerra dove la censura del Ventennio permeavano ancora vita e morale del Belpaese. Così i primi costumi o mutande da bagno maschili, gli slips…con tanto di ‘’s’’, non potevano che destare scandalo, né più né meno come accadrà con il ‘’bikini’ o ‘’due pezzi’ che le donne di altri Paesi indossarono nel 1946. La cronaca de ‘’La Nuova Sardegna’’ , ripresa dal materano Gianni Maragno, è un affresco- si fa per dire- di ottusità, paradossi, intolleranza che alla lunga mostrò tutte le contraddizioni. Ai temerari in slips, incalzati dalla Questura di Alghero, non restava che scappare, coprirsi e ritentare in altra occasione. Ma prima o poi quel muro di ipocrisia, ammantato anche di schedatura politica, sarebbe crollato…Oggi ci ridiamo sopra, ma certi provvedimenti liberticidi, palesi o striscianti, che limitano libertà di pensiero e informazione, tornati in auge con il ‘’governo dell’Urbe’’ invita a stare in guardia. A tutto c’è un limite e la Costituzione va rispettata, anche da quanti hanno giurato di difenderla nelle mani del Capo dello Stato.
LA NOTA DI GIANNI MARAGNO
Curiosità ma non tanto.
Ad Alghero, esplose il ‘48 per un paio di mutande da mare
di
Gianni Maragno.
Quando si parla di ’48, il pensiero va all’anno 1848, con riferimento storico ai profondi rivolgimenti politici, nazionali e sociali, determinatisi in quel periodo in Italia e in Europa. Ma il ’48 delle spiagge fa riferimento ad un secolo dopo, ovvero alla missiva che dalla Questura di Sassari, il 15 luglio 1948, raggiunse gli uffici di Alghero, Olbia, Tempio, Oziero. Aveva ad oggetto il “Rispetto della pubblica decenza sulle spiagge e nei luoghi di cura”. Il Dr. Alfredo Ingrassia, reggente della Questura Sassarese, allertava i suoi collaboratori con il testo seguente:
“Con l’inizio della stagione balneare, sono stati rilevati abusi ai quali, sulle spiagge, si abbandonano taluni bagnanti in dispregio alle esigenze del pudore e della decenza e con grave scandalo specie per l’infanzia. Particolare indignazione suscita negli ambienti sani l’uso intrapreso da qualche tempo di ridurre il costume a proporzioni risibili, mediante il cosiddetto “SLIPS” (sic). È evidente che l’uso dello slips non risponde neppure alle più mediocri esigenze di rispetto della pubblica decenza ed è pertanto indubitabile che, contro coloro i quali lo adoperano sulle spiagge, torna applicabile l’art. 726 del C.P. . Si prega, pertanto, di svolgere un’azione intelligente di controllo sulle spiagge di propria competenza, diffidando tutti coloro che con il loro comportamento offendono la morale pubblica e denunziando eventualmente i recidivi all’Autorità Giudiziaria.
I dirigenti degli uffici distaccati di P.S. in indirizzo dispongano immediatamente formali ordinanze ovvero con diffide ai titolari degli stabilimenti balneari – il divieto di usare i cosiddetti slips e, in generale, costumi troppo succinti.
Si prega un cortese cenno di assicurazione.”
Fulminei furono gli effetti delle disposizioni impartite, con ovvie e conseguenti lamentele da parte dei vacanzieri, che trovarono eco, il 3 agosto 1948, in un articolo de “La nuova Sardegna”, nel quale venne dettagliatamente descritta l’odissea di quei bagnanti che avevano scelto di indossare il costume alla moda, ma tanto “scandaloso”. Seguiva, un articolo che portava il titolo di “Quasi una fantasia tra molta folla e i celerini”.
Già nel titolo, tuttavia, con la parola “celerini”, oggi in disuso, si sentiva l’eco del tempo. I “celerini” erano i poliziotti antisommossa addetti a seguire le manifestazioni politiche e sociali di quei mesi di forti contrasti ideologici e scomuniche. Dovevano prevenire o sedare disordini, che pregiudizialmente si attribuivano ai comunisti. Erano famosi – i “celerini” – per il loro assalto con manganello e per le sirene spiegate delle loro jeep, scorrazzanti libere, pericolose e intimidatrici. Indossavano una divisa che dava sul grigio-verde, da soldati all’assalto.
Altro riferimento politico e storico è nel raffronto che si fa tra le agitazioni di piazza e quelle di spiaggia. Queste erano pacifiche e sorridenti; quelle erano tradotte in “tafferugli”, sotto l’egida – si faceva presto a dirlo – della Camera del Lavoro. Né mancava un richiamo a Scelba, il terribile ministro degli Interni, che dei “celerini” si servì per sparare o puntare sulla folla anche a Matera, Montescaglioso, Ferrandina, Melissa… Stia attento Scelba – dice comunque l’articolo: che il malcontento per gli slip vietati e multati non si traduca non in una rivoluzione nella moda, ma nel rovesciamento di un sistema politico e governativo, allora democristiano. Dagli slip, insomma, si poteva passare a Baffone. Segue il testo:
Sopportare in città il caldo afoso ed opprimente che dal primo agosto pare sia scoppiato con tutte le regole è gran brutta cosa[…]. Domenica, quindi, grande affollamento di bagnanti e al lido di S. Giovanni e lungo la bella ed accogliente scogliera di “Las Tronas”. […] Le cabine del Lido non possono non esser prese d’assalto (alle otto del mattino erano tutte esaurite. […] Gli ombrelloni furono ben presto aperti per creare la solita zona d’ombra arroventata. Ma la meta agognata era il mare che attendeva là, a due passi, i suoi bravi ospiti con una discrezione veramente commovente ed invitante nello stesso tempo, e l’idea del bagno fu infatti quella che si propagò in un baleno di crocchio in crocchio. La sua realizzazione però non fu ugualmente veloce per le file che si dovettero fare alle cabine, ma senza chiasso, senza tafferugli, poiché pare che la politica e la faccenda della Camera del lavoro non facciano presa alla spiaggia forse perché non ci sono piazze, balconi da dove parlare ma soprattutto secondo noi perché lì a due passi vi è l’acqua. […] Bene o male, dunque, dopo breve o lungo tempo tutti riapparivano in spiaggia con il costume da bagno, pronti a prendere un po’ di sole prima dell’agognato bagno. La cura elioterapica come molti avevano osservato si può fare stando sdraiati sulla sabbia o passeggiando. […] Ma la giornata fu per molti compromessa quando si seppe che i “celerini” del buon costume fermavano i primi “nudisti”, i bagnanti cioè muniti di slipps (sic). Da allora la paura di essere arrestati o contravvenzionati o di subire il sequestro del corpo del reato invase la spiaggia, con maggiore soddisfazione anche questa volta degli ombrelloni, che si poterono rendere maggiormente utili “nascondendo” sotto la loro ombra tutti coloro che vollero evitare grane; né la sabbia fu una complice meno efficace. […]Così l’argomento degli slipps prevalse su tutto e molte furono le disquisizioni: si vorrebbe conoscere quanti sono i centimetri quadrati di tela o di lana consentiti per non incorrere nei guai, chi disse che gli slipps autentici in Sardegna o almeno in provincia di Sassari non sono ancora arrivati, chi sostenne la stupidità di simili disposizioni, chi infine disse che ormai non si può più passeggiare né alla spiaggia né in periferia visto che a Sassari la squadra del buon costume ha mandato a casa prima dell’ora platoniche coppie di innamorati […].
Quei maledetti pseudo-slipps che i commercianti di Sassari hanno venduto l’estate scorsa, tolsero il coraggio a decine e decine di giovani sani e gagliardi e che tuttavia finirono per accontentarsi di un bel bagno di sudore. Altri sfidarono l’autorità costituita entrando in acqua d’un balzo ma questa volta non fu tanto l’acqua alla gola che diede fastidio quanto un insolito nodo che non volle dissolversi fino a quando non si raggiunsero sani e salvi le quattro mura della cabina che non apparvero più eccessivamente ristrette: il mondo della salvezza era li dentro, fuori dove tutto era ampio come la spiaggia ed infinito come il cielo ed il mare stava in agguato il pericolo numero uno dei comunisti e dei bagnanti: la Celere! Scelba dovrebbe stare molto attento nel non esagerare, perché finirà per far capire ai suoi nemici che il malcontento o il disappunto che regna nelle spiagge d’Italia può essere facilmente sfruttato e forse con successo. I calzoncini tipo slipps getteranno le basi per una rivoluzione? Tutto è possibile, almeno in Italia. Un fatto è che di slipps autentici, epperciò veramente scandalosi, ad Alghero non ne esistono. Sarebbe quindi molto opportuno affiggere all’ingresso del Lido di Alghero e degli altri lidi un modello di “slipp autentico” in modo che ciascun bagnante possa farsi un oculato esame di coscienza e constatare così se è in peccato o meno. Se dopo una simile precisazione dimostrativa lo slipp (incriminato) viene indossato, soltanto giusto allora, ma soltanto allora colpire i peccatori. – (Rob.)”