mercoledì, 9 Luglio , 2025
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Ricordare o dimenticare? La Shoah si rinnova a più latitudini e longitudine nel mondo.

Tutta la giornata di ieri è stata una commemorazione della Shoah. Dappertutto è stato lamentato il pericolo che si dimenticasse. Bisogna ricordare perché non si ripeta – si diceva. Ma è proprio quello che si fa da 80 anni, come un disco rotto. Si stia tranquilli; non si dimentica e non si dimenticherà. Ma non perché ogni anno si chiede di non dimenticare. Il ricordo viene ogni anno e ogni giorno perché ogni anno e ogni giorno la Shoah si rinnova a più latitudini e longitudine nel mondo. Significa, di fatto, che, a ricordare, si guadagna ben poco.
Ieri sfilavano continuamente, su tutti i canali televisivi, scene di ebrei inviati al forno crematorio, o ammassati come bestie da macello nelle baracche, o sottoposti a torture e fatiche immani. Purtroppo, c’è chi può proporsi, con l’aiuto delle Potenze che lo proteggono, e c’è chi non ha la possibilità di proporsi e far piangere su di sé. Vogliamo dire delle migliaia e migliaia e migliaia di zingari, omosessuali, socialisti, comunisti, intellettuali., che subirono la stessa sorte degli ebrei. Sono ignorati da una storia che non è quella che si vorrebbe far credere. E come se il nazifascismo si fosse accanito solo sugli ebrei. E questi, sostenuti da coloro che ieri li perseguitarono, oggi ritengono, come il Rosso Malpelo di Verga, che sia un loro diritto perseguitare e schiacciare chi è più debole di loro.
Inumano e immane, da riconosciuto criminale di guerra, è il comportamento di chi, come Netanyahu, fa strage di un popolo, fino a 45.000 vittime, in gran parte civili. E questo con lo scopo di recuperare un centinaio di ostaggi!  Quando l’America volle catturare o ammazzare Bin Laden e, a tal fine, bombardò l’Afghanistan, Andreotti ebbe a dire, saggiamente, che la cattura di Bin Laden era affare dei Servizi Segreti, cioè della Polizia. Che direbbero coloro che giustificano l’intervento da parte d’Israele, vero genocidio dei Palestinesi, se, per snidare un ricercato che si nasconde in un palazzo di dieci piani, l’ufficiale di polizia comandasse di far saltare in aria l’intero condominio? Diceva il buon Manzoni, cattolico, che l’intellettuale è veramente saggio quando si incontra con l’uomo o la donna di buonsenso. Insomma, quando s’incontra con Perpetua. A Miglionico i contadini dicono che non si può bruciare un pagliaio per ammazzare il topolino che vi si nasconde. Esultano, in queste ore, i Palestinesi che tornano ad una casa che però non troveranno. Troveranno rovine e cadaveri di parenti, amici, figli, fratelli, vecchi genitori… Che differenza rispetto alla shoah?

Ritengo che non serve ricordare; serve di più dimenticare e, quindi, perdonare. O viceversa. Il ricordo non si traduce in perdono, ma, più naturalmente, diventa, anno per anno, celebrazione per celebrazione, rinnovo di rancore, odio, vendetta. Solo il perdono, che parte dal desiderio di gettarsi alle spalle gli eventi, o se lo getta alle spalle, solo il perdono fa tacere la bestia trionfante che, secondo Giordano Bruno, ma anche Freud, Jung e tutti gli psicanalisti, si sa giacente nel fondo dell’animo umano, ma sempre pronta a balzar fuori. Il perdono, invece, diventa comportamento etico, cioè umano, fratellanza. Oggi gli ebrei se la prendono anche con papa Francesco, che solo ha chiesto che tacciano le armi e ha predicato la pace. Si può? La storia non è maestra di vita. So che gli <idola tribus>, <fori>, <theatri> e <vulgi>, quelli del pensiero dominante, magari di comodo, alla ricerca di applausi, la pensano diversamente. Io no; sono con Montale, con la minoranza. Mi è consentito?

LA STORIA

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l’ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell’orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C’è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s’incontra l’ectoplasma
d’uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n’ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.

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