Nel Medioevo era invocato per la guarigione dalla peste o per superare le calamità bibliche come l’attacco ai campi di grano dalle locuste, che procuravano carestie . Ieri, appena quattro anni fa, per la pandemia da virus a corona ”covid 19” e oggi – per quanto può- per quella pazzia che pervade gli uomini (pochi) del potere finanziario, che alimentano guerre e carneficine di popoli inermi, per un nuovo ordine mondiale. Sam Rocco, il santo di Montpellier (Francia) che percorreva la via Francigena diretto a Roma, la città eterna, e poi le tante contrade della Penisola accolto dalla fama di guaritore dalla peste, con quella ”ferita” dell’umanità da sanare sulla gamba e il fido cane pronto ad aiutarlo. Una iconografia, diffusa, non solo dalle nostre parti ( da Tolve a Pisticci a Montescaglioso per citare alcuni Comuni) ma anche a Lugano (Svizzera), Milano, nell’Abruzzo D’Annunziano e in tanti sperduti centri del nostro Appennino. Un itinerario della fede, dell’arte, della ricerca compiuto da Francesco Pentasuglia che ha fotografato, visionato luoghi e opere di ” San Rocco” in un agile e prezioso volume pubblicato dalle Edizioni Giannatelli.
E le sorprese, per devoti e storici della materia, non sono mancate. Francesco, che ha ringraziato Anna Maria Leone, Chiara Sacco e Antonio Trivigno per l’apporto dato alla realizzazione del lavoro, aveva cominciato a lavorarci sù qualche anno fa, stimolato da un’amica per quanto aveva fatto con un’altra pubblicazione per il Patrono di Matera Sant’ Eustachio. Da qui la ripresa di un percorso a ritroso nel tempo su San Rocco. Così si scopre che il Santo, guaritore dalla peste, che aveva sperimentato sul suo corpo, soppianta piano piano San Sebastiano…rappresentato in ”coabitazione” , come riporta lo storico Gabriele De Rosa, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano ( Svizzera). Stessa situazione, e con un San Rocco in una raffigurazione preminente, nella omonima chiesa di Porta Romana…che ci ricorda una nota canzone di Giorgio Gaber. Citazioni e memorie anche nello scrittore Cesare Pavese che, ne ”La Luna e i falò” ricorda che a San Rocco li portavano ( i manzi) alla fiera e il massaro ci guadagnava i marenghi”. E l’ Evviva San Rocco” risuonerà un po’ ovunque, con appellativi di ringraziamento, dedica di chiese, raffigurazioni sui pannelli dei carri trionfali, e statue dalla fattura e dai cromatismi differenti un po’ ovunque da Ripatransone (Ascoli Piceno) ai nostri centri. Con una iconografia che presenta motivi e simboli fissi o aggiuntivi.
” Il cane, il corto mantello o sanrocchino, il bubbone sulla coscia- è scritto nella pubblicazione-il particolare e ampio cappello spesso posato sulle spalle, l’angelo e il pecten, ovvero la conchiglia dei pellegrini di San Giacomo di Compostela, la zucca con funzione di borraccia, sono divenuti gli attributi (numerosi!) della sua iconografia ufficiale”. Senza dimenticare la descrizione del volto, barba e capigliatura. Per le genti di Basilicata e per i pellegrini delle regioni vicini è a Tolve dove il rapporto tra San Rocco e la popolazione è forte (ne parla anche Rocco Scotellaro nel libro ” L’uva puttanella, contadini del Sud”) confermata dalla scritta ai piedi di un affresco ” Tolve è mia e io la proteggo” o dall’incidere della statua ricoperta di monili d’oro nelle processioni del 16 agosto e del 16 settembre.
Devozione ovunque e ringraziamento come dimostra la pratica degli ex voto in argento per grazia ricevuta, che affiancano le teche di cappelle e sagrestie. Fede e cultura che salgono e discendono lungo l’Appennino come scrivono Ignazio Silone in ”Fontamara” e ” Vino e Pane” e il vate Gabriele D’Annunzio ne ” Le novelle della Pescara” E poi lo scrittore francese Albert Camus ne ” La Peste” parlando di quanto accaduto a Orano in Algeria, l’antropologo Ernesto De Martino in ”Sud e Magia” parlando dell’erisipela o fuochi di Sant’Antonio. Una scoperta nella scoperta con episodi e storie a sfiorare la leggenda che fanno capolino nelle novella ”Guerra di Santi” (tra san Rocco e San Pasquale) di Giovanni Verga. Non poteva mancare il poeta della tradizione orale dei nostri giorni, Roberto ”Beberto” Linzalone, autore di un componimento su San Rocco dei Lucani, incentrato su una ‘visione” avvenuta tra le lunari formazioni geologiche di Pisticci che, come Montescaglioso, riporta sul carro trionfale di cartapesta dipinti dedicati alla storia del Santo.
Ci fermiamo qui, invitandovi a leggere la preziosa e interessante pubblicazione di Francesco Pentasuglia che ha realizzato una sequenza di scatti, spaziando dal generale al particolare. Francesco è figura riservata, lontana dai protagonismi, ma con tanta passione per ”salvare” e ”divulgare” quel che resta della cultura popolare, spesso dimenticata e messa da parte dalla ”massificazione” del mondo globalizzato. Ed è questa la peste del Terzo Millennio. San Rocco, pensaci tu…
