• A farla, alla sua maniera, è Nunzio Festa, poeta originale, che ha saputo fondere la capacità di sentire, osservare, interpretare realtà, sentimenti di chi vive in piccole comunità agli stimoli dei grandi temi del quotidiano letti con l’irruenza dell’avanguardia. Festa ”paesologo della poesia” che ricerca, interroga, esalta, stronca senza tanti giri di parole. L’ultimo lavoro ” L’impianto stellare dei paesi solari” ,pubblicato dalle edizioni Ensemble, che annovera la prefazione di Gisella Blanco, la postfazione di Davide Pugnana, e l’appendice fotografica di Maria Montano, tiene in piedi – a suon di versi – le radici vecchie della natia Pomarico ( Matera) e quelle nuove che si stanno ramificando a Ponzano Madonnetta di Santo Stefano di Magra ( La Spezia) tra Liguria e Toscana. Aria nuova, ma con la verve del passato, che è quel binocolo agli infrarossi per guardare aldilà della foschia che sembra avvolgere sagome e fatti del quotidiano. E la domanda sorge spontanea, tra le poesie che ci hanno colpito, quando con ” L’epoca d’uopo” le parole uovo e uomo si inseguono . ” … Tutti questi lievi strappi gli amici scappati i diritti calmati l’uovo ( ?) nuovo uomo d’ogni giorno che mi si forma e affanna la fiamma come avendo il calibro avvenuto nell’orazione sbagliata: che mi punta verso i discorsi ricorsi più sani: nemesi sull’alto dei piani superiori ai miei gracili innumerevoli desiderabili romantici valori”. E le forme prendono corpo di colpo con “l’altra metà del cielo” in ”Passaggi di contro”: ”…Tre colpi: corpi di seni madre senza veleni che scuce una traccia dalle alpi di stomaco in un iroso slancio nel mio fumo a gancio con la scesa presa di me intensa del sè”. Voglia di rima, con una metrica che si rincorre con un tocco di passione . Versi che,se trasferiti su tela o sulle note del pentagramma, darebbero una visione immediata di quello che Nunzio ha riportato in versi, ma che richiedono una riflessione e tanta attenzione come in ”Scivolata”. La stessa che ci ha colpito sui termini uomo e uovo (?) che qui troviamo tra i codici a bare ( con una erre) che ci sta, visto il funereo riferimento al veleno dei parenti serpenti. E Nunzio, infatti, scrive: ” Fossi un’artista famoso :i codici a bare ( ?) del dissenso nel fare ghiaccio scabroso mi darebbero noia e ragione:una foia a segnalazione e differenza dell’umana insufficienza : amici e nemici parenti e serpenti non ho sbarre ai denti”.Un invito ad avere ” Colpo d’occhio” tant’è che il poeta, narratore e giornalista scrive in proposito ” IO nella pazzia ho imparato a pedalare tu (in minuscolo) nella miseria a galleggiare”. Esperienza di vita che consigliano di trattare meschini, ipocriti , opportunisti mantenendo distanze e considerazione.
E come non dimenticare i veleni delle fabbriche della morte, con l’absestosi che prendere operai e famigliari e poi se li porta via come le fibre di amianto portate dal vento che ignora la prevenzione. La Valbasento, a pochi chilometri da Pomarico, è tra queste, ma ce ne sono state anche nell’ex triangolo industriale tra Torino, Genova e Milano. E’ la ”fabbrica dell’attualità”: ”.. C’è una bolla tiepida al ballatopi della Ceramica, arida allusione d’intesa con le promesse della grammatica civile e la vite sulla rotaia scalfita i libri sulle labbra dell’ascesso digitale il chiodo tiene appeso il lodo illeso chiuso dello scambio tra scaffale e lavoro operaio e come se un’opera morale fosse stata accesa come la valle del Basento lo spento segnale di fumo negli occhi la pena pensosa penosa sposa dei fusti criminali : l’asbesto rende tutti uguali”. Sembra un passaggio della nota ” A Livella ” di Totò, parlando della morte. Nelle radici dei paesi di Nunzio Festa c’è anche queste dimensioni, con la stessa dignità della vita tra speranze, passioni, delusioni, eccitazioni come avviene lungo ”L’impianto stellare dei paesi solari”. E questo è un invito a guardarsi dentro, accanto, oltre e con un pizzico di spirito di avventura, come sanno fare quanti scelgono di emigrare. E Nunzio è un esempio di chi ha percorso quella strada fino in fondo.