La curiosità è tanta mista alla delusione di non trovare nella Sala del Mappamondo a Palazzo Venezia (Vive e Vittoriano) nemmeno un elemento di arredo, o un segno, che ricordi la presenza del capo del fascismo, il duce Benito Mussolini, che aveva lì il suo quartier generale e dal quale preparava discorsi destinati alla folla che si radunava sotto allo storico ‘’balcone’’, bardato di fasci e labari, per ascoltare discorsi e dichiarazioni di guerra.E se non fosse per il pavimento, che riporta fascio, aquila littoria, scritte in latino e anno dell’era fascista, sarebbe stata una anonima sala del Palazzo di Museo che vanta collezioni di diverse epoche davvero notevoli. Considerazioni che abbiamo rivolto al personale di sorveglianza, che ci ha confermato di non essere i soli,aldilà delle sensibilità politiche, ad avere sollevato quella ‘carenza’ e in una sala che ha ospitato pontefici e nobili. Considerazioni ascoltate a pochi metri da Italo,romano, nato – ci tiene a precisare- nel 1932 anno X dell’era fascista e penultimo(vivente) di una famiglia di sette, ma tenace difensore della storia di Roma.
“ Palazzo Venezia, Villa Torlonia a Roma, per citarne alcune– dice Italo, volontario nella guerra di Abissinia e con trascorsi in Libia,a Bengasi, prima della ‘’espulsione’’ e della confisca dei beni agli italiani nel 1970- sono la testimonianza di una parte della storia d’Italia, e del Ventennio, in particolare. Nella sala del mappamondo almeno una scrivania, un testo che ricordi cosa è accaduto in quella sala durante il Ventennio ma anche nei secoli passati sarebbe opportuno installarli. Nessuna apologia ma la giusta informazione. Certo se fosse un museo privato ne avrebbero fatta una attrazione. Ma la lacuna va colmata. Qui si è consumata parte della storia del nostro Paese della Prima metà del Novecento. Ed è giusto ricordarla, nel bene e nel male, per quello che è stato’’ . E qui Italo, non poteva che chiamarsi così durante il Ventennio, visto che in famiglia c’era già un Benito…, ammette che la Storia d’Italia e del Fascismo avrebbero preso un’altra piega se il regime non si fosse lasciato prendere da manie di grandezza senza i mezzi per farlo. ‘’ Certo – continua Italo- se si fosse dato ascolto al Vate, Gabriele D’Annunzio, non ci si sarebbe imbarcati in guerre per le quali non eravamo affatto preparati e ci si sarebbe impegnati maggiormente per sostenere i bisogni delle famiglie italiane e dei territori, evitando eccessi di potere del quale furono protagonisti alcuni ras locali o azioni liberticide come le leggi razziali.
Il resto è andato a rotoli con errori su errori, che hanno portato a delusioni, lacerazioni, spaccature, al voto di sfiducia del gran consiglio, alla fucilazione di Galeazzo Ciano e alla fine del regime. Il resto è stato agonia, illusione, con la nascita della repubblica di Salò legata alla Germania , la fine cruenta di Mussolini e le stragi, le rappresaglie dei tedeschi in ritirata mentre avanzava la Resistenza con il sostegno degli alleati e anche su quest’altro versante abbiamo avuto regolamenti di conti sul campo, del quale sono rimasti dubbi, o violenze nei confronti della popolazione ben descritti nel film ‘’La Ciociara’’.
La nascita della Repubblica ha consentito al Paese di voltare lentamente pagina, di recuperare diritti e libertà e di ricostruire, con una scelta di campo preciso in un mondo diviso in due blocchi. Ma con una transizione che ha mantenuto per lungo tempo ordinamenti e funzionari del Ventennio. Qualcuno fece il salto della quaglia – ricorda Italo- entrando nei partiti della Repubblica e di governo, dimenticando radici e formazione. Ma non basta cambiarsi d’abito per dire sono democristiano, liberali, comunista o altro. Io sono rimasto sempre con la fiamma tricolore e difendo la storia del nostro Paese, apprezzando quello che è stato fatto di positivo, ma riconoscendo che certi errori si potevano evitare. Patria e famiglia sono valori da coltivare, insieme al proprio credo religioso, e se l’Italia di oggi paga la deriva sociale e istituzionale che ha portato al degrado e a efferate pagine di cronaca e di pazzia, è anche perché sono saltati riferimenti insieme alla scarsa credibilità di chi ci rappresenta’’.
Gli chiediamo se il giudizio riguarda anche l’attuale governo, guidato da un presidente del consiglio dei ministri che vanta una lunga militanza accanto e per la fiamma tricolore, e lui non ha tentennamenti. ‘’ Certo – conclude Italo- con il concetto di famiglia non si deve esagerare, perché prima o poi i nodi vengono al pettine e cala il consenso e le contraddizioni esplodono. Ecco perché si deve fare memoria della storia’’. Ci saluta con uno sguardo fiero e con un auspicio che Palazzo Venezia ricordi in maniera degna Sua Eccellenza…Adunata!
LA SALA DEL MAPPAMONDO dal sito https://vive.cultura.gov.it/it/palazzo-venezia/cosa-vedere/sala-del-mappamondo
Utilizzata dai pontefici proprio per accogliere gli ospiti fino alla fine del Cinquecento – qui Paolo III (1534-1546) incontrò l’imperatore Carlo V (1500-1558) e stabilì la convocazione del Concilio di Trento – la sala fu variamente adibita nel corso del Sei e Settecento.
Sede dell’istituendo museo di Palazzo Venezia negli anni Dieci del Novecento, la sala fu scelta da Benito Mussolini per stabilirvi il proprio quartiere generale: sistemata la propria scrivania accanto al camino, il dittatore qui lavorava, riceveva gli ospiti e arringava la folla, affacciandosi dal balcone. Ricondotta alla funzione museale nel secondo dopoguerra, la sala ha prima accolto le collezioni permanenti del museo e poi, dagli anni Ottanta, mostre temporanee: dal 2016 è tornata a far parte stabilmente del percorso di visita.
Sala del Mappamondo
Un ambiente vasto e maestoso rievoca fatti e racconta persone vissute nell’arco di oltre cinque secoli
La sala venne fatta costruire da Pietro Barbo, subito dopo la sua elezione a papa con il nome Paolo II (1464-1471) come sala di rappresentanza: l’obiettivo era ampliare e abbellire il proprio palazzo cardinalizio fino a trasformarlo in una residenza alternativa al Vaticano.
Il nome con il quale è tuttora conosciuta si deve a un planisfero, in origine collocato al centro della parete occidentale e oggi perduto. Riferito alla committenza dello stesso Paolo II e dunque al cartografo veneziano Girolamo Bellavista, documentato a Roma durante il suo pontificato, esso invece fu commissionato dopo la sua morte dal nipote Marco Barbo (1420-1491): questi nel 1489 si rivolse addirittura a Lorenzo il
